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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-11082021-204413


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
MATTANZA, LUCREZIA
URN
etd-11082021-204413
Titolo
GREEN HUMAN RESOURCE MANAGEMENT: il ruolo dell'HRM nella conversione verso sistemi di economia circolare
Dipartimento
SCIENZE POLITICHE
Corso di studi
COMUNICAZIONE D'IMPRESA E POLITICA DELLE RISORSE UMANE
Relatori
relatore Prof. Villa, Matteo
Parole chiave
  • circular economy
  • green human resource management
  • case study
  • sustainability
Data inizio appello
29/11/2021
Consultabilità
Completa
Riassunto
Dalla nascita del termine “sostenibilità” ai giorni nostri molto è cambiato, ma il genere umano continua a sfruttare e distruggere l’ecosistema in cui vive, per soddisfare bisogni non considerabili come fondamentali. A seguito delle rivoluzioni industriali del XVIII e XIV secolo è andato instaurandosi rapidamente nel mondo uno stile produttivo basato sullo sfruttamento delle risorse naturali in nome del profitto. Il sistema produttivo, derivato da questo periodo storico, viene definito modello economico lineare. Questo è basato sul concetto: prendi – produci – smaltisci. Le materie prime vengono estratte, trasformate nel prodotto finale che a fine uso viene gettato. Il sistema produttivo lineare porta quindi a percepire le risorse naturali come illimitate; le materie prime, l’energia e anche la forza lavoro purtroppo non sono però infinite. Esso presenta inoltre limiti importanti dati non solo dalla mancanza di input economici per le nostre attività, ma anche da uno sfruttamento distruttivo del pianeta che ha portato alla nascita di problemi ambientali. Alcuni degli esempi più eclatanti di questo nostro errore possono essere gli incendi che hanno devastato l’Australia nel 2019/2020 e hanno portato alla distruzione di ettari di boschi e foreste; un’altra prova può essere fornita dalle inondazioni in Germania o dalle trombe d’aria in Sicilia. Le popolazioni umane, soprattutto quelle occidentali, nei secoli sono andate sempre più separandosi dal contesto naturale che le circonda e questa rottura ha portato a errori nel valutare le azioni compiute ai danni dell’ambiente, poiché essi venivano visti come distanti e non significativi per l’umanità. Tale processo ci ha portato a considerarci come soggetti esterni all’ecosistema, ma in realtà siamo parte di esso. Il sistema economico circolare, invece, serve proprio a farci riflettere sul fatto che noi siamo parte dell’ecosistema, che la nostra attività porta alla creazione di output negativi e, dunque, all’aumentare della produzione le risorse diminuiscono e si moltiplicano i danni per l’ambiente. Il punto focale del pensiero circolare è l’equilibrio, il quale potrà essere raggiunto solo tramite la risoluzione della dicotomia uomo-ambiente, prendendo atto che ogni nostra azione negativa nei confronti dell’ambiente rappresenta un danno all’ecosistema e quindi a noi stessi. Il modello economico circolare si basa sull’eliminazione del concetto di rifiuto, in quanto ogni elemento deve essere riutilizzato o riciclato.
