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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-11112021-110114


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM6
Autore
CASINI, BENEDETTA
URN
etd-11112021-110114
Titolo
Relazione tra i valori di pressione arteriosa e di frequenza cardiaca rilevati con il monitoraggio pressorio delle 24 ore e il danno d'organo cardiaco
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Taddei, Stefano
correlatore Dott.ssa Buralli, Simona
Parole chiave
  • dipping
  • frequenza cardiaca
  • ipertensione arteriosa
Data inizio appello
01/12/2021
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
01/12/2091
Riassunto
Le malattie cardiovascolari rappresentano la prima causa di morbilità e mortalità a livello globale e l’ipertensione arteriosa ne rimane il principale fattore di rischio prevenibile. Nonostante sia stata osservata una riduzione della prevalenza dell’ipertensione arteriosa nei paesi ad alto e medio reddito grazie alle strategie di prevenzione e sensibilizzazione, la mortalità per le complicanze dell’ipertensione arteriosa è ancora molto elevata. Sebbene la relazione tra pressione arteriosa ed eventi cardiovascolari sia indipendente da altri fattori di rischio cardiovascolare (CV), in presenza di questi ultimi il rischio CV aumenta in modo esponenziale. Pertanto, la valutazione del rischio cardiovascolare globale è un aspetto fondamentale della stratificazione del rischio in un soggetto iperteso. Dal 2003 le Linee Guida europee sulla prevenzione primaria delle malattie cardiovascolari raccomandano l’uso del sistema di valutazione SCORE che stima il rischio a 10 anni di un primo e fatale evento cardiovascolare di tipo aterosclerotico, in base a età, sesso, colesterolo totale, pressione arteriosa sistolica e abitudine al fumo. Alla valutazione del rischio con il sistema SCORE deve essere sempre associata la ricerca del HMOD, perché la presenza di danno d’organo rappresenta uno stadio intermedio della patologia cardiovascolare e si riflette sul rischio CV globale. Una buona parte degli eventi CV che complicano la storia del paziente iperteso sembrerebbe non essere predetta dalla valutazione globale del rischio CV, suggerendo che fattori di rischio ancora poco conosciuti possano contribuire alla prognosi del paziente iperteso. Numerosi studi hanno evidenziato come l’aumentata attività del sistema nervoso simpatico abbia un ruolo importante nella genesi e nella progressione dell’ipertensione arteriosa e nella determinazione del HMOD. Pertanto, l’utilizzo di marcatori di un aumentato tono simpatico potrebbe rappresentare un sistema per una più accurata stratificazione del rischio nel paziente iperteso. In letteratura vi sono ampie evidenze che confermano non solo la capacità della frequenza cardiaca (FC) di agire come marcatore di attivazione simpatica,133ma anche il suo ruolo nella progressione del danno d’organo. Le ultime linee guida ESC/ESH 2018 sulla gestione dell’ipertensione arteriosa hanno incluso la valutazione della FC, stabilendo 80bpm come cut-off nella definizione dell’incremento del rischio cardiovascolare da possibile ipertono simpatico. Numerosi studi hanno osservato come lo squilibrio del SNA, caratterizzato da un ipertono simpatico e da una riduzione del tono vagale inibitorio, influisca sul fenomeno del dipping pressorio durante la notte. In particolare, l’iperattivazione simpatica si associa a un profilo pressorio non dipper, che in letteratura è ampiamente associato al rimodellamento ventricolare mediato dall’ipertensione. È ancora poco chiaro se il monitoraggio pressorio delle 24 ore sia un valido sistema per ottenere informazioni più attendibili dell’iperattività simpatica e del rimodellamento cardiaco derivante da quest’ultimo. Il presente studio mira a valutare se i valori di FC e pressione arteriosa e le rispettive variazioni giorno/notte, ottenuti tramite ABPM, potessero fornire maggiori informazioni riguardanti il rimodellamento ventricolare rispetto ai valori registrati durante la visita medica. Secondo un disegno di studio retrospettivo osservazionale sono state analizzate le cartelle cliniche di 147 pazienti ipertesi afferenti all’ambulatorio ipertensione dell’UO Medicina I dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana. Sono stati raccolti i dati clinici, dei principali fattori di rischio CV, di pressione e FC misurate durante la visita medica e tramite ABPM, oltre alle informazioni relative al rimodellamento ventricolare ottenute tramite ecocardiogramma. Sono state eseguite analisi di regressione semplice per esplorare la relazione tra i valori di pressione arteriosa e FC, sia office sia ABPM, e i valori di LVMI. Diversamente da quanto atteso, i risultati mostrano che la FC, indipendentemente che fosse stata acquisita durante la visita medica o con ABPM, presentava una relazione inversa con i valori di LVMI. Quest’associazione era più significativa quando si utilizzavano i valori di FC ottenuti all’ABPM. Con l’intento di verificare se, la mancata riduzione della FC nel corso della notte potesse fornire informazioni attendibili sul rischio di rimodellamento cardiovascolare, analogamente a quanto descritto per il dipping pressorio è stata analizzata la relazione tra dipping di pressione arteriosa o di FC con i valori di massa ventricolare sinistra. Sebbene i nostri dati non abbiano rilevato un’associazione significativa tra il dipping di pressione arteriosa sistolica e la massa ventricolare sinistra, quest’ultima risultava strettamente associata con il dipping di FC.Questo renderebbe il valore di FC e, soprattutto il dipping della stessa nel corso della notte, più indicativi dell’alternarsi dell’ipertono simpatico e vagale e quindi maggiormente in grado di fornire informazioni relative alla quota di rimodellamento cardiaco derivante da quest’ultimo. I risultati dello studio confermano l’importanza dell’ABPM e dei relativi valori di FC nella stratificazione del rischio nel paziente iperteso.
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