Tesi etd-11132012-102346 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
RICCIO, ELISABETTA
URN
etd-11132012-102346
Titolo
Analisi del polimorfismo -181 A/C nel promotore del gene EAAT2 quale possibile fattore di rischio per le forme sporadiche di Malattia di Alzheimer
Dipartimento
BIOLOGIA
Corso di studi
BIOLOGIA APPLICATA ALLA BIOMEDICINA
Relatori
relatore Prof. Siciliano, Gabriele
tutor Prof. Scarpato, Roberto
tutor Prof. Scarpato, Roberto
Parole chiave
- eccitotossicità
- gene codificante per EAAT2
- Malattia di Alzheimer
Data inizio appello
06/12/2012
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
06/12/2052
Riassunto
Negli ultimi cento anni si è verificato un aumento considerevole dell'aspettativa media di vita dell’individuo che ha portato all'incremento di patologie tipiche dell'invecchiamento, come le forme di demenza, tra le quali la più comune è la malattia di Alzheimer (Alzheimer's Disease, AD).
La AD è una patologia neurodegenerativa irreversibile caratterizzata da un iniziale deficit di memoria e da un graduale e progressivo deterioramento delle principali funzioni cognitive, quali linguaggio, orientamento spazio-temporale, abilità visuo-spaziali, coordinazione motoria, con conseguente compromissione del normale svolgimento delle attività lavorative e/o sociali.
I dati epidemiologici relativi alla AD indicano che con l’aumentare dell’età l’incidenza della malattia cresce, raddoppiando ogni cinque-dieci anni e che la prevalenza di AD aumenta esponenzialmente passando dal 3% tra i 65-74 anni a quasi il 50% nei soggetti con più di 85 anni.
Le cause della malattia di Alzheimer sono ancora sconosciute. Con l'eccezione di rare famiglie nelle quali la malattia è dovuta a mutazioni a carico di geni implicati nel metabolismo della proteina precursore dell’amiloide, nella maggioranza dei casi la malattia si presenta in forma sporadica, mostrando una patogenesi eterogenea e multifattoriale. È stato dimostrato che nell'eziopatogenesi della AD sono coinvolti diversi fenomeni tra i quali l’infiammazione, lo stress ossidativo e la neurotossicità che contribuiscono alla perdita neuronale e alla neurodegenerazione attraverso il rilascio Aβ-dipendente di prodotti proinfiammatori, citochine e neurotossine. Molteplici studi hanno evidenziato che, tra i vari fattori, l’eccitossicità del glutammato possa giocare un ruolo nella morte neuronale che si osserva nella AD. Alterazioni o deficit a livello del ciclo del glutammato, come ad es. il mancato uptake del glutammato da parte di trasportatori degli aminoacidi eccitatori (EAATs), possono comportare un aumento delle concentrazioni del neurotrasmettitore a livello della sinapsi; un’eccessiva attivazione dei recettori glutammatergici post sinaptici NMDA, con un conseguente accumulo di ioni Ca2+ nei neuroni, può portare a morte cellulare mediante l’attivazione di enzimi pro-apoptotici.
Tra i trasportatori umani di amminoacidi eccitatori la proteina gliale EAAT2 provvede a rimuovere più del 90% del glutammato totale nel sistema nervoso centrale; ridotti livelli di EAAT2 sono stati osservati nel cervello AD in una fase iniziale della malattia, suggerendo che la disfunzione a livello di questi trasportatoti possa essere un evento precoce nella patologenesi della AD.
In questo lavoro di tesi, è stato analizzato il polimorfismo -181 A/C presente nel promotore del gene EAAT2, la cui variante allelica C è associata con una ridotta attività trascrizionale del gene.
Lo studio è stato condotto su 128 pazienti con diagnosi di AD sporadica e su un gruppo di 272 controlli sani. Le analisi di biologia molecolare sono state condotte mediante la tecnica “Restriction Fragment Lenght Polymorphism” (RFLP).
I risultati di questo studio mostrano però che le distribuzioni delle frequenze alleliche (allele wild-type A e allele mutato C) e genotipiche (AA, AC, CC), relative al suddetto sito polimorfico, non differiscono statisticamente nei due gruppi, nel totale e dopo stratificazione per sesso.
Dall’analisi statistica dei nostri dati è emerso comunque un effetto dell’allele -181 C sull’età di insorgenza della malattia nei pazienti AD; è stato infatti osservato che i pazienti portatori dell’allele mutato sviluppano la malattia più precocemente rispetto ai pazienti con genotipo omozigote wild-type. La differenza tra le medie delle età di esordio di malattia tra “C carriers” e omozigoti AA, dopo stratificazione per sesso, rimane statisticamente significativa solo quando consideriamo pazienti di sesso femminile.
I risultati di questa tesi sembrano quindi escludere un’associazione tra il polimorfismo -181 A/C e il rischio di sviluppare la AD. La variante allelica C sembra comunque determinare un’anticipazione dell’età di esordio della AD, in particolare nella popolazione femminile.
