Tesi etd-11122015-095318 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
STRACHINARU, IONELA
URN
etd-11122015-095318
Titolo
L'utilizzo delle Istituzioni dell'Unione Europea al di fuori dai confini dei Trattati istitutivi: il caso della crisi dei debiti sovrani
Dipartimento
SCIENZE POLITICHE
Corso di studi
STUDI INTERNAZIONALI
Relatori
relatore Prof. Di Filippo, Marcello
Parole chiave
- Crisi dei debiti sovrani.
- Crisi economico-finanziaria
- Fiscal Compact
- Istituzioni europee
- MES
- Unione Europea
Data inizio appello
30/11/2015
Consultabilità
Completa
Riassunto
Il lavoro parte da un'analisi dell'Unione Europea (UE), seguendo la progressiva integrazione nel campo economico e monetario. Il punto saliente è datato 1989 con il Rapporto Delors, che raccomanda la creazione dell'Unione Economica e Monetaria (UEM). Viene deciso, inoltre, che la politica monetaria venga trasferita “in toto” dagli Stati membri all’’UE, più precisamente nelle mani della Banca centrale europea (BCE). La politica economica sarebbe rimasta invece prerogativa degli Stati membri.
Questa divisione, ribadita anche dal Trattato di Lisbona, emerge come problematica nella crisi dei debiti sovrani. Infatti, in presenza della crisi, non è chiaro, chi tra le Istituzioni europee o gli Stati membri debba intervenire. In un primo momento, sono le Istituzioni intergovernative, rappresentate dai capi di stato e di governo degli Stati membri (Consiglio e Consiglio Europeo), ad assumere un ruolo più incisivo. Ciò si denota anche dal metodo scelto per sostenere la Grecia nel 2009. Di fatto, di fronte al suo deficit eccessivo, il sostegno finanziario le viene fornito attraversi prestiti bilaterali tra la Grecia e ognuno degli Stati membri contribuenti.
Con l'aggravarsi della crisi, oltre all'intervento della BCE, ritenuto eccessivo dalla Corte Costituzionale tedesca, ma legittimo dalla Corte di Giustizia dell'UE, anche la Commissione viene maggiormente coinvolta. Quest'ultima si trova, insieme alla BCE, ad assumere un ruolo centrale in due trattati intergovernativi: il Trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance nell’Unione economica e monetaria (c.d. Fiscal Compact) e il Trattato istitutivo del Meccanismo Europeo di Stabilità (MES), conclusi tra alcuni Stati membri al di fuori dell'ordinamento europeo. Ciò comporta delle perplessità che coinvolgono oltre che l’opinione pubblica e gli studiosi di vari paesi, anche la Corte di Giustizia dell’UE. Se da un lato, quest’ultima fa chiarezza sulla legittimità del MES (sentenza C-370/12), dall’altro, resta ancora aperto il dibattito sulla regola “aurea” del Fiscal compact che impone il pareggio di bilancio e che deve essere integrata dagli Stati membri a livello costituzionale. Tutto questo a una velocità accelerata per gli Stati che hanno chiesto l’assistenza finanziaria al MES. Infatti, il sostegno richiesto da uno Stato membro dell’Eurozona al MES, è subordinato alla ratifica del Fiscal Compact.
L’auspicio è che i trattati in questione siano integrati entro cinque anni nell’ordinamento giuridico europeo per porre fine almeno ad una parte delle criticità emerse.
Questa divisione, ribadita anche dal Trattato di Lisbona, emerge come problematica nella crisi dei debiti sovrani. Infatti, in presenza della crisi, non è chiaro, chi tra le Istituzioni europee o gli Stati membri debba intervenire. In un primo momento, sono le Istituzioni intergovernative, rappresentate dai capi di stato e di governo degli Stati membri (Consiglio e Consiglio Europeo), ad assumere un ruolo più incisivo. Ciò si denota anche dal metodo scelto per sostenere la Grecia nel 2009. Di fatto, di fronte al suo deficit eccessivo, il sostegno finanziario le viene fornito attraversi prestiti bilaterali tra la Grecia e ognuno degli Stati membri contribuenti.
Con l'aggravarsi della crisi, oltre all'intervento della BCE, ritenuto eccessivo dalla Corte Costituzionale tedesca, ma legittimo dalla Corte di Giustizia dell'UE, anche la Commissione viene maggiormente coinvolta. Quest'ultima si trova, insieme alla BCE, ad assumere un ruolo centrale in due trattati intergovernativi: il Trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance nell’Unione economica e monetaria (c.d. Fiscal Compact) e il Trattato istitutivo del Meccanismo Europeo di Stabilità (MES), conclusi tra alcuni Stati membri al di fuori dell'ordinamento europeo. Ciò comporta delle perplessità che coinvolgono oltre che l’opinione pubblica e gli studiosi di vari paesi, anche la Corte di Giustizia dell’UE. Se da un lato, quest’ultima fa chiarezza sulla legittimità del MES (sentenza C-370/12), dall’altro, resta ancora aperto il dibattito sulla regola “aurea” del Fiscal compact che impone il pareggio di bilancio e che deve essere integrata dagli Stati membri a livello costituzionale. Tutto questo a una velocità accelerata per gli Stati che hanno chiesto l’assistenza finanziaria al MES. Infatti, il sostegno richiesto da uno Stato membro dell’Eurozona al MES, è subordinato alla ratifica del Fiscal Compact.
L’auspicio è che i trattati in questione siano integrati entro cinque anni nell’ordinamento giuridico europeo per porre fine almeno ad una parte delle criticità emerse.
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