Tesi etd-11122020-130723 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM6
Autore
GARAFFA, DEBORAH
URN
etd-11122020-130723
Titolo
Tessuto adiposo materno: correlazione con outcomes ostetrici e neonatali
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Simoncini, Tommaso
relatore Dott.ssa Palla, Giulia
relatore Dott.ssa Palla, Giulia
Parole chiave
- diabete gestazionale
- marcatori di rischio precoci
- obesità materna
- sindrome metabolica
- tessuto adiposo
Data inizio appello
01/12/2020
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
01/12/2090
Riassunto
Introduzione: L'obesità, il diabete e la sindrome metabolica sono oggi talmente comuni da essere divenuti un problema sanitario di primaria importanza, non soltanto negli adulti.
Il diabete gestazionale, diretta espressione di obesità e sindrome metabolica in gravidanza, è in costante aumento e le conseguenze a lungo e a breve termine per la madre e per il feto non sono trascurabili. Durante la gravidanza si hanno fisiologici cambiamenti simili alle alterazioni che avvengono nella sindrome metabolica, questi fungono da stress test dell’assetto glico-metabolico della donna: fisiologicamente, queste modificazioni sono compensate in modo efficace dall’attività delle beta cellule pancreatiche che mantengono una normale tolleranza glucidica, al contrario, se il compenso non è efficace, si sviluppa diabete. Infatti, è noto che la donna che ha avuto diabete in gravidanza abbia maggior rischio di sviluppare in futuro altre complicanze metaboliche e cardiovascolari, quali ad esempio DMT2, ipertensione arteriosa e malattie cardiovascolari. La placenta stessa secerne numerosi ormoni diabetogeni come il CRH, GH, HPL ed altri. L’ambiente diabetico materno gioca un ruolo determinante nella predisposizione sia di complicanze a breve termine di tipo ostetrico e fetale ma anche per lo sviluppo di malattie croniche successive. L’obesità materna è correlata ad anomalie fetali congenite, morte fetale, maggior rischio di nascita pre-termine, diabete gestazione, nascita di bambini grandi per l’età gestazionale. Inoltre il diabete gestazionale è la principale causa di macrosomia fetale, (peso alla nascita > 4000 g), complicanza molto frequente che comporta un aumentato rischio di morte fetale, maggior prevalenza di cesarei, traumi al canale del parto e del feto. Altre complicanze dell’obesità e diabete in gravidanza sono pre-eclampsia, ipertensione, depressione, parto strumentale e cesareo, maggior prevalenza di infezioni del sito chirurgico.
Scopo: L'obiettivo della suddetta tesi è proprio quello di andare ad indagare la presenza di marcatori precoci che stabiliscano un rischio individuale di sviluppare diabete gestazionale nella madre, mentre gli outcomes secondari sono la valutazione dell'aumento di peso materno, neonatale e il centile di crescita.
Materiali e metodi: Lo studio riportato in tesi è stato effettuato su un campione di 455 pazienti, alle quali sono stati chiesti dati antropometrici, peso, altezza e BMI. In occasione del bi-test oltre ai valori di traslucenza nucale, Beta hCG e PAPP-A routinari, è stata aggiunta la valutazione ecografica del tessuto adiposo materno periferico, sottocutaneo di basso e alto addome e la misurazione del tessuto adiposo materno periferico, sottocutaneo e viscerale, peri-renale. È stata poi valutata e la curva da carico di glucosio, laddove eseguita. All’ecografia del terzo trimestre sono poi stati misurati lo spessore della biometria e del tessuto adiposo sottocutaneo fetale. Infine, alla nascita è stato valutato peso, lunghezza epoca gestazionale del neonato. Tutti questi dati sono stati correlati ponendo a confronto quelli relativi alle donne che hanno sviluppato diabete gestazionale e quelle sane.
