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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-11102017-100114


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
BUFFONI, ALICE
URN
etd-11102017-100114
Titolo
Il ruolo dell'esercito in Egitto (1952-2014)
Dipartimento
SCIENZE POLITICHE
Corso di studi
STUDI INTERNAZIONALI
Relatori
relatore Prof. Tamburini, Francesco
Parole chiave
  • consiglio superiore delle forze armate
  • egitto
  • esercito
  • fratelli musulmani
  • privilegi
  • rivoluzione
Data inizio appello
27/11/2017
Consultabilità
Completa
Riassunto
Oggetto di questa tesi è l'evoluzione del ruolo politico ed economico delle forze armate dal colpo di stato degli Ufficiali Liberi (1952) alla presidenza di Abdel Fattah al-Sisi (2014). A partire dal 1952, l'esercito si è affermato come una forza politica ed economica importante, sempre più interessata a preservare e consolidare il suo potere.
I primi due capitoli analizzano i periodi di governo dei presidenti Nasser (1956-1970), Sadat (1971-1981) e Mubarak (1981-2011) e prendono in considerazione il diverso atteggiamento di ciascuno e le politiche adottate nei confronti dell'apparato militare. Se durante l'epoca di Nasser i militari ebbero un potere politico molto importante, in seguito, con la presidenza Sadat, si assistette ad un processo di isolamento politico dell'esercito portato avanti successivamente anche da Mubarak. La quiescienza politica dei militari fu però il frutto di una stretta relazione con il regime e con i benefici e privilegi che ne derivarono. Al fine di assicurarsi il sostegno e la fedeltà Mubarak cooptò l'esercito nel suo sistema clientelare attraverso la nomina di molti ufficiali in posizioni di rilievo nel settore economico e dell'amministrazione pubblica, contribuendo così a rafforzare il loro potere.
Il secondo capitolo si sofferma sul ruolo delle forze armate nella struttura economica del paese a partire dagli anni Settanta. Il ridimensionamento del ruolo politico dell'esercito nel governo centrale ebbe infatti come contraltare un ruolo sempre più crescente nell'economia, in particolare durante gli anni Ottanta e Novanta. L'enorme autonomia concessa agli ufficiali nella creazione e gestione di un'economia industriale militare redditizia rappresentò il fattore chiave per assicurare la fedeltà dei militari a Mubarak. Nonostante le stime sulla percentuale di economia realmente in mano ai militari non siano ufficiali, è possibile affermare che l'esercito è stato ed è ancora oggi l'istituzione economica più potente nel paese.
Il terzo e quarto capitolo intendono mostrare come, a partire dalla deposizione del Presidente Mubarak nel febbraio 2011 e in seguito alla deposizione di Morsi nel luglio 2013 fino ad oggi, il ruolo delle forze armate si sia rafforzato progressivamente sia in ambito politico che economico.
Da sempre pilasto del sostegno al regime e garante della sicurezza del paese, l'esercito scelse di prendere le parti della rivoluzione, anche se solo formalmente, con la prospettiva di contenerne ed in seguito annullarne gli effetti. Le forze armate infatti temevano che i propri interessi e privilegi potessero essere messi a rischio con la successione ereditaria del figlio di Mubarak, Gamal. L'analisi si concentra sul periodo di transizione seguito alle rivolte del gennaio-febbraio 2011, durante il quale il Consiglio Superiore delle Forze Armate svolse un ruolo essenziale. L'esercito non soddisfece la richiesta principale delle rivolte, ovvero la caduta del regime, ma perpetuò la gestione antiliberale di Mubarak. I Generali infatti, non avendo alcun interesse a riformare il sistema di cui essi stessi facevano parte, cercarono di mantenere il potere e i privilegi economici e politici di cui beneficiavano fino ad allora.
In seguito alle elezioni presidenziali del giugno 2012, che portarono alla vittoria di Muhammad Morsi, esponente dei Fratelli Musulmani, il CSFA ha continuato ad esercitare un forte controllo sul processo politico e a difendere la posizione privilegiata dell'esercito. I tradizionali interessi economici e politici dell'apparato militare infatti non solo rimasero intaccati dalla nuova presidenza, ma vennero anche istituzionalizzati nel nuovo ordine politico grazie alla Costituzione del dicembre 2012. Dall'analisi svolta risulta evidente che il governo dei Fratelli Musulmani fu solo una facciata civile per nascondere l'enorme potere dell'esercito.
Oggetto del quarto capitolo è il periodo che va dalla deposizione di Morsi nel luglio 2013 alla presidenza di al-Sisi. Ancora una volta l'esercito utilizzò la mobilitazione della piazza contro i Fratelli Musulmani e Morsi come copertura politica per effettuare il colpo di stato. Alla guida del paese vennero nominati un governo ed un Presidente ad interim per guidare lo Stato per un periodo di transizione che terminò con le elezioni presidenziali del giugno 2014, vinte dall’ex generale Abdel Fattah al-Sisi. Di fatto, sin dal luglio 2013 il potere era saldamente nelle mani di quest'ultimo. La nuova Costituzione, approvata nel gennaio 2014 non solo garantì ai vertici militari ampi poteri e maggiore autonomia rispetto alla Costituzione precedente, per quanto riguardava le questioni di sicurezza nazionale, di bilancio e di giustizia militare, ma trasformò l'esercito in un soggetto costituzionale non sottoposto al controllo delle istituzioni elette.
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