Tesi etd-11102011-171145 |
Link copiato negli appunti
Tipo di tesi
Tesi di dottorato di ricerca
Autore
BARONI, ALESSANDRA
URN
etd-11102011-171145
Titolo
Adlectiones ed adlecti: 69 - 235 d.C.
Settore scientifico disciplinare
L-ANT/03
Corso di studi
STORIA
Relatori
tutor Prof. Foraboschi, Daniele
Parole chiave
- adlectio inter aedilicios
- adlectio inter consulares
- adlectio inter praetorios
- adlectio inter quaestorios
- adlectio inter tribunicios
- cursus honorum
- epigrafia
- epigraphy
- esercito romano
- fasti consulares
- I - III sec. AD
- legati Augusti pro praetore
- prosopografia senatoria
- roman army
- roman imperial senate
- senato romano imperiale
- senatorial prosopography
Data inizio appello
16/12/2011
Consultabilità
Completa
Riassunto
La procedura dell’adlectio ― intesa nella particolare accezione di iscrizione di un nuovo senatore, per lo più proveniente dall’ordine equestre, nei ranghi dell’amplissimus ordo attraverso l’inserimento in un determinato rango al di sopra della magistratura d’entrata dalla quale si trova così dispensato ― non esisteva precedentemente all’imperatore Claudio, di cui è, in un certo senso, una creazione, e non comparve, secondo le fonti a nostra disposizione, prima della lectio senatus del 48 d.C. quando l’imperatore la introdusse mentre era investito dei poteri censorii insieme al collega e tre volte console L. Vitellio. Fu dunque il primo imperatore a immettere nei ranghi del Senato individui che non appartenevano ancora all’ordo senatorius, senza che essi avessero rivestito precedentemente alcuna delle magistrature repubblicane: allo stato attuale delle conoscenze, Claudio fece un uso piuttosto moderato della adlectio introduttiva in Senato, senza dubbio perché il numero dei membri dell’assemblea non doveva discostarsi troppo da quello prescritto di seicento, e comunque la sua scelta dovette essere effettuata esclusivamente tra gli italici e i provinciali che disponevano del ius honorum; non si conoscono, secondo la documentazione disponibile, che quattro adlecti di questo imperatore.
Fu Vespasiano che, a partire dal 69 d.C., utilizzò questa procedura di accesso al Senato nel modo più esteso; va considerato a questo proposito che il numero dei senatori, in seguito alle persecuzioni e ai processi de maiestate di Nerone e, successivamente, alla guerra civile del 68 – 69 d.C., si era vistosamente ridotto lasciando un vuoto che doveva essere colmato nel più breve tempo possibile. Vespasiano quindi procedette immediatamente, subito dopo la sua acclamazione da parte delle truppe il 1 Luglio del 69, secondo quanto testimonia Tacito ( Hist. II, 82, 2 ), a delle nomine, effettuate quando non deteneva ufficialmente la censoria potestas, mentre si trovava ancora in Oriente, per ricompensare un certo numero di suoi partigiani. J. Devrecker ne conta sette, forse otto, cui dovrebbe essere aggiunto secondo A. Chastagnol anche M. Annius Messala: personalmente ritengo che, sicuramente, si possa parlare solo di due nomine antecedenti la censura del 73/74, in quanto testimoniate direttamente dalle fonti, e cioè di Plotius Grypus, adlectus inter tribunicios, e Sex. Lucilius Bassus, adlectus inter praetorios. In ogni caso in numero più consistente di adlectiones venne attuato durante la censura del 73/74 d.C., anche se non siamo in grado di stabilire con precisione quanto vasto sia stato il fenomeno finalizzato al riempimento delle depauperate file del Senato: noi verosimilmente conosciamo soltanto una frazione del numero reale di nuovi senatori che vennero ammessi tra gli ex questori, tribuni, edili e pretori ( i più dotti studi in materia ne enumerano 21/22, cfr. le opere fondamentali di W. Eck, G. W. Houston, J. Devreker, A. Chastagnol ), ma è necessario presupporre che vi fu un gruppo piuttosto vasto di adlecti che fecero il loro ingresso nella Curia. Durante la censura congiunta con Tito nell‘ Apr. – Mag. 73 / Apr. – Mag. 74 d.C. Vespasiano accordò inoltre anche un certo numero di adlectiones “interne”; si tratta di un significato aggiuntivo che il termine adlectio viene ad assumere almeno a partire dal principato di Vespasiano: esso può indicare anche il passaggio ad una classe di rango superiore di un personaggio già appartenente alla Curia, ad esempio un senatore di rango questorio che attraverso una adlectio inter tribunicios può essere messo in grado di ricoprire la pretura, oppure attraverso una adlectio inter praetorios può immediatamente ricoprire incarichi di rango pretorio e concorrere per il consolato ( si veda ad esempio il caso di L. Flavius Silva Nonius Bassus ).