Risultati e conclusioni: I fattori di rischio noti, come BMI, pregresso GDM, e la valutazione del tessuto adiposo materno eseguita nel primo trimestre correla fortemente con il rischio di sviluppare GDM, in particolare con l’iperglicemia a digiuno. Il tessuto adiposo periferico della madre correla, indipendentemente dal BMI, con la probabilità di sviluppare GDM. Quindi, con la misurazione del tessuto adiposo sottocutaneo al livello di basso ed alto addome noi possiamo stimare precocemente il rischio di sviluppare diabete gestazionale nella donna, indipendente dal BMI. Questo è importante poiché proponiamo l’utilizzo di un nuovo fattore di rischio, alternativo al BMI.
ll tessuto viscerale invece, non ha di per se’ correlazione con lo sviluppo del GDM. Nonostante ciò il rapporto VAT/SAT ha buona significatività.
Per quanto riguarda la correlazione fra tessuto adiposo materno e tessuto adiposo fetale non è stata trovata significatività. Tuttavia il tessuto adiposo fetale, misurato ecograficamente al terzo trimestre, ha evidenziato correlazione con circonferenza addominale fetale significativa e soprattuto con tutti gli outcomes fetali, peso alla nascita, centile e centile normalizzato con la lunghezza. Questo ci dice che la misurazione che facciamo del tessuto adiposo durante l’ecografia del terzo trimestre può essere usato per migliorare la nostra stima di peso alla nascita. Può essere dunque un marcatore importante dello stato metabolico del feto in quanto misura l’adiposità del nostro feto già in utero.
Infine, l’aumento di peso materno in gravidanza si è visto essere uno dei fattori di rischio più importante nel predire il peso del neonato. Al contempo, all’interno della nostra popolazione che globalmente si presenta ad alto rischio (sovrappeso/obese>25%, incremento ponderale >15Kg, GDM nel 13%), le gestanti con BMI maggiore ad inizio gravidanza acquisiscono mediamente meno peso delle altre.
È stato anche evidenziato come il 5,6% delle donne che hanno eseguito OGTT pur se a basso rischio, quindi senza indicazione a sottoporvisi, ha avuto esito positivo. Inoltre, anche quando negativo, l’OGTT sembrerebbe utile per predire la crescita e il peso del neonato, a prescindere dal rischio metabolico della donna. In considerazione di ciò e del numero di OGTT positive pur eseguite in assenza di indicazioni, l’ OGTT universale potrebbe essere una buona opzione.
Concludendo, il tessuto adiposo periferico e quello viscerale potrebbero rappresentare un predittore semplice, veloce, economico di GDM e soprattutto di iperglicemia a digiuno, anche se corretto per il BMI.
Il diabete gestazionale, diretta espressione di obesità e sindrome metabolica in gravidanza, è in costante aumento e le conseguenze a lungo e a breve termine per la madre e per il feto non sono trascurabili. Durante la gravidanza si hanno fisiologici cambiamenti simili alle alterazioni che avvengono nella sindrome metabolica, questi fungono da stress test dell’assetto glico-metabolico della donna: fisiologicamente, queste modificazioni sono compensate in modo efficace dall’attività delle beta cellule pancreatiche che mantengono una normale tolleranza glucidica, al contrario, se il compenso non è efficace, si sviluppa diabete. Infatti, è noto che la donna che ha avuto diabete in gravidanza abbia maggior rischio di sviluppare in futuro altre complicanze metaboliche e cardiovascolari, quali ad esempio DMT2, ipertensione arteriosa e malattie cardiovascolari. La placenta stessa secerne numerosi ormoni diabetogeni come il CRH, GH, HPL ed altri. L’ambiente diabetico materno gioca un ruolo determinante nella predisposizione sia di complicanze a breve termine di tipo ostetrico e fetale ma anche per lo sviluppo di malattie croniche successive. L’obesità materna è correlata ad anomalie fetali congenite, morte fetale, maggior rischio di nascita pre-termine, diabete gestazione, nascita di bambini grandi per l’età gestazionale. Inoltre il diabete gestazionale è la principale causa di macrosomia fetale, (peso alla nascita > 4000 g), complicanza molto frequente che comporta un aumentato rischio di morte fetale, maggior prevalenza di cesarei, traumi al canale del parto e del feto. Altre complicanze dell’obesità e diabete in gravidanza sono pre-eclampsia, ipertensione, depressione, parto strumentale e cesareo, maggior prevalenza di infezioni del sito chirurgico.
