logo SBA

ETD

Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-11122012-191835


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
TOGNARELLI, GIULIA
URN
etd-11122012-191835
Titolo
Indagini su popolazioni di rane verdi (Pelophylax) di Fiume Morto e del Padule di Bientina con metodi morfometrici e molecolari.
Dipartimento
BIOLOGIA
Corso di studi
CONSERVAZIONE ED EVOLUZIONE
Relatori
relatore Prof.ssa Ragghianti, Matilde
correlatore Dott. Zuffi, Marco Alberto Luca
Parole chiave
  • analisi molecolari
  • analisi morfometriche
  • studio di popolazione di rane verdi
Data inizio appello
06/12/2012
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
06/12/2052
Riassunto
Indagini su popolazioni di rane verdi (Pelophylax) di Fiume Morto e del Padule di Bientina con metodi morfometrici e molecolari.

Gli Anfibi sono considerati degli ottimi bioindicatori della qualità delle acque dolci, in quanto sembrano essere egualmente o più sensibili di altri gruppi zoologici ai contaminanti. Queste osservazioni, unite alle abitudini di vita di questi Vertebrati, propongono gli Anfibi come particolarmente adatti ad indagini di tipo ambientale. Tra gli Anfibi, le rane verdi possono essere utilizzate a tal fine per il loro ampio areale di distribuzione e per la loro presenza in varie tipologie di habitat acquatici. Questo gruppo include specie biologiche distinte e linee ibride naturali che si riproducono emiclonalmente mediante ibridogenesi. Lo stato tassonomico delle rane verdi presenti in Italia è ancora incerto. Uzzell e Hotz (1979) descrivono un sistema L-E della pianura Padana ed un altro sinklepton presente nell’Italia peninsulare, isole comprese. Santucci et al. (1996, 2000), sulla base dei polimorfismi enzimatici, evidenziano tre varianti di Pelophylax lessonae : una a livello della pianura Padana che convive con P. esculentus, una dell’Italia peninsulare ed una calabro – sicula. Queste ultime due varianti sono indicate da Razzetti et al. (2001) come P. bergeri, simpatrica con la forma ibrida P. kl. hispanicus.
Un mio primo obiettivo è stato quello di verificare se, all’interno di una data stazione, la percentuale ibrido-specie parentale vari nel tempo, dato che dalla letteratura tale rapporto risulta costante all’interno della stessa pozza e variabile da una pozza all’altra. A tal scopo come stazioni di campionamento sono state scelte Fiume Morto (Parco Regionale Migliarino San Rossore) e Padule di Bientina , già studiate nel 2002/2003. Il mio lavoro comincia dal campionamento degli individui che vengono poi misurati, con un calibro e pesati per la compilazione della scheda di campo. I dati vengono analizzati statisticamente al fine di valutare se, i caratteri morfometrici possono discriminare l’ibrido dalla specie parentale. Agli animali viene anche prelevato un campione biologico, secondo le regole della commissione etica d’Ateneo, per le analisi di Southern blot che permettono di distinguere in modo inequivocabile la forma ibrida. Un secondo obiettivo prevede l’utilizzo di microsatelliti per distinguere l’ibrido dalla specie parentale, ma anche per valutare la diversità clonale legata alla riproduzione ibridogenetica, grazie al confronto con esemplari dell’Italia settentrionale (Piemonte) e centrale (Riserva Naturale Lago di Sibolla). Degli esemplari da me campionati a Fiume Morto, circa il 30% sono ibridi. L’incremento della forma ibrida, rispetto ai campionamenti del 2002-2003, mi ha indotta a intraprendere uno studio qualitativo delle acque , per valutare il possibile impatto antropico sulla struttura delle popolazioni in esame, come riporta la letteratura. Tali analisi sono state da me svolte presso i laboratori dell’Unità di Sanità Pubblica dell’Università degli studi di Roma “Foro Italico”. I risultati ottenuti mostrano, in accordo con i dati pubblicati da ARPAT fino al 2010, la presenza di una contaminazione fecale in Fiume Morto, tale da rendere non balneabili le acque prospicienti la foce. Dai primi esperimenti di Southern blot condotti sugli individui campionati nel Padule di Bientina (Lucca) risultano ibridi circa la metà.
L’ elevata percentuale di ibridi in questa stazione sembra essere correlata alla maggior presenza di coliformi fecali e di indicatori di inquinamento organico rivelatori di un maggior stress ambientale.
File