Va comunque tenuto presente che l’adlectio, intesa nel senso di promozione di individui di origine non senatoria direttamente in una classe di ex magistrati ( i quaestorii, i tribunicii, gli aedilicii e i praetorii ) che consentiva l’accesso diretto alla Curia, per quanto abbia rappresentato una delle cause più rilevanti nei mutamenti della composizione del Senato a partire dal principato di Vespasiano in poi, non costituiva la procedura tradizionale di rinnovamento dei ranghi della massima assemblea in periodi di stabilità politica: molto più praticata era la collazione del laticlavio, vale a dire l’adlectio in amplissimum ordinem, grazie alla quale giovani membri dell’ordine equestre venivano ammessi nel massimo ordine, non ottenendo però l’ingresso vero e proprio in Senato.
Il rinnovamento nella composizione del Senato ebbe come portato fondamentale anche la modificazione e diversificazione della base regionale di origine dei suoi membri. Già durante il principato di Nerone, anche se la Curia era prevalentemente costituita da elementi romano – italici, alcuni homines novi provinciali, tra cui spiccano gli originari della Spagna e della Gallia Narbonensis ( in misura minore possiamo citare anche gli Orientali che beneficiarono del filellenismo di Nerone ) fecero il loro ingresso in Senato. Fu sotto il principato di Vespasiano, comunque, che il numero dei provinciali presenti in Senato aumentò drasticamente, tanto che si è giunti a quantificarli in circa un terzo dei membri dell’amplissimus ordo; l’apporto più significativo venne proprio dalle aree altamente romanizzate della Spagna meridionale e della Gallia meridionale, non che dalle province orientali di lingua greca.
La particolarità che emerge dall’analisi della provenienza geografica dei tre adlecti che vennero immessi nei ranghi del Senato durante il principato di Domiziano, e dei tre incerti collocabili tra Domiziano e Traiano, è che cinque di essi provengono dalle province orientali. Si tratta di M. Arruntius Claudianus ( Xanthos, Lycia ), Ti. Claudius Sacerdos Iulianus ( Asia Minore ) – adlecti di Domiziano - C. Iulius Alexander ( figlio del re Tigrane V di Armenia ), C. Caristanius Iulianus ( Antiochia, Pisidia ), C. Claudius Severus ( Pompeiopolis, Paphlagonia ) - incerti - . Il terzo cooptato in Senato da Domiziano, L. Iulius Ursus, mi ha portato a presupporre che la sua l’adlectio sarebbe potuta avvenire, anzi, è piuttosto probabile che sia avvenuta, già nell’83, quando Domiziano non disponeva ancora dei poteri censorii: come già era avvenuto con le adlectiones di Vespasiano del 69 e del 70 d.C., non era strettamente necessario che l’imperatore detenesse la censoria potestas per immettere nuovi membri in una classe di ex magistrati, anche se ufficialmente la nomina di nuovi membri dell’ordo, l’elevazione di un certo numero di famiglie al patriziato e la revisione dell’albo rimanevano formalmente connessi con l’esercizio della censura. Quando poi Domiziano assunse il titolo di censor perpetuus, la censura si trasformò in una sorta di diritto permanente dell’imperatore, e dopo il regno di Domiziano perse anche le caratteristiche specifiche del potere censorio: da quel momento in poi gli imperatori ebbero la prerogativa di elevare homines novi nei ranghi dell’amplissimus ordo in qualunque momento e per qualsiasi motivo sembrasse loro opportuno.