Scopo: L'obiettivo della suddetta tesi è proprio quello di andare ad indagare la presenza di marcatori precoci che stabiliscano un rischio individuale di sviluppare diabete gestazionale nella madre, mentre gli outcomes secondari sono la valutazione dell'aumento di peso materno, neonatale e il centile di crescita.
Materiali e metodi: Lo studio riportato in tesi è stato effettuato su un campione di 455 pazienti, alle quali sono stati chiesti dati antropometrici, peso, altezza e BMI. In occasione del bi-test oltre ai valori di traslucenza nucale, Beta hCG e PAPP-A routinari, è stata aggiunta la valutazione ecografica del tessuto adiposo materno periferico, sottocutaneo di basso e alto addome e la misurazione del tessuto adiposo materno periferico, sottocutaneo e viscerale, peri-renale. È stata poi valutata e la curva da carico di glucosio, laddove eseguita. All’ecografia del terzo trimestre sono poi stati misurati lo spessore della biometria e del tessuto adiposo sottocutaneo fetale. Infine, alla nascita è stato valutato peso, lunghezza epoca gestazionale del neonato. Tutti questi dati sono stati correlati ponendo a confronto quelli relativi alle donne che hanno sviluppato diabete gestazionale e quelle sane.
Risultati e conclusioni: I fattori di rischio noti, come BMI, pregresso GDM, e la valutazione del tessuto adiposo materno eseguita nel primo trimestre correla fortemente con il rischio di sviluppare GDM, in particolare con l’iperglicemia a digiuno. Il tessuto adiposo periferico della madre correla, indipendentemente dal BMI, con la probabilità di sviluppare GDM. Quindi, con la misurazione del tessuto adiposo sottocutaneo al livello di basso ed alto addome noi possiamo stimare precocemente il rischio di sviluppare diabete gestazionale nella donna, indipendente dal BMI. Questo è importante poiché proponiamo l’utilizzo di un nuovo fattore di rischio, alternativo al BMI.
ll tessuto viscerale invece, non ha di per se’ correlazione con lo sviluppo del GDM. Nonostante ciò il rapporto VAT/SAT ha buona significatività.
Per quanto riguarda la correlazione fra tessuto adiposo materno e tessuto adiposo fetale non è stata trovata significatività. Tuttavia il tessuto adiposo fetale, misurato ecograficamente al terzo trimestre, ha evidenziato correlazione con circonferenza addominale fetale significativa e soprattuto con tutti gli outcomes fetali, peso alla nascita, centile e centile normalizzato con la lunghezza. Questo ci dice che la misurazione che facciamo del tessuto adiposo durante l’ecografia del terzo trimestre può essere usato per migliorare la nostra stima di peso alla nascita. Può essere dunque un marcatore importante dello stato metabolico del feto in quanto misura l’adiposità del nostro feto già in utero.
Infine, l’aumento di peso materno in gravidanza si è visto essere uno dei fattori di rischio più importante nel predire il peso del neonato. Al contempo, all’interno della nostra popolazione che globalmente si presenta ad alto rischio (sovrappeso/obese>25%, incremento ponderale >15Kg, GDM nel 13%), le gestanti con BMI maggiore ad inizio gravidanza acquisiscono mediamente meno peso delle altre.
È stato anche evidenziato come il 5,6% delle donne che hanno eseguito OGTT pur se a basso rischio, quindi senza indicazione a sottoporvisi, ha avuto esito positivo. Inoltre, anche quando negativo, l’OGTT sembrerebbe utile per predire la crescita e il peso del neonato, a prescindere dal rischio metabolico della donna. In considerazione di ciò e del numero di OGTT positive pur eseguite in assenza di indicazioni, l’ OGTT universale potrebbe essere una buona opzione.
Concludendo, il tessuto adiposo periferico e quello viscerale potrebbero rappresentare un predittore semplice, veloce, economico di GDM e soprattutto di iperglicemia a digiuno, anche se corretto per il BMI.
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