Tesi etd-11112021-001415 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM6
Autore
NIGI, EMANUELE
URN
etd-11112021-001415
Titolo
Ricostruzione dell'omero prossimale dopo resezione per patologia oncologica
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Capanna, Rodolfo
correlatore Dott. D'Arienzo, Antonio
correlatore Dott. D'Arienzo, Antonio
Parole chiave
- allograft
- allograft-prosthetis composite reconstruction
- autograft
- condrosarcoma
- endoprotesi
- metastasi
- neoplasia
- omero
- osteosarcoma
- protesi
- protesi composita
- protesi inversa
- reverse shoulder
- ricostruzione
- sarcoma di Ewing
- spalla
Data inizio appello
01/12/2021
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
01/12/2091
Riassunto
Le neoplasie ossee rappresentano un’entità patologica abbastanza rara, infatti, comparate con le neoplasie a carico di altri organi e apparati si trovano all’11° posto in Italia per incidenza complessiva nei due sessi secondo i dati del 2019.
Nel complesso tali patologie possono colpire tutte le età, presentando una tendenza a insorgere nelle prime decadi di vita.
Per quanto riguarda la patologia neoplastica maligna, al primo posto assoluto per incidenza troviamo le metastasi provenienti da altri carcinomi, mentre i tumori primitivi maligni più frequenti sono osteosarcoma, condrosarcoma e sarcoma di Ewing.
L’approccio chirurgico ai tumori dell'omero prossimale, come per tutte le neoplasie che coinvolgono il sistema muscolo-scheletrico, richiede un’accurata valutazione e programmazione preoperatoria; risulta, infatti, necessario eseguire un’accurata valutazione della funzione della spalla, dello stato neurologico e vascolare, oltreché dello stato di salute generale del paziente.
Storicamente le amputazioni e l'artrodesi erano considerate l'approccio di scelta in caso di resezioni massicce, tuttavia, il progresso della chirurgia moderna ha fornito, nel corso degli anni, nuove e migliori opportunità agli ortopedici oncologici.
Infatti, i progressi in campo oncologico, nell'imaging e nelle tecnologie chirurgiche hanno reso possibile l’esecuzione di resezioni più sicure e accurate, aumentando così le possibilità di ottenere margini chirurgici liberi da malattia e riducendo l’incidenza delle recidive locali nella fase postoperatoria.
La fase ricostruttiva stessa è andata incontro ad un notevole sviluppo, con la messa a punto di diverse tecniche mirate a ripristinare, per quanto possibile, la forma e la funzionalità preesistente della spalla.
Le tecniche che abbiamo a disposizione oggigiorno sono l’allograft, l’autograft, l’endoprotesi anatomica, la reverse shoulder e l’allograft-prosthesis composite reconstruction (APC), le quali rappresentano l'attuale trattamento di scelta per gli interventi di chirurgia ricostruttiva in queste patologie.
Al momento attuale siamo ben lungi dal trovare un accordo su quale sia la migliore tecnica ricostruttiva a nostra disposizione.
Infatti, l'approccio più adatto può variare a seconda dell'età dei pazienti, del quadro clinico (considerando le comorbilità e l'aspettativa di vita), delle richieste funzionali e dell'eventuale sacrificio della cuffia dei rotatori, del muscolo deltoide o del nervo ascellare attraverso la
procedura.
Scopo di questo studio è valutare gli outcomes (in termini di risultato oncologico, complicanze e risultato funzionale) relativi all’esecuzione di queste tecniche ricostruttive presso l’U.O. Ortopedia e Traumatologia II dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana (AOUP), confrontandoli con quelli ottenuti da altri autori, secondo dati presi dalla letteratura.
Nel complesso tali patologie possono colpire tutte le età, presentando una tendenza a insorgere nelle prime decadi di vita.
Per quanto riguarda la patologia neoplastica maligna, al primo posto assoluto per incidenza troviamo le metastasi provenienti da altri carcinomi, mentre i tumori primitivi maligni più frequenti sono osteosarcoma, condrosarcoma e sarcoma di Ewing.
L’approccio chirurgico ai tumori dell'omero prossimale, come per tutte le neoplasie che coinvolgono il sistema muscolo-scheletrico, richiede un’accurata valutazione e programmazione preoperatoria; risulta, infatti, necessario eseguire un’accurata valutazione della funzione della spalla, dello stato neurologico e vascolare, oltreché dello stato di salute generale del paziente.
Storicamente le amputazioni e l'artrodesi erano considerate l'approccio di scelta in caso di resezioni massicce, tuttavia, il progresso della chirurgia moderna ha fornito, nel corso degli anni, nuove e migliori opportunità agli ortopedici oncologici.
Infatti, i progressi in campo oncologico, nell'imaging e nelle tecnologie chirurgiche hanno reso possibile l’esecuzione di resezioni più sicure e accurate, aumentando così le possibilità di ottenere margini chirurgici liberi da malattia e riducendo l’incidenza delle recidive locali nella fase postoperatoria.
La fase ricostruttiva stessa è andata incontro ad un notevole sviluppo, con la messa a punto di diverse tecniche mirate a ripristinare, per quanto possibile, la forma e la funzionalità preesistente della spalla.
Le tecniche che abbiamo a disposizione oggigiorno sono l’allograft, l’autograft, l’endoprotesi anatomica, la reverse shoulder e l’allograft-prosthesis composite reconstruction (APC), le quali rappresentano l'attuale trattamento di scelta per gli interventi di chirurgia ricostruttiva in queste patologie.
Al momento attuale siamo ben lungi dal trovare un accordo su quale sia la migliore tecnica ricostruttiva a nostra disposizione.
Infatti, l'approccio più adatto può variare a seconda dell'età dei pazienti, del quadro clinico (considerando le comorbilità e l'aspettativa di vita), delle richieste funzionali e dell'eventuale sacrificio della cuffia dei rotatori, del muscolo deltoide o del nervo ascellare attraverso la
procedura.
Scopo di questo studio è valutare gli outcomes (in termini di risultato oncologico, complicanze e risultato funzionale) relativi all’esecuzione di queste tecniche ricostruttive presso l’U.O. Ortopedia e Traumatologia II dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana (AOUP), confrontandoli con quelli ottenuti da altri autori, secondo dati presi dalla letteratura.
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