L’unico adlectus sicuramente attribuibile a Nerva è T. Mustius Hostilius Fabricius Medulla Augurinus, cooptato tra gli ex tribuni, mentre sicuramente attribuibili a Traiano sono quattro nuovi senatori, tra cui vale la pena di segnalare Lusius Quietus, il princeps Maurorum comandante dello squadrone di cavalieri Mauri symmacharii che partecipò alle Guerre Daciche e alla Guerra Partica di Traiano; in seguito al successo riportato nel sedare l’insurrezione giudaica in Mesopotamia, che alcune fonti descrivono come una vera e propria strage ( EUS., Chr.,II, 196 e; OROS., Hist. adv. pag. VII, 12, 7 ) Quietus nel 116 o nel 117 d.C. venne adlectus inter praetorios.
Durante il principato di Adriano, per quanto consentono di determinare le fonti di cui disponiamo, il numero di homines novi immessi in Senato attraverso la procedura dell’adlectio più che limitato, come sotto il suo successore Antonino Pio, è prevalentemente orientato alla cooptazione in classi di rango inferiori, vale a dire tra i tribunicii o gli aedilicii ( 6 casi ), volta all’immissione nella Curia di nuovi e più giovani senatori ad uno stadio meno avanzato della carriera. Sia le cooptazioni nell’amplissimus ordo in classi di rango più precoci da un lato, sia il numero limitato di adlectiones dall’altro stanno a significare, sostanzialmente, che non vi era necessità immediata di praetorii per colmare, ad esempio, i vuoti creatisi tra i legati legionis dovuti al protrarsi di conflitti bellici come accadrà sotto Marco Aurelio, e, dall’altro, che il numero dei senatori rimase stabile e non subì delle variazioni significative tali da dover colmare velocemente i ranghi dell’ordo, come era accaduto all’inizio del principato di Vespasiano. Tutto ciò viene a confermare l’impressione che l’adlectio vera e propria, e soprattutto quella inter praetorios, mantenga la sua caratteristica di provvedimento “straordinario” da parte dell’imperatore, rimanendo connessa a momenti di instabilità politico – militare che causano perdite nel numero dei senatori non colmabili attraverso i canali regolari.
Nel corso del regno di Antonino Pio ( 138 – 161 d.C. ) l’esiguo numero di adlectiones di cui abbiamo testimonianza ( secondo le fonti disponibili soltanto due casi ) potrebbe essere indicativo della stabilità politico – militare lo caratterizzò, tale da non richiedere interventi straordinari da parte dell’imperatore per integrare lacune nella Curia.
Un cambiamento significativo nella tipologia degli adlecti e nelle motivazioni alla base della loro cooptazione si verifica a partire dal regno di Marco Aurelio. Quello che è possibile constatare ad una prima analisi è che, a partire dal regno di questo imperatore, si assiste ad un utilizzo della adlectio inter praetorios funzionale all’acquisizione in tempi rapidi di militari fidati e di provata esperienza provenienti dall’ordine equestre, da impiegare in funzioni tradizionalmente riservate ai senatori, sui vari teatri di scontri militari per fare fronte alle perdite che erano state causate dalla peste e dai conflitti sia a oriente che sul fronte danubiano. Antecedentemente, come abbiamo osservato, gli imperatori elevano homines novi alla dignità senatoria tra gli ex magistrati come ricompensa per incarichi svolti o nell’amministrazione civile o nell’esercito ( in alcuni casi l’adlectio riguarda personaggi già membri dell’amplissimus ordo e rappresenta un avanzamento di classe di rango ), oppure come premio per i propri sostenitori al momento di un avvicendamento al trono, o ancora come mezzo per soddisfare le ambizioni di ascesa sociale delle élites municipali e per espandere la base di reclutamento dell’ordo. E’ solo a partire da Marco Aurelio che assistiamo a delle cooptazioni tra gli ex pretori di esperti e leali viri militares che in tal modo divenivano immediatamente utilizzabili negli scenari militari ove si erano avute delle perdite di comandanti, come ad esempio P. Helvius Pertinax e M. Macrinus Avitus Catonius Vindex. Una seconda tipologia di adlecti caratteristica del regno di Marco Aurelio è rappresentata da personaggi che svolsero carriere equestri pressoché complete, giungendone quasi all’apice, e vennero poi cooptati in Senato tardivamente, come ricompensa dopo un lungo servizio nell’entourage imperiale ( L. Volusius Maecianus, T. Varius Clemens etc. ). Durante il regno di Commodo vale la pena di segnalare il primo caso di adlectio inter consulares: ne fu oggetto P. Taruttienus Paternus, che venne attraverso questa cooptazione tra gli ex consoli allontanato dalla prefettura del pretorio.
