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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-11102013-235517


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
GIANNI, GIACOMO
URN
etd-11102013-235517
Titolo
La gestione francese dei Territori d'Oltremare, dall'AOF all'Operation Serval: il caso del Mali
Dipartimento
SCIENZE POLITICHE
Corso di studi
STUDI INTERNAZIONALI
Relatori
relatore Prof. Vernassa, Maurizio
Parole chiave
  • politica coloniale
  • Mali
  • Francia
  • Operation Serval
Data inizio appello
02/12/2013
Consultabilità
Completa
Riassunto
La gestione francese dei Territori d’Oltremare, dall’A.O.F. all’Opération Serval:
il caso del Mali

Il Mali può essere considerato uno degli stati dell’Africa occidentale in cui la politica coloniale francese ha lasciato maggiormente la propria impronta. Proprio per questo, nell’ambito del lavoro presentato, il paese è stato assunto a simbolo di una profonda analisi che ripercorre la gestione francese dei Territori d’Oltremare dall’epoca coloniale ai giorni nostri. L’intento è quello di dimostrare come esista un sostanziale continuum fra l’amministrazione coloniale parigina e le sue politiche neo-coloniali, una gestione che, pur estendendosi su un arco temporale di più di cento anni, è riuscita a mantenere invariate gran parte delle proprie caratteristiche. In questo contesto è stato effettuato un copioso lavoro di ricerca, attraverso il quale sono state visionate opere storico-geopolitiche soprattutto di autori francesi e inglesi. Un contributo importante è stato poi apportato da un’ampia consultazione della stampa internazionale, attraverso la quale si è riusciti a definire in maniera soddisfacente soprattutto le recenti evoluzioni della situazione in Mali. L’osservazione del caso maliano ha l’obiettivo di condurre il lettore attraverso l’analisi di quei momenti della politica estera francese che sono stati i più esemplificativi del modus operandi parigino in Africa occidentale. In questo senso, il passaggio dall’A.O.F. alla Federazione del Mali si presenta molto significativo. La Federazione era nata con l’intento di creare un nucleo di unità africana dopo i settant’anni di colonizzazione francese, una volontà che Modibo Keita, Presidente della Repubblica del Mali, e Léopold Sédar Senghor, Presidente della Repubblica del Senegal, portarono avanti con forza sin dal 1956, quando la Loi-Cadre Defferre accese un profondo dibattito fra “territorialisti” e “federalisti”. Tuttavia, l’esperienza della Federazione del Mali fallì. La dominazione coloniale, difatti, non aveva certo permesso la nascita di una classe politica esperta e indipendente, i leader di Senegal e Mali caddero così preda di un profondo egoismo politico che determinò il crollò della struttura federale. Inoltre, se si considera la differente gestione coloniale alla quale furono sottoposti Senegal e Mali, si comprenderà che il ruolo giocato da Parigi nell’acutizzare le differenze culturali, economiche, politiche e sociali dei propri possedimenti, abbia ricoperto un ruolo fondamentale nel fallimento di questo progetto federale. Senghor e Keita avevano dunque perso la battaglia contro la balcanizzazione. Una politica che la Francia ha portato avanti sin dal suo arrivo sul continente africano. La forte opposizione al concetto di “unità africana”, nell’intento di applicare uno stringente divide et impera, si tradusse in una netta opposizione alla nascita di progetti di tipo federale. In questo senso i francesi compresero le profonde differenze che intercorrevano fra una colonia e l’altra, quindi non cercarono di stimolare negli africani la ricerca di una comune identità, bensì acutizzarono ancor di più le differenze, concedendo ad ogni paese i mezzi necessari allo sviluppo di differenti personalità politiche. Si svilupparono così numerosi dibattiti, fra cui il più rilevante rimane quello dell’analisi del contrasto che esiste fra diritto all’autodeterminazione e alla secessione, una discussione che ruotava inevitabilmente attorno al problema del mantenimento delle frontiere ereditate dalla colonizzazione. Tuttavia i timori che presero vita a cavallo fra gli anni ’50 e ’60 furono vani, l’Africa non si è frammentata, ma, nonostante ciò, l’attitudine francese alla balcanizzazione ha giocato un ruolo fondamentale anche nell’ambito della recente crisi dell’Azawad. Lo scoppio della rivolta dei tuareg dell’MNLA (Movimento Nazionale di Liberazione dell’Azawad), infatti, può essere considerata il frutto di una balcanizzazione “etnica” portata avanti dal governo di Parigi sin dalla fine del XIX˚ secolo, volta a privare di un’identità comune la moltitudine di tribù ed etnie che abitano il nord del Mali. Tuttavia, piuttosto che un richiamo diretto alla balcanizzazione, l’intervento francese in Mali nell’ambito dell’"Operation Serval" sembra piuttosto il frutto della volontà da parte di Parigi di proseguire il progetto neo-coloniale della Françafrique a difesa dei propri interessi economici. A dimostrazione di ciò si è cercato di osservare le dinamiche esistenti fra Parigi e i governi di Bamako così come la complessa rete di relazioni che lega le potenze occidentali e africane ai movimenti terroritici e indipendentisti.
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