Numerose evidenze in letteratura supportano il fatto che gli estrogeni svolgano un ruolo neuroprotettivo durante i fenomeni di l’eccitotossicità. Si potrebbe, quindi, ipotizzare che la carenza di estrogeni, che si verifica nelle donne durante la menopausa, in concomitanza con altri fattori, tra cui quelli che inducono eccitotossicità, possa rappresentare un fattore di suscettibilità alla neurodegenerazione. Lo squilibrio ormonale che si accompagna alla menopausa potrebbe così rendere più vulnerabili le donne agli effetti dell’eccitotossicità da glutammato; una ridotta espressione dei trasportatori del glutammato in donne in menopausa potrebbe quindi rappresentare il “fattore concomitante” che predispone al danno e alla morte neuronale.
La AD è una patologia neurodegenerativa irreversibile caratterizzata da un iniziale deficit di memoria e da un graduale e progressivo deterioramento delle principali funzioni cognitive, quali linguaggio, orientamento spazio-temporale, abilità visuo-spaziali, coordinazione motoria, con conseguente compromissione del normale svolgimento delle attività lavorative e/o sociali.
I dati epidemiologici relativi alla AD indicano che con l’aumentare dell’età l’incidenza della malattia cresce, raddoppiando ogni cinque-dieci anni e che la prevalenza di AD aumenta esponenzialmente passando dal 3% tra i 65-74 anni a quasi il 50% nei soggetti con più di 85 anni.
Le cause della malattia di Alzheimer sono ancora sconosciute. Con l'eccezione di rare famiglie nelle quali la malattia è dovuta a mutazioni a carico di geni implicati nel metabolismo della proteina precursore dell’amiloide, nella maggioranza dei casi la malattia si presenta in forma sporadica, mostrando una patogenesi eterogenea e multifattoriale. È stato dimostrato che nell'eziopatogenesi della AD sono coinvolti diversi fenomeni tra i quali l’infiammazione, lo stress ossidativo e la neurotossicità che contribuiscono alla perdita neuronale e alla neurodegenerazione attraverso il rilascio Aβ-dipendente di prodotti proinfiammatori, citochine e neurotossine. Molteplici studi hanno evidenziato che, tra i vari fattori, l’eccitossicità del glutammato possa giocare un ruolo nella morte neuronale che si osserva nella AD. Alterazioni o deficit a livello del ciclo del glutammato, come ad es. il mancato uptake del glutammato da parte di trasportatori degli aminoacidi eccitatori (EAATs), possono comportare un aumento delle concentrazioni del neurotrasmettitore a livello della sinapsi; un’eccessiva attivazione dei recettori glutammatergici post sinaptici NMDA, con un conseguente accumulo di ioni Ca2+ nei neuroni, può portare a morte cellulare mediante l’attivazione di enzimi pro-apoptotici.
Tra i trasportatori umani di amminoacidi eccitatori la proteina gliale EAAT2 provvede a rimuovere più del 90% del glutammato totale nel sistema nervoso centrale; ridotti livelli di EAAT2 sono stati osservati nel cervello AD in una fase iniziale della malattia, suggerendo che la disfunzione a livello di questi trasportatoti possa essere un evento precoce nella patologenesi della AD.
In questo lavoro di tesi, è stato analizzato il polimorfismo -181 A/C presente nel promotore del gene EAAT2, la cui variante allelica C è associata con una ridotta attività trascrizionale del gene.
Lo studio è stato condotto su 128 pazienti con diagnosi di AD sporadica e su un gruppo di 272 controlli sani. Le analisi di biologia molecolare sono state condotte mediante la tecnica “Restriction Fragment Lenght Polymorphism” (RFLP).
I risultati di questo studio mostrano però che le distribuzioni delle frequenze alleliche (allele wild-type A e allele mutato C) e genotipiche (AA, AC, CC), relative al suddetto sito polimorfico, non differiscono statisticamente nei due gruppi, nel totale e dopo stratificazione per sesso.
Dall’analisi statistica dei nostri dati è emerso comunque un effetto dell’allele -181 C sull’età di insorgenza della malattia nei pazienti AD; è stato infatti osservato che i pazienti portatori dell’allele mutato sviluppano la malattia più precocemente rispetto ai pazienti con genotipo omozigote wild-type. La differenza tra le medie delle età di esordio di malattia tra “C carriers” e omozigoti AA, dopo stratificazione per sesso, rimane statisticamente significativa solo quando consideriamo pazienti di sesso femminile.
I risultati di questa tesi sembrano quindi escludere un’associazione tra il polimorfismo -181 A/C e il rischio di sviluppare la AD. La variante allelica C sembra comunque determinare un’anticipazione dell’età di esordio della AD, in particolare nella popolazione femminile.
Numerose evidenze in letteratura supportano il fatto che gli estrogeni svolgano un ruolo neuroprotettivo durante i fenomeni di l’eccitotossicità. Si potrebbe, quindi, ipotizzare che la carenza di estrogeni, che si verifica nelle donne durante la menopausa, in concomitanza con altri fattori, tra cui quelli che inducono eccitotossicità, possa rappresentare un fattore di suscettibilità alla neurodegenerazione. Lo squilibrio ormonale che si accompagna alla menopausa potrebbe così rendere più vulnerabili le donne agli effetti dell’eccitotossicità da glutammato; una ridotta espressione dei trasportatori del glutammato in donne in menopausa potrebbe quindi rappresentare il “fattore concomitante” che predispone al danno e alla morte neuronale.
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