Un considerevole segno di rottura con il passato e con le pratiche in uso presso gli imperatori precedenti fu rappresentato dal trattamento che Settimio Severo riservò al suo prefetto del pretorio C. Fulvius Plautianus: probabilmente già nel 197 d.C. venne insignito degli ornamenta consularia e, rimasto in carica dal 200 circa unico prefetto del pretorio, nel 203 d.C. ricoprì il secondo consolato ordinario ( forse antecedentemente a questo evento si potrebbe presupporre una sua adlectio inter praetorios ). Il consolato di Plautianus si pone come un infrangimento delle convenzioni dal momento che egli, dopo aver ottenuto la dignità senatoria, rimase in carica come prefetto del pretorio. Inoltre il suo secondo consolato, prestigiosamente ordinario e non semplicemente suffecto, presuppone una equiparazione degli ornamenta consularia all’aver ricoperto effettivamente la magistratura. Che l’equiparazione degli ornamenta al consolato effettivamente ricoperto fosse una notevole deviazione dalla prassi può essere dimostrato anche dalla successiva condotta di Macrino, come ci viene narrata da Cassio Dione ( LXXVIII, 13, 1 -2 ): infatti quest’ultimo avrebbe rifiutato di farsi chiamare console per la seconda volta quando ottenne il consolato per l’anno successivo ( 218 d.C. ), per far sì che gli ornamenta da lui precedentemente ottenuti non venissero conteggiati come un consolato effettivo. La pratica dell’iterazione del consolato successiva al solo ottenimento degli ornamenta consularia dopo la tragica fine e la damnatio memoriae di Plauziano non cadde in disuso, anzi, venne ulteriormente praticata dal dal successore di Settimio, suo figlio Caracalla. Egli infatti, pur evitando di ripetere l’errore del padre, e cioè di conferire la dignità senatoria ad un prefetto del pretorio ancora in carica, promosse due ex appartenenti all’ordine equestre insigniti degli ornamenta consularia ( o adlecti inter consulares ) al secondo consolato ordinario: Q. Maecius Laetus e T. Messius Extricatus.
Dopo la caduta di Macrino nel 218 d.C., Cassio Dione ( LXXIX, 4, 1 – 2 ) ci narra anche che Elagabalo ricolmò di onori il suo ex prefetto del pretorio e praefectus urbi in carica P. Valerius Comazon, conferendogli gli ornamenta consularia e facendolo due volte console ( sulla base dei precedenti ornamenta ); l’ascesa sensazionale di Comazon, fino alla concessione del secondo consolato ordinario del 220, può essere intesa soltanto se collocata nell’ambito delle vicissitudini politiche dell’usurpazione e della guerra civile. Tuttavia la rapida la carriera di Comazon non rappresenta una frattura nell’usuale protocollo come quella di Plautianus. Né Caracalla né Elagabalo nominarono ufficiali equestri in carica a posizioni senatorie: Laetus ed Extricatus si erano già ritirati dal servizio equestre prima dei loro secondi consolati ordinari del 215 e del 217 d.C. Quindi non ci sarebbero molte prove documentarie a supportare la dubbiosa testimonienza della Historia Augusta riguardo al regno di Elagabalo, che avrebbe cooptato in Senato chiunque senza distinzione di età, status o genere: HA, Heliog., VI, 2 in senatum legit sine discrimine aetatis, census, generis pecuniae merito. L’ Historia Augusta, Alex., XXI, 3 – 5, riferisce anche riguardo alla politica adottata da Severo Alessandro in merito alla concessione della dignità senatoria ai suoi prefetti del pretorio, descrivendo da una prospettiva senatoria di tardo IV secolo il quadro del comportamento di un imperatore modello. Il passo riferisce che Alessandro Praefectis praetorii suis senatoriam addidit dignitatem, cioè conferì la dignità senatoria ai suoi prefetti del pretorio così che entrambi potessero di fatto essere ed essere dichiarati viri clarissimi, il che in precedenza era stato fatto di rado o non fatto del tutto, tanto che se un imperatore aveva in animo di nominare un successore del prefetto del pretorio, inviava a quest’ultimo una tunica laticlavia attraverso un suo liberto, fatto più volte sottolineato in molte biografie da Marius Maximus. Il biografo di Severo Alessandro, in modo confuso e contraddittorio, presuppone erroneamente, come risulta dal resoconto, che in precedenza i prefetti del pretorio fossero stati solo raramente clarissimi, implicando una infondata equivalenza tra gli ornamenta e l’appartenenza al Senato a pieno titolo: la presunta “riforma”di Severo Alessandro sarebbe quindi una creazione dell’immaginazione del biografo, come concorda la maggioranza degli studiosi.
