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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-11132019-230238


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
LECCI, VALERIA
URN
etd-11132019-230238
Titolo
Andamento temporale dell'azione protettiva di octreotide in un modello in vivo di retinopatia diabetica
Dipartimento
BIOLOGIA
Corso di studi
BIOLOGIA APPLICATA ALLA BIOMEDICINA
Relatori
relatore Casini, Giovanni
Parole chiave
  • VEGFR-2
  • VEGF
  • caspasi 3
  • GFAP
  • NF-kB
  • HO-1
  • Nrf2
  • neuroprotezione
  • retinopatia diabetica
  • Octreotide
Data inizio appello
09/12/2019
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
09/12/2089
Riassunto
La retinopatia diabetica (DR) è una malattia progressiva della retina dovuta al diabete ed è una tra le più frequenti cause di cecità a livello globale. Il diabete, infatti, induce anomalie che favoriscono la compromissione dell’unità neurovascolare, un evento primario nella patogenesi della DR, provocando, di conseguenza, significative alterazioni a livello neuronale, gliale e vascolare. La DR è stata a lungo considerata una malattia vascolare, ma, in realtà, prove crescenti dimostrano che, ancor prima delle alterazioni vascolari, è possibile rilevare neurodegenerazione e gliosi reattiva. Difatti, poiché la neuroretina è estremamente sensibile e con esigenze metaboliche molto elevate, le anomalie indotte dal diabete causano, innanzitutto, apoptosi neuronale. Tra le anomalie coinvolte nell’insorgenza e nella progressione della DR vi sono l'accumulo di glutammato nello spazio extracellulare, lo stress ossidativo, uno squilibrio nella produzione retinica di fattori neuroprotettivi e l’infiammazione. Gli attuali trattamenti della DR prendono di mira le fasi avanzate della malattia, quando la perdita della vista è già stata significativamente influenzata e ciò rende necessarie strategie preventive nuove che agiscano nelle prime fasi della malattia.
Poiché la neurodegenerazione è un evento precoce nella DR, le terapie neuroprotettive possono costituire delle buone strategie, in quanto riducono il rischio di apoptosi neuronale e di gliosi reattiva e di conseguenza inibiscono la progressione e criticità delle fasi successive della malattia. Queste terapie comprendono una vasta gamma di opzioni, inclusa la somministrazione di neuropeptidi. La somatostatina (SST) è un neuropeptide chiave espresso nella retina e diversi studi sostengono la sua efficacia in varie malattie retiniche, compresa la DR. Tuttavia, la limitazione del trattamento della DR con il neuropeptide SST è rappresentata dalla sua ridotta biodisponibilità, dovuta sia alle difficoltà riscontrate nel raggiungere la retina sia alla breve emivita in vivo. Per questi motivi risultano necessari una somministrazione diretta, per esempio per mezzo di iniezioni intravitreali, e l’utilizzo di analoghi sintetici con emivita più lunga, come l’octreotide (OCT).
La letteratura fornisce poche informazioni in merito alla durata d’azione dei neuropeptidi e rispettivi analoghi nella retina. Pertanto l’ obiettivo di questo studio è quello di valutare la durata dell’effetto protettivo di OCT in un modello sperimentale di DR, come punto di partenza per ulteriori ricerche. Per lo scopo, è stato utilizzato un modello in vivo di DR al quale è stata somministrata, mediante una singola iniezione intravitreale, una concentrazione di 1 µM di OCT per occhio. Dopo 2, 4 e 6 settimane dalla somministrazione intravitreale di OCT sono stati analizzati, ad ogni tempo, vari marcatori indicativi del danno retinico determinato dalla DR.
Sono stati considerati marcatori d’infiammazione, apoptosi, stress ossidativo, gliosi reattiva, angiogenesi inclusi la caspasi 3 attiva, il fattore di crescita dell’endotelio vascolare e la proteina fibrillare acida della glia. Dai risultati ottenuti è stato possibile confermare l’effetto benefico di OCT nel trattamento della DR, in quanto ogni marcatore ricercato ha dimostrato il miglioramento della malattia a seguito della somministrazione di OCT. In modo del tutto inaspettato, però, è stato possibile rilevare una persistenza degli effetti di OCT anche dopo 6 settimane dalla sua somministrazione, nonostante la presenza nella retina di fattori di degradazione molecolari e fisiologici. Perciò, a giudicare dai risultati ottenuti, l’estensione temporale degli effetti di OCT nella retina è di gran lunga superiore rispetto a quanto atteso.
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