L’obbiettivo di questa tesi è quello di capire come, nel mondo odierno, il dipartimento risorse umane può sostenere la transizione dal classico modello lineare verso un modello economico circolare. Questo mutamento potrà essere reso fattibile favorendo un cambio culturale dell’organizzazione stessa e ponendo alla base della sua missione e visione i principi di sostenibilità e circolarità. Grazie alla modifica del pensiero e dei comportamenti dei membri del gruppo, il dipartimento HR potrà aiutare gli individui a comprendere e valorizzare il contesto naturale in cui operano e le connessioni in esso presenti, andando a progettare processi che non danneggino gli ecosistemi in cui l’organizzazione si trova ad operare. Il testo vuole essere un viaggio sulla circolarità, del quale la stazione di partenza sarà rappresentata dalla nascita dei concetti di sostenibilità, teorizzato da Hans Carl von Carlowitz nel 1713, e di ecologia, coniato da Heackel nel 1866. Nel primo capitolo andremo ad analizzare come si è evoluto il concetto di economia circolare grazie alle conferenze delle Nazioni Unite, in cui il problema della sostenibilità dell’attività umana è stato affrontato a livello internazionale permettendo la creazioni di piani per diminuirne l’impatto, e al lavoro di studiosi come Stahel. Egli ha teorizzato l’idea di un’economia basata sull’efficienza dei prodotti creati nel tempo, ottenuta grazie a un aumento della responsabilità del produttore nei confronti del bene e a una sua “vendita” sotto forma di servizio. Altri autori fondamentali per la diffusione dell’idea circolare sono Benyus, con la sua idea di biomimicry, ovvero il copiare la natura per permettere alla società di svilupparsi in maniera sostenibile e applicando metodi già in uso da secoli dal nostro ecosistema, e McDonough, con il Cradle to Cradle (dalla culla alla culla) in cui si idealizza un metodo produttivo che permetta ai beni, giunti a fine vita, di essere riciclati o reinseriti nei cicli naturali in maniera sicura. Il secondo capitolo ci permetterà invece di analizzare le parti che costituiscono un modello economico circolare e alcune delle metodologie produttive sostenibili, derivate dal framework teorico precedente, che possono essere utilizzate dalle imprese in base alle loro necessità produttive. È fondamentale tenere in considerazione che, per motivi di costi sia economici che ambientali, una conversione circolare immediata è pressoché impossibile. Ogni organizzazione dovrà capire i punti di miglioramento all’interno dei propri processi interni così da andare a integrare gradualmente metodi più sostenibili. Questo processo può essere favorito, come vedremo nel terzo capitolo, dalla creazione di normative e aiuti finanziari, sia a livello internazionale che Europeo o nazionale, che favoriscano la conversione delle aziende. Molte di queste infatti hanno bisogno di essere trascinate verso il cambiamento, dato che si sono adagiate all’interno del modello lineare e, senza una forza propulsiva, non modificheranno il loro approccio. Un’altra prerogativa sarà eliminare tutti quei fattori che favoriscono lo sfruttamento delle risorse e la distruzione dell’ecosistema, in quanto non sostenibili. La quarta fermata ci permetterà di avvicinarci maggiormente al mondo delle risorse umane e di capire come il dipartimento HR può aiutare le organizzazioni, e la società che le circonda, a modificare i propri comportamenti. Questo può essere reso possibile solo se l’economia circolare diviene uno dei punti cardine della cultura organizzativa, facendo scaturire strategie sostenibili supportate da un corretto piano formativo e da una processo selettivo che permetta l’introduzione di nuovi membri con valori e competenze relazionate ai nuovi obbiettivi. Questo permetterà non solo una conversione delle pratiche interne dei membri e una loro maggiore coesione, ma potrà anche arrivare a coinvolgere le comunità in cui l’organizzazione si trova a operare nel momento in cui essa si relaziona con enti esterni, per diffondere maggiormente il messaggio. L’ultima tappa sarà l’analisi del caso di un’azienda della provincia di Brescia, della quale vedremo come sta reagendo ai cambiamenti sociali in atto e le strategie che sono state applicate per migliorare la sua sostenibilità. Analizzeremmo inoltre ciò che può ancora essere fatto, tenendo in considerazione i limiti imposti dal suo mercato.
Per poterci riavvicinare alla natura, ogni individuo, o realtà, deve riflettere sulle proprie azioni e sulle conseguenze che esse possono creare al sistema in cui viviamo, così da modificare i propri codici comportamentali, affinché siano maggiormente sostenibili. Gli studi in materia infatti, seppur ancora limitati, ci permettono di capire che, se continueremo su questa traiettoria, arriveremo a distruggere ciò che ci circonda e noi stessi. In contemporanea, questi hanno evidenziato che facendo parte di un sistema circolare possiamo essere il problema, ma possiamo anche diventare la soluzione. Bisogna quindi comprendere che le azioni negative compiute non solo hanno effetti perniciosi sugli altri, ma anche su noi stessi, e modificarle imitando la natura, così da poter convivere con essa e riscoprire il legame profondo che ci collega.
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