Un’altra categoria di personaggi che vennero adlecti inter consulares ( sempre nel periodo compreso tra Settimio Severo ed Elagabalo ) è rappresentata da coloro che vennero insigniti di tali onorificenze dopo incarichi civili nell’amministrazione - Aelius Antipater, ab epistulis graecis, Marcius Claudius Agrippa, a cognitionibus/ab epistulis – o dopo incarichi militari – Aelius Triccianus, praefectus della legio II Parthica, Claudius Aelius Pollio, ex centurione -.
Fu Vespasiano che, a partire dal 69 d.C., utilizzò questa procedura di accesso al Senato nel modo più esteso; va considerato a questo proposito che il numero dei senatori, in seguito alle persecuzioni e ai processi de maiestate di Nerone e, successivamente, alla guerra civile del 68 – 69 d.C., si era vistosamente ridotto lasciando un vuoto che doveva essere colmato nel più breve tempo possibile. Vespasiano quindi procedette immediatamente, subito dopo la sua acclamazione da parte delle truppe il 1 Luglio del 69, secondo quanto testimonia Tacito ( Hist. II, 82, 2 ), a delle nomine, effettuate quando non deteneva ufficialmente la censoria potestas, mentre si trovava ancora in Oriente, per ricompensare un certo numero di suoi partigiani. J. Devrecker ne conta sette, forse otto, cui dovrebbe essere aggiunto secondo A. Chastagnol anche M. Annius Messala: personalmente ritengo che, sicuramente, si possa parlare solo di due nomine antecedenti la censura del 73/74, in quanto testimoniate direttamente dalle fonti, e cioè di Plotius Grypus, adlectus inter tribunicios, e Sex. Lucilius Bassus, adlectus inter praetorios. In ogni caso in numero più consistente di adlectiones venne attuato durante la censura del 73/74 d.C., anche se non siamo in grado di stabilire con precisione quanto vasto sia stato il fenomeno finalizzato al riempimento delle depauperate file del Senato: noi verosimilmente conosciamo soltanto una frazione del numero reale di nuovi senatori che vennero ammessi tra gli ex questori, tribuni, edili e pretori ( i più dotti studi in materia ne enumerano 21/22, cfr. le opere fondamentali di W. Eck, G. W. Houston, J. Devreker, A. Chastagnol ), ma è necessario presupporre che vi fu un gruppo piuttosto vasto di adlecti che fecero il loro ingresso nella Curia. Durante la censura congiunta con Tito nell‘ Apr. – Mag. 73 / Apr. – Mag. 74 d.C. Vespasiano accordò inoltre anche un certo numero di adlectiones “interne”; si tratta di un significato aggiuntivo che il termine adlectio viene ad assumere almeno a partire dal principato di Vespasiano: esso può indicare anche il passaggio ad una classe di rango superiore di un personaggio già appartenente alla Curia, ad esempio un senatore di rango questorio che attraverso una adlectio inter tribunicios può essere messo in grado di ricoprire la pretura, oppure attraverso una adlectio inter praetorios può immediatamente ricoprire incarichi di rango pretorio e concorrere per il consolato ( si veda ad esempio il caso di L. Flavius Silva Nonius Bassus ).
Va comunque tenuto presente che l’adlectio, intesa nel senso di promozione di individui di origine non senatoria direttamente in una classe di ex magistrati ( i quaestorii, i tribunicii, gli aedilicii e i praetorii ) che consentiva l’accesso diretto alla Curia, per quanto abbia rappresentato una delle cause più rilevanti nei mutamenti della composizione del Senato a partire dal principato di Vespasiano in poi, non costituiva la procedura tradizionale di rinnovamento dei ranghi della massima assemblea in periodi di stabilità politica: molto più praticata era la collazione del laticlavio, vale a dire l’adlectio in amplissimum ordinem, grazie alla quale giovani membri dell’ordine equestre venivano ammessi nel massimo ordine, non ottenendo però l’ingresso vero e proprio in Senato.
