Tesi etd-11132019-185827 |
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Tipo di tesi
Tesi di specializzazione (5 anni)
Autore
GIUBBOLINI, SAMUELE
URN
etd-11132019-185827
Titolo
Scompenso cardiaco acuto: associazione tra citochine infiammatorie, stato di congestione, funzione renale e prognosi
Dipartimento
MEDICINA CLINICA E SPERIMENTALE
Corso di studi
MEDICINA INTERNA
Relatori
relatore Prof. Taddei, Stefano
relatore Prof. Masi, Stefano
relatore Prof. Masi, Stefano
Parole chiave
- citochine
- congestione venosa centrale
- congestione venosa periferica
- insufficienza renale
- scompenso cardiaco acuto
- sTNFR-1
- sTNFR-2
- TNFalfa
Data inizio appello
18/12/2019
Consultabilità
Completa
Riassunto
Lo scompenso cardiaco è una sindrome clinica complessa, derivante da alterazioni cardiache strutturali o funzionali che inficiano il riempimento e/o l’eiezione ventricolare, e si configura come una delle principali cause di mortalità e morbilità a livello globale
La prognosi di tale patologia è influenzata, tra gli altri fattori, dalla presenza di disfunzione renale e di congestione, ma la relazione tra queste e il sistema dell’infiammazione è meritevole di approfondimento.
L’obiettivo di questa tesi è di indagare l’associazione tra la presenza di disfuzione renale e di congestione e le concentrazioni sieriche dei marcatori infiammatori in pazienti con scompenso cardiaco acuto e, inoltre, di evidenziare il risvolto prognostico di tale associazione.
Lo studio ha arruolato 97 pazienti ricoverati per scompenso cardiaco acuto presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana tra il 2012 e il 2015, con un’età media di 66 ± 12 anni e una frazione di eiezione pari a 30 ± 8%.
Prima della dimissione, lo stato di congestione dei pazienti è stato valutato utilizzando uno scoring system basato sui criteri di Framingham.
Sono stati misurati inoltre i livelli sierici di hsCRP, IL-1, IL-6, IL-10, TNF-, sTNFR-1, sTNFR-2 e TGF-.
Quindi, i pazienti sono stati divisi in quattro gruppi sulla base della presenza di disfunzione renale (eGFR <60 ml/min/1.73m2) e di congestione (score di Framingham ≥2).
L’end-point primario è stato definito come la combinazione della mortalità per tutte le cause e della riospedalizzazione per scompenso cardiaco acuto.
Durante il follow-up (durata mediana 32 settimane), 37 pazienti sono deceduti e 14 sono stati riospedalizzati per scompenso cardiaco acuto. I pazienti con disfunzione renale e congestione mostravano livelli sierici di TNF- (p=0.037), sTNFR-1 (p=0.0042) e sTNFR-2 (p=0.001) significativamente più alti, livelli sierici di TGF- (p=0.02) significativamente più bassi e prognosi peggiore (p=0.0001). Disfunzione renale (p=0.02) e congestione (p=0.01) risultavano predittori indipendenti dell’end-point primario, assieme al NT-proBNP (p=0.002) e al TNF- (p=0.004).
Una mediation analysis ha infine evidenziato come l’aumento del TNF- giustifichi per il 40% la relazione tra disfunzione renale, congestione ed outcome.
