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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-11082023-103009


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
MATTEI, JONATHAN
URN
etd-11082023-103009
Titolo
Le ipotesi di rinnovazione dell'istruzione dibattimentale. Alla ricerca di una equilibrata disciplina normativa, tra esigenze garantistiche e logiche dell'efficienza.
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Prof. Marzaduri, Enrico
Parole chiave
  • applicazioni giurisprudenziali
  • efficienza giudiziaria
  • garanzie probatorie
  • processo penale
  • riforma Cartabia
  • rinnovazione dell'istruzione dibattimentale
Data inizio appello
04/12/2023
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
04/12/2093
Riassunto
Il presente studio si propone di andare alla ricerca dell'attuale volto delle garanzie probatorie: vere e proprie protagoniste della svolta accusatoria del tutt'ora unico codice di rito repubblicano, rischiano di soccombere di fronte all'emergere di un nuovo attore sulla scena processuale penale: l'efficienza giudiziaria. Il legislatore va compulsivamente alla ricerca di misure idonee a determinare una contrazione temporale, dovendo aver necessariamente di mira - come limpidamente rilevato dalla Consulta - la circostanza per cui non rileva la durata di qualsivoglia processo penale, bensì di un processo penale giusto, nella misura in cui in esso trovano usbergo talune garanzie fondamentali. Nell'incontro tra garanzie ed efficienza, quindi, le prime possono venir bilanciate, ponderate, giammai semplicemente elise, dimenticate, travolte nel mare magnum dell'efficientismo.
La riflessione generale trova traduzione concreta nell'analisi dell'istituto della rinnovazione dell'istruzione probatoria, in cui - forse più di altri - è evidente lo scontro tra contraddittorio nella formazione della prova, oralità ed immediatezza da un lato, e logiche dell'efficienza dall'altro. L'istituto è stato capace negli anni di generare rilevanti incertezze applicative, come testimoniano i numerosi interventi a Sezioni Unite e della giurisprudenza costituzionale che, più che chiarire, hanno generato un tumulto nell'animo del giurista di stampo accusatorio. L'istituto della rinnovazione dell'istruzione dibattimentale a seguito di mutamento del giudice è stato interessato da una celebre sentenza costituzionale (n. 134 del 2019) e da una immediatamentente successiva sentenza della Cassazione a Sez. U. (Bajrami). Ben 5 sono stati invece gli arresti a Sez. U. che hanno interessato l'istituto della rinnovazione dell'istruzione dibattimentale in grado di appello (Dasgupta, Patalano, Troise, Cremonini, Dine) ed uno recentemente mancato (Mannucci), mentre la Consulta è recentemente intervenuta per salvare la legittimità costituzionale dell'art. 603, c. 3-bis, c.p.p. per come interpretato dal diritto vivente, nel senso di imporre l'obbligo di rinnovazione anche quando ad essere appellata dal pubblico ministero è una sentenza di proscioglimento resa all'esito di un giudizio abbreviato non condizionato. Il florilegio giurisprudenziale nazionale è stato poi accompagnato, sostenuto, incoraggiato, e per certi versi anticipato dalla giurisprudenza della Corte EDU, alla quale la giurisprudenza nazionale ha guardato come laboratorio di giustizia efficiente, nel suo tipico incedere compensativo.
L'attuale volto del principio di immediatezza viene poi analizzato all'esito delle ultime modifiche apportate dal d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150 (riforma Cartabia). In primo grado, il principio - sotteso alla regola dell'immutabilità del giudice dibattimentale di cui all'art. 525, c. 2, c.p.p. - viene sostituito nella sua accezione di "immediatezza tradizionale" in un più moderna di "immediatezza tecnologica" ai sensi dell'art. 495, c. 4-ter, c.p.p., mentre in secondo grado, la nuova formulazione dell'art. 603, c. 3-bis, c.p.p., accogliendo le perplessità avanzate dalla dottrina con riferimento all'obbligo di rinnovazione applicato ad un giudizio abbreviato semplice, sembra spezzare il nesso strettissimo instaurato dalla giurisprudenza a Sez. U. tra canone B.A.R.D. da un lato, contraddittorio, oralità, immediatezza dall'altro.
Il percorso d'analisi porta necessariamente ad interrogarsi sul futuro del povero accusatorio: a trent'anni dalla svolta originaria, ciò che era nelle idee dei nobili codificatori, è rimasto soltanto in carta, mentre la prassi si è rivolta verso ben più bassi lidi applicativi. Lo spostamento del baricentro del sistema penale sembra essere - più o meno consapevolmente - sostenuto dalle modifiche della riforma Cartabia.
Un ulteriore prospettiva de iure condendo, cui il presente studio dedica attenzione, riguarda la sussumibilità del mezzo d'appello all'interno dell'archetipo accusatorio. Che spazio residua all'appello in un impianto che valorizza contraddittorio, oralità, immediatezza in primo grado? Esiste una disposizione costituzionale che fornisce copertura costituzionale all'appello? Qual è la forza di resistenza dell'appello nel nostro sistema dogmatico? Laddove ci si determinasse nel senso dell'appello quale inconveniente necessario, è forse il caso di interrogarsi quanto meno su una sua limitazione di tipo soggettivo, sottraendo al pubblico ministero la possibilità di proporre appello ? Tale opzione porrebbe fine alle annose contese esegetiche in ordine all'art. 603, c. 3-bis, c.p.p. ed è un tema di corrente dibattito, come testimonia il D.D.L. Nordio.