Il rinnovamento nella composizione del Senato ebbe come portato fondamentale anche la modificazione e diversificazione della base regionale di origine dei suoi membri. Già durante il principato di Nerone, anche se la Curia era prevalentemente costituita da elementi romano – italici, alcuni homines novi provinciali, tra cui spiccano gli originari della Spagna e della Gallia Narbonensis ( in misura minore possiamo citare anche gli Orientali che beneficiarono del filellenismo di Nerone ) fecero il loro ingresso in Senato. Fu sotto il principato di Vespasiano, comunque, che il numero dei provinciali presenti in Senato aumentò drasticamente, tanto che si è giunti a quantificarli in circa un terzo dei membri dell’amplissimus ordo; l’apporto più significativo venne proprio dalle aree altamente romanizzate della Spagna meridionale e della Gallia meridionale, non che dalle province orientali di lingua greca.
La particolarità che emerge dall’analisi della provenienza geografica dei tre adlecti che vennero immessi nei ranghi del Senato durante il principato di Domiziano, e dei tre incerti collocabili tra Domiziano e Traiano, è che cinque di essi provengono dalle province orientali. Si tratta di M. Arruntius Claudianus ( Xanthos, Lycia ), Ti. Claudius Sacerdos Iulianus ( Asia Minore ) – adlecti di Domiziano - C. Iulius Alexander ( figlio del re Tigrane V di Armenia ), C. Caristanius Iulianus ( Antiochia, Pisidia ), C. Claudius Severus ( Pompeiopolis, Paphlagonia ) - incerti - . Il terzo cooptato in Senato da Domiziano, L. Iulius Ursus, mi ha portato a presupporre che la sua l’adlectio sarebbe potuta avvenire, anzi, è piuttosto probabile che sia avvenuta, già nell’83, quando Domiziano non disponeva ancora dei poteri censorii: come già era avvenuto con le adlectiones di Vespasiano del 69 e del 70 d.C., non era strettamente necessario che l’imperatore detenesse la censoria potestas per immettere nuovi membri in una classe di ex magistrati, anche se ufficialmente la nomina di nuovi membri dell’ordo, l’elevazione di un certo numero di famiglie al patriziato e la revisione dell’albo rimanevano formalmente connessi con l’esercizio della censura. Quando poi Domiziano assunse il titolo di censor perpetuus, la censura si trasformò in una sorta di diritto permanente dell’imperatore, e dopo il regno di Domiziano perse anche le caratteristiche specifiche del potere censorio: da quel momento in poi gli imperatori ebbero la prerogativa di elevare homines novi nei ranghi dell’amplissimus ordo in qualunque momento e per qualsiasi motivo sembrasse loro opportuno.
L’unico adlectus sicuramente attribuibile a Nerva è T. Mustius Hostilius Fabricius Medulla Augurinus, cooptato tra gli ex tribuni, mentre sicuramente attribuibili a Traiano sono quattro nuovi senatori, tra cui vale la pena di segnalare Lusius Quietus, il princeps Maurorum comandante dello squadrone di cavalieri Mauri symmacharii che partecipò alle Guerre Daciche e alla Guerra Partica di Traiano; in seguito al successo riportato nel sedare l’insurrezione giudaica in Mesopotamia, che alcune fonti descrivono come una vera e propria strage ( EUS., Chr.,II, 196 e; OROS., Hist. adv. pag. VII, 12, 7 ) Quietus nel 116 o nel 117 d.C. venne adlectus inter praetorios.
