logo SBA

ETD

Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-11122014-161428


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
MAZZI, PIETRO
URN
etd-11122014-161428
Titolo
L'equilibrio instabile e i rischi di insolvenza delle società partecipate pubbliche: il caso del "Gruppo ACAM" di La Spezia
Dipartimento
ECONOMIA E MANAGEMENT
Corso di studi
CONSULENZA PROFESSIONALE ALLE AZIENDE
Relatori
relatore Prof. Verona, Roberto
Parole chiave
  • provincia di la spezia
  • multiutility
  • insolvenza
  • accordo di ristrutturazione
  • acam la spezia
  • servizi pubblici essenziali
  • società partecipate pubbliche
Data inizio appello
01/12/2014
Consultabilità
Tesi non consultabile
Data di rilascio
01/12/2084
Riassunto
Il Gruppo ACAM è una multiutility a totale proprietà pubblica al servizio dei Comuni della Provincia della Spezia ed è sempre stata una delle aziende più grandi e influenti del territorio spezzino. Attraverso le proprie società specializzate in diverse attività di business, serve oltre 230.000 abitanti distribuiti in 33 comuni e opera (o operava) principalmente nei seguenti settori strategici: servizio idrico integrato, ciclo integrato dei rifiuti, vendita di gas metano ed energia elettrica (in partnership con ENI), gestione calore e produzione di energia da fonti rinnovabili.
In questi ultimi anni l’attenzione dell’opinione pubblica si è focalizzata sul Gruppo ACAM per la sua profonda crisi economica-finanziaria. L’importanza della crisi in esame si può constatare sotto molteplici punti di vista:
• è forte il radicamento storico dell’azienda nel luogo;
• impiega un elevato numero di dipendenti (circa un migliaio);
• l’azienda si occupa a livello locale della prestazione di servizi pubblici essenziali;
• sono molte le aziende che sono in una più o meno stretta connessione con ACAM.
La crisi del Gruppo ACAM (in realtà, si manifesta del tutto a partire dal 2006) prende il via all'inizio degli anni 2000 in contemporanea al progetto di creare una “Grande ACAM”, alla cui base vi era una forte espansione del fatturato e lo sviluppo dei settori di intervento. Il progetto di “Grande ACAM” ha finito, però, per creare molti problemi a causa dei grandi investimenti effettuati, principalmente, per l’acquisto di partecipazioni; ancora, si sono registrati alti livelli di inefficienza e un cospicuo costo del personale per l’elevato numero dei dipendenti. Inoltre, le aziende del Gruppo offrivano servizi pubblici ricevendo in cambio una tariffa che per molti anni è stata inferiore rispetto agli effettivi costi. Infine, era elevata la difficoltà di ACAM nel riscuotere i propri crediti, specialmente, verso i Comuni soci.
Tutti questi fattori hanno portato, quindi, l’azienda a generare un forte dissesto economico-finanziario, che è cresciuto notevolmente anche per via della carenza di controlli da parte principalmente dei Comuni soci, soprattutto, verso la capogruppo e nei confronti delle società in house del Gruppo (ACAM Acque e ACAM Ambiente), per mancanza del c.d. “controllo analogo”. Del resto, la gestione di ACAM, in quegli anni, si caratterizzava per una scarsa chiarezza e trasparenza, verso i soci e verso gli utenti.
Attraverso lo studio e l’elaborazione dei bilanci consolidati dal 2005 ad oggi, si è potuto evidenziare ed esaminare l’evoluzione dell’elevato indebitamento (417 milioni di euro nel 2011), la sottocapitalizzazione degli ultimi anni (nel 2011 patrimonio netto complessivo di 47 €/milioni, a fronte di un capitale investito di circa 552 €/milioni), i problemi di liquidità (disequilibrio finanziario strutturale) e le difficoltà nel raggiungere risultati economici positivi (risultati economici negativi dal 2001 al 2012, salvo che nel 2005).
Con il cambio del management nel 2008 si avviano i primi provvedimenti di contenimento dei costi e di efficientamento operativo e organizzativo delle società del Gruppo. Per fare fronte a questa condizione critica, il management, prova, inizialmente, ad implementare vari piani industriali e di risanamento, in modo, però, quasi del tutto inefficace; la scelta strategica di fondo è quella di ricercare e favorire l’aggregazione del Gruppo ACAM con una più grande multiutility, poi individuata nel Gruppo Hera con la quale nel novembre 2010 veniva firmato un memorandum. Aggregazione poco dopo saltata per effetto dei risultati del referendum del giugno 2011 e per l’insorgere di alcune forti opposizioni a livello locale.
Dopo il fallimento di questa prospettiva di aggregazione e il nuovo cambio di management, si decideva di accedere alla procedura di concordato preventivo. Il Tribunale di La Spezia, però, con propria sentenza del 30 marzo 2013, dichiarava la multiutility non fallibile; conseguentemente, l’unica procedura idonea di risanamento che poteva essere perseguita era l’accordo di ristrutturazione dei debiti (ex art. 182 bis L. Fall.).
Il nuovo management elabora, così, con l’aiuto degli advisors Vitale & Associati e tenendo conto del vincolante parere del ceto bancario, un nuovo Piano di Riassetto, omologato dal Tribunale della Spezia il 19/7/2013. Il Piano di Riassetto approvato è determinato in riferimento al periodo 2013-2018, al termine del quale le società del Gruppo dovranno avere recuperato la normalità operativa nella logica della “continuità aziendale”. Il Piano individua, invece, nel 2033 il momento in cui si potranno verificare i presupposti e le condizioni per ipotizzare il riacquisto della posizione di definitivo riequilibrio.
L'immediata attuazione del Piano di Riassetto sta sicuramente portando dei benefici al Gruppo ACAM; i miglioramenti si sono evidenziati già nel bilancio consolidato del 2013 e nei dati del primo semestre 2014. L’esposizione debitoria è leggermente calata, anche se in ambito finanziario permangono ancora notevoli difficoltà e la patrimonializzazione rimane eccessivamente bassa. La situazione economica mostra buoni segnali di miglioramento; le previsioni per i prossimi mesi appaiono positive, seppur nell’ambito di un globale ridimensionamento a seguito delle vendite di alcuni assets aziendali.
La strada è ancora lunga, poiché l’indebitamento è stato ristrutturato, ma non eliminato; l’efficacia del piano potrà diventare strutturalmente positiva solo se si consoliderà nel tempo il contenimento dei costi, l'efficientamento organizzativo e l’aumento dei ricavi. E questo rappresenta una vera sfida per una multiutility soggetta alle continue pressioni della politica locale.
File