This study aims to go in search of the current face of evidentiary guarantees: true protagonists of the accusatory turn of the still unique republican ritual code, they risk succumbing in the face of the emergence of a new actor on the criminal trial scene: judicial efficiency. The legislature compulsively goes in search of suitable measures to bring about a contraction in time, necessarily having in its sights - as limpidly noted by the Constitutional Court - the circumstance whereby it is not the length of any criminal trial that matters, but rather a fair criminal trial, insofar as certain fundamental guarantees are ushered in. In the encounter between guarantees and efficiency, therefore, the former can be balanced, weighted, never simply elided, forgotten, swept away in the magnum sea of efficiencyism.
The general reflection finds concrete translation in the analysis of the institute of the renewal of the evidentiary instruction, in which-perhaps more than others-the clash between cross-examination in the formation of evidence, orality and immediacy on the one hand, and the logic of efficiency on the other is evident. The institute has been capable over the years of generating significant application uncertainties, as evidenced by the numerous interventions by Supreme Court and constitutional jurisprudence that, rather than clarifying, have generated turmoil in the soul of the accusatory jurist. The institute of the renewal of the evidenciary instruction following a change of judge was affected by a famous constitutional ruling (No. 134 of 2019) and an immediately subsequent ruling of the Supreme Court in U. Sect. (Bajrami). As many as 5 were instead the U. Sect. arrests that affected the institute of the renewal of the evidenciary instruction at the appellate level (Dasgupta, Patalano, Troise, Cremonini, Dine) and one recently missed (Mannucci), while the Constitutional Court recently intervened to save the constitutionality of Art. 603, c. 3-bis, c.p.p. as interpreted by the living law, in the sense of imposing the obligation of renewal even when to be appealed by the prosecutor is an acquittal verdict rendered at the outcome of an unconditional summary judgment.
The national jurisprudential florilege has then been accompanied, supported, encouraged, and in some ways anticipated by the jurisprudence of the EDU Court, which national jurisprudence has looked to as a laboratory of efficient justice in its typical compensatory judgment.
The current face of the principle of immediacy is then analyzed in the wake of the latest changes made by Legislative Decree No. 150 of October 10, 2022 (Cartabia reform). In the first instance, the principle-underlying the rule of immutability of the trial judge in Article 525, c. 2, c.p.p.-is replaced in its meaning of "traditional immediacy" in a more modern "technological immediacy" under Article 495, c. 4-ter, c.p.p., while in the second instance, the new formulation of Article 603, c. 3-bis, c.p.p, accepting the perplexities put forward by the doctrine with reference to the obligation of renewal applied to an unconditional summary judgement, seems to break the very close nexus established by the jurisprudence in U. Sect. between the B.A.R.D. canon on the one hand, cross-examination, orality, immediacy on the other.
The path of analysis necessarily leads to questions about the future of the poor accusatory: thirty years after the original turning point, what was in the ideas of the noble codifiers has remained only on paper, while practice has turned to far lower shores of application. The shift in the center of gravity of the criminal justice system seems to be - more or less consciously - supported by the changes of the Cartabia reform.
A further de iure condendo perspective, to which this study devotes attention, concerns the subsumability of the appellate medium within the accusatory archetype. What space remains for the appeal in a system that emphasizes cross-examination, orality, and immediacy in the first instance? Is there a constitutional provision that provides constitutional cover for the appeal? What is the staying power of the appeal in our dogmatic system? Should we determine in the sense of appeal as a necessary inconvenience, should we at least question its subjective limitation, taking away the prosecutor's ability to appeal ? Such an option would put an end to the long-standing exegetical disputes regarding Article 603, c. 3-bis, c.p.p., and is a topic of current debate, as witnessed by L.D. Nordio.



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