Durante il principato di Adriano, per quanto consentono di determinare le fonti di cui disponiamo, il numero di homines novi immessi in Senato attraverso la procedura dell’adlectio più che limitato, come sotto il suo successore Antonino Pio, è prevalentemente orientato alla cooptazione in classi di rango inferiori, vale a dire tra i tribunicii o gli aedilicii ( 6 casi ), volta all’immissione nella Curia di nuovi e più giovani senatori ad uno stadio meno avanzato della carriera. Sia le cooptazioni nell’amplissimus ordo in classi di rango più precoci da un lato, sia il numero limitato di adlectiones dall’altro stanno a significare, sostanzialmente, che non vi era necessità immediata di praetorii per colmare, ad esempio, i vuoti creatisi tra i legati legionis dovuti al protrarsi di conflitti bellici come accadrà sotto Marco Aurelio, e, dall’altro, che il numero dei senatori rimase stabile e non subì delle variazioni significative tali da dover colmare velocemente i ranghi dell’ordo, come era accaduto all’inizio del principato di Vespasiano. Tutto ciò viene a confermare l’impressione che l’adlectio vera e propria, e soprattutto quella inter praetorios, mantenga la sua caratteristica di provvedimento “straordinario” da parte dell’imperatore, rimanendo connessa a momenti di instabilità politico – militare che causano perdite nel numero dei senatori non colmabili attraverso i canali regolari.
Nel corso del regno di Antonino Pio ( 138 – 161 d.C. ) l’esiguo numero di adlectiones di cui abbiamo testimonianza ( secondo le fonti disponibili soltanto due casi ) potrebbe essere indicativo della stabilità politico – militare lo caratterizzò, tale da non richiedere interventi straordinari da parte dell’imperatore per integrare lacune nella Curia.
Un cambiamento significativo nella tipologia degli adlecti e nelle motivazioni alla base della loro cooptazione si verifica a partire dal regno di Marco Aurelio. Quello che è possibile constatare ad una prima analisi è che, a partire dal regno di questo imperatore, si assiste ad un utilizzo della adlectio inter praetorios funzionale all’acquisizione in tempi rapidi di militari fidati e di provata esperienza provenienti dall’ordine equestre, da impiegare in funzioni tradizionalmente riservate ai senatori, sui vari teatri di scontri militari per fare fronte alle perdite che erano state causate dalla peste e dai conflitti sia a oriente che sul fronte danubiano. Antecedentemente, come abbiamo osservato, gli imperatori elevano homines novi alla dignità senatoria tra gli ex magistrati come ricompensa per incarichi svolti o nell’amministrazione civile o nell’esercito ( in alcuni casi l’adlectio riguarda personaggi già membri dell’amplissimus ordo e rappresenta un avanzamento di classe di rango ), oppure come premio per i propri sostenitori al momento di un avvicendamento al trono, o ancora come mezzo per soddisfare le ambizioni di ascesa sociale delle élites municipali e per espandere la base di reclutamento dell’ordo. E’ solo a partire da Marco Aurelio che assistiamo a delle cooptazioni tra gli ex pretori di esperti e leali viri militares che in tal modo divenivano immediatamente utilizzabili negli scenari militari ove si erano avute delle perdite di comandanti, come ad esempio P. Helvius Pertinax e M. Macrinus Avitus Catonius Vindex. Una seconda tipologia di adlecti caratteristica del regno di Marco Aurelio è rappresentata da personaggi che svolsero carriere equestri pressoché complete, giungendone quasi all’apice, e vennero poi cooptati in Senato tardivamente, come ricompensa dopo un lungo servizio nell’entourage imperiale ( L. Volusius Maecianus, T. Varius Clemens etc. ). Durante il regno di Commodo vale la pena di segnalare il primo caso di adlectio inter consulares: ne fu oggetto P. Taruttienus Paternus, che venne attraverso questa cooptazione tra gli ex consoli allontanato dalla prefettura del pretorio.