Nei pazienti ricoverati per scompenso cardiaco acuto, la presenza alla dimissione di disfunzione renale e di congestione persistente era associata non solo ad una prognosi peggiore, ma anche ad aumentati livelli sierici di TNF-, sTNFR-1 e sTNFR-2. Sulla scorta di tali risultati, si può ipotizzare che l’aumento dell’attività di queste citochine pro-infiammatorie sia uno dei meccanismi fisiopatologici che legano la disfunzione renale e la congestione alla prognosi dei pazienti affetti da scompenso. Tuttavia, anche alla luce della scarsa efficacia che la targeted therapy anti-citochine ha dimostrato nello scompenso cardiaco, ulteriori indagini sono necessarie per determinare se l’attivazione della risposta infiammatoria rappresenti un fattore causale nella patogenesi dello scompenso cardiaco o meramente una conseguenza di questo. Infine, l’ipotesi secondo cui l’effetto terapeutico del ripristino dell’euvolemia potrebbe esercitarsi anche tramite la soppressione dell’infiammazione, con ciò rallentando la progressione della patologia, sembra meritevole di approfondimento.
La prognosi di tale patologia è influenzata, tra gli altri fattori, dalla presenza di disfunzione renale e di congestione, ma la relazione tra queste e il sistema dell’infiammazione è meritevole di approfondimento.
L’obiettivo di questa tesi è di indagare l’associazione tra la presenza di disfuzione renale e di congestione e le concentrazioni sieriche dei marcatori infiammatori in pazienti con scompenso cardiaco acuto e, inoltre, di evidenziare il risvolto prognostico di tale associazione.
Lo studio ha arruolato 97 pazienti ricoverati per scompenso cardiaco acuto presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana tra il 2012 e il 2015, con un’età media di 66 ± 12 anni e una frazione di eiezione pari a 30 ± 8%.
Prima della dimissione, lo stato di congestione dei pazienti è stato valutato utilizzando uno scoring system basato sui criteri di Framingham.
Sono stati misurati inoltre i livelli sierici di hsCRP, IL-1, IL-6, IL-10, TNF-, sTNFR-1, sTNFR-2 e TGF-.
Quindi, i pazienti sono stati divisi in quattro gruppi sulla base della presenza di disfunzione renale (eGFR <60 ml/min/1.73m2) e di congestione (score di Framingham ≥2).
L’end-point primario è stato definito come la combinazione della mortalità per tutte le cause e della riospedalizzazione per scompenso cardiaco acuto.
Durante il follow-up (durata mediana 32 settimane), 37 pazienti sono deceduti e 14 sono stati riospedalizzati per scompenso cardiaco acuto. I pazienti con disfunzione renale e congestione mostravano livelli sierici di TNF- (p=0.037), sTNFR-1 (p=0.0042) e sTNFR-2 (p=0.001) significativamente più alti, livelli sierici di TGF- (p=0.02) significativamente più bassi e prognosi peggiore (p=0.0001). Disfunzione renale (p=0.02) e congestione (p=0.01) risultavano predittori indipendenti dell’end-point primario, assieme al NT-proBNP (p=0.002) e al TNF- (p=0.004).
Una mediation analysis ha infine evidenziato come l’aumento del TNF- giustifichi per il 40% la relazione tra disfunzione renale, congestione ed outcome.
Nei pazienti ricoverati per scompenso cardiaco acuto, la presenza alla dimissione di disfunzione renale e di congestione persistente era associata non solo ad una prognosi peggiore, ma anche ad aumentati livelli sierici di TNF-, sTNFR-1 e sTNFR-2. Sulla scorta di tali risultati, si può ipotizzare che l’aumento dell’attività di queste citochine pro-infiammatorie sia uno dei meccanismi fisiopatologici che legano la disfunzione renale e la congestione alla prognosi dei pazienti affetti da scompenso. Tuttavia, anche alla luce della scarsa efficacia che la targeted therapy anti-citochine ha dimostrato nello scompenso cardiaco, ulteriori indagini sono necessarie per determinare se l’attivazione della risposta infiammatoria rappresenti un fattore causale nella patogenesi dello scompenso cardiaco o meramente una conseguenza di questo. Infine, l’ipotesi secondo cui l’effetto terapeutico del ripristino dell’euvolemia potrebbe esercitarsi anche tramite la soppressione dell’infiammazione, con ciò rallentando la progressione della patologia, sembra meritevole di approfondimento.
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