Tesi etd-11082012-121019 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica
Autore
BARONE, CLAUDIA
URN
etd-11082012-121019
Titolo
Infanzia rubata: minori abusati e minori abusanti
Dipartimento
SCIENZE POLITICHE
Corso di studi
PROGRAMMAZIONE E POLITICA DEI SERVIZI SOCIALI
Relatori
relatore Prof. Mazza, Roberto
Parole chiave
- minore abusante
Data inizio appello
03/12/2012
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
03/12/2052
Riassunto
Questa tesi nasce dal desiderio di dar luce ad un fenomeno oggi, purtroppo, in continua crescita, ma poco affrontato da un punto di vista letterario: il minore che commette abusi sessuali.
Inizialmente, mi sono concentrata sulle diverse forme in cui la violenza può essere perpetuata. Sono due le violenze sessuali maggiormente attuate dai minori: la violenza intrafamiliare e la violenza di gruppo.
La mia attenzione si è poi rivolta ai protagonisti dell’abuso, mi sono centrata non solo sul minore abusante ma anche, sulla vittima dell’abuso e soprattutto sulla famiglia del minore abusante.
Un aspetto su cui ho voluto soffermarmi riguarda le cause dell’abuso sessuale commesso da un minore. Mi sono chiesta che cosa spinge un ragazzino ad agire in questo modo, da dove ha origine un tale comportamento.
In qualità di Assistente Sociale non potevo non soffermarmi sul ruolo dell’operatore e sul suo rapporto con i minori abusanti. In particolare, mi sono resa conto delle grandi difficoltà sul piano emotivo che emergono in tali situazioni. Proprio per la complessità e il carico emotivo gli operatori devono lavorare in equipe e devono avere una preparazione adeguata. E’, inoltre, importante il sostegno fornito dalla supervisione professionale, per evitare cedimenti dell’operatore e possibili errori di valutazione.
Essendomi resa conto della scarsità di modelli operativi di intervento relativi a tali casi, ho voluto riportare l’esperienza svolta presso l’USSM di Palermo in cui è stato costituito il gruppo EOS, composto da psicologi e assistenti sociali, a cui sono affidati tutti i casi di abusi sessuali. L’aspetto più interessante che ho voluto sottolineare riguarda la metodologia di intervento utilizzata che viene descritta in fasi secondo il processo di aiuto.
Infine, ho ritenuto importante fare un accenno al percorso terapeutico che i minori, sia l’abusante che la vittima devono affrontare, con il supporto di operatori specializzati.
A seguito del mio lavoro e delle mie ricerche sono giunta alla conclusione che negli ultimi anni si è registrato un tendenziale aumento dei casi di violenze ed abusi sessuali, a cui non corrisponde però, una maggiore attenzione dal punto di vista scientifico ed operativo. Siamo privi di un modello strutturato per la presa in carico del minore sessuale nel sistema penale, sia durante l’esecuzione penale sia durante il reinserimento sociale, anche se non bisogna dimenticare che il Dipartimento Giustizia Minorile si impegna in iniziative e sperimentazioni in tal senso.
A mio parere bisogna entrare nell’ottica che solo mediante un’adeguata conoscenza del fenomeno si possono porre le basi per un intervento adeguato. Inoltre, non bisogna trascurare il fatto che tra i protagonisti dell’abuso rientra anche la famiglia del minore abusante, che gioca un ruolo fondamentale nel percorso di recupero del figlio. Appare, quindi, necessario che agli operatori della Giustizia sia rivolta una particolare preparazione e specializzazione e che si costituiscano delle equipe multidisciplinari, in cui le competenze specifiche di ogni professione possano contribuire ad una migliore comprensione della situazione specifica nell’ottica della realizzazione di un percorso che abbia un esito positivo.
Infine, un ruolo fondamentale spetta alle politiche sociali che possono favorire un più idoneo approccio nei confronti dei minori sex-offenders tenendo conto della persona e della famiglia, con una valenza preventiva.
Sarebbe di grande sostegno per gli operatori e i servizi, la realizzazione di Linee-Guida nazionali di riferimento che stabiliscano degli standard minimi nel settore e guidino l’intervento garantendo l’omogeneità a livello nazionale del campo d’intervento, e attuando delle sperimentazioni sul campo, per esempio valorizzando anche strumenti come la mediazione, che garantirebbe la ricostruzione del fatto-reato e della relazione fra vittima e reo.
Inizialmente, mi sono concentrata sulle diverse forme in cui la violenza può essere perpetuata. Sono due le violenze sessuali maggiormente attuate dai minori: la violenza intrafamiliare e la violenza di gruppo.
La mia attenzione si è poi rivolta ai protagonisti dell’abuso, mi sono centrata non solo sul minore abusante ma anche, sulla vittima dell’abuso e soprattutto sulla famiglia del minore abusante.
Un aspetto su cui ho voluto soffermarmi riguarda le cause dell’abuso sessuale commesso da un minore. Mi sono chiesta che cosa spinge un ragazzino ad agire in questo modo, da dove ha origine un tale comportamento.
In qualità di Assistente Sociale non potevo non soffermarmi sul ruolo dell’operatore e sul suo rapporto con i minori abusanti. In particolare, mi sono resa conto delle grandi difficoltà sul piano emotivo che emergono in tali situazioni. Proprio per la complessità e il carico emotivo gli operatori devono lavorare in equipe e devono avere una preparazione adeguata. E’, inoltre, importante il sostegno fornito dalla supervisione professionale, per evitare cedimenti dell’operatore e possibili errori di valutazione.
Essendomi resa conto della scarsità di modelli operativi di intervento relativi a tali casi, ho voluto riportare l’esperienza svolta presso l’USSM di Palermo in cui è stato costituito il gruppo EOS, composto da psicologi e assistenti sociali, a cui sono affidati tutti i casi di abusi sessuali. L’aspetto più interessante che ho voluto sottolineare riguarda la metodologia di intervento utilizzata che viene descritta in fasi secondo il processo di aiuto.
Infine, ho ritenuto importante fare un accenno al percorso terapeutico che i minori, sia l’abusante che la vittima devono affrontare, con il supporto di operatori specializzati.
A seguito del mio lavoro e delle mie ricerche sono giunta alla conclusione che negli ultimi anni si è registrato un tendