• CONTROLLI AUTOMATICI

Un breve cenno storico sulla finanza pubblica, dalle origini fino all’avvento di un sistema fiscale di massa basato su grandi numeri, ci introduce alla diffusione nel sistema tributario italiano dell’obbligo generalizzato della dichiarazione dei redditi. Questo adempimento ha consentito di realizzare un elevato gettito pur in presenza di una organizzazione amministrativa che non ha visto una corrispondente crescita dimensionale proporzionale al maggior impegno richiesto. Dalla mancata correlazione funzionale tra i “numeri” delle dichiarazioni e i “numeri” degli uffici atti a verificarle è nata la necessità di pensare un controllo liquidatorio diverso rispetto a quello cartolare: gli artt. 36 bis e ter del DPR 600/1973 disciplinano controlli che vengono effettuati automaticamente a tutte le dichiarazioni presentate incrociando i dati presenti nelle dichiarazioni con quelli presenti in Anagrafe Tributaria.
Una normativa indubbiamente ben pensata, che avviava in tempi non sospetti l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, ha perso strada facendo efficienza ed efficacia perché non è stata in grado di rispondere adeguatamente alle crescenti complessità della normativa fiscale, all’allargamento dei confini della dichiarazione e alle situazioni economiche contingenti.
A questo proposito, la domanda della ricerca è la seguente: quanti rilievi che scaturiscono da questi controlli, errati per le più svariate ragioni, arrivano fino alla fase del contenzioso tributario perché il sistema non è riuscito a gestirli e a filtrarli in modo adeguato? In cosa possono essere migliorati i controlli per evitare di arrivare in fondo al processo di contenzioso tributario ed ingolfare le corti?
Lo studio dell’elaborato si è i orientato verso una disamina delle criticità e la ricerca di soluzioni di intervento che possano ridare lustro e rendere “attuali” i controlli liquidatori adattandoli alla cultura del presente.