Un considerevole segno di rottura con il passato e con le pratiche in uso presso gli imperatori precedenti fu rappresentato dal trattamento che Settimio Severo riservò al suo prefetto del pretorio C. Fulvius Plautianus: probabilmente già nel 197 d.C. venne insignito degli ornamenta consularia e, rimasto in carica dal 200 circa unico prefetto del pretorio, nel 203 d.C. ricoprì il secondo consolato ordinario ( forse antecedentemente a questo evento si potrebbe presupporre una sua adlectio inter praetorios ). Il consolato di Plautianus si pone come un infrangimento delle convenzioni dal momento che egli, dopo aver ottenuto la dignità senatoria, rimase in carica come prefetto del pretorio. Inoltre il suo secondo consolato, prestigiosamente ordinario e non semplicemente suffecto, presuppone una equiparazione degli ornamenta consularia all’aver ricoperto effettivamente la magistratura. Che l’equiparazione degli ornamenta al consolato effettivamente ricoperto fosse una notevole deviazione dalla prassi può essere dimostrato anche dalla successiva condotta di Macrino, come ci viene narrata da Cassio Dione ( LXXVIII, 13, 1 -2 ): infatti quest’ultimo avrebbe rifiutato di farsi chiamare console per la seconda volta quando ottenne il consolato per l’anno successivo ( 218 d.C. ), per far sì che gli ornamenta da lui precedentemente ottenuti non venissero conteggiati come un consolato effettivo. La pratica dell’iterazione del consolato successiva al solo ottenimento degli ornamenta consularia dopo la tragica fine e la damnatio memoriae di Plauziano non cadde in disuso, anzi, venne ulteriormente praticata dal dal successore di Settimio, suo figlio Caracalla. Egli infatti, pur evitando di ripetere l’errore del padre, e cioè di conferire la dignità senatoria ad un prefetto del pretorio ancora in carica, promosse due ex appartenenti all’ordine equestre insigniti degli ornamenta consularia ( o adlecti inter consulares ) al secondo consolato ordinario: Q. Maecius Laetus e T. Messius Extricatus.
Dopo la caduta di Macrino nel 218 d.C., Cassio Dione ( LXXIX, 4, 1 – 2 ) ci narra anche che Elagabalo ricolmò di onori il suo ex prefetto del pretorio e praefectus urbi in carica P. Valerius Comazon, conferendogli gli ornamenta consularia e facendolo due volte console ( sulla base dei precedenti ornamenta ); l’ascesa sensazionale di Comazon, fino alla concessione del secondo consolato ordinario del 220, può essere intesa soltanto se collocata nell’ambito delle vicissitudini politiche dell’usurpazione e della guerra civile. Tuttavia la rapida la carriera di Comazon non rappresenta una frattura nell’usuale protocollo come quella di Plautianus. Né Caracalla né Elagabalo nominarono ufficiali equestri in carica a posizioni senatorie: Laetus ed Extricatus si erano già ritirati dal servizio equestre prima dei loro secondi consolati ordinari del 215 e del 217 d.C. Quindi non ci sarebbero molte prove documentarie a supportare la dubbiosa testimonienza della Historia Augusta riguardo al regno di Elagabalo, che avrebbe cooptato in Senato chiunque senza distinzione di età, status o genere: HA, Heliog., VI, 2 in senatum legit sine discrimine aetatis, census, generis pecuniae merito. L’ Historia Augusta, Alex., XXI, 3 – 5, riferisce anche riguardo alla politica adottata da Severo Alessandro in merito alla concessione della dignità senatoria ai suoi prefetti del pretorio, descrivendo da una prospettiva senatoria di tardo IV secolo il quadro del comportamento di un imperatore modello. Il passo riferisce che Alessandro Praefectis praetorii suis senatoriam addidit dignitatem, cioè conferì la dignità senatoria ai suoi prefetti del pretorio così che entrambi potessero di fatto essere ed essere dichiarati viri clarissimi, il che in precedenza era stato fatto di rado o non fatto del tutto, tanto che se un imperatore aveva in animo di nominare un successore del prefetto del pretorio, inviava a quest’ultimo una tunica laticlavia attraverso un suo liberto, fatto più volte sottolineato in molte biografie da Marius Maximus. Il biografo di Severo Alessandro, in modo confuso e contraddittorio, presuppone erroneamente, come risulta dal resoconto, che in precedenza i prefetti del pretorio fossero stati solo raramente clarissimi, implicando una infondata equivalenza tra gli ornamenta e l’appartenenza al Senato a pieno titolo: la presunta “riforma”di Severo Alessandro sarebbe quindi una creazione dell’immaginazione del biografo, come concorda la maggioranza degli studiosi.
Un’altra categoria di personaggi che vennero adlecti inter consulares ( sempre nel periodo compreso tra Settimio Severo ed Elagabalo ) è rappresentata da coloro che vennero insigniti di tali onorificenze dopo incarichi civili nell’amministrazione - Aelius Antipater, ab epistulis graecis, Marcius Claudius Agrippa, a cognitionibus/ab epistulis – o dopo incarichi militari – Aelius Triccianus, praefectus della legio II Parthica, Claudius Aelius Pollio, ex centurione -.
File
Nome file | Dimensione |
---|---|
Adlectio..._d.C..pdf | 6.87 Mb |
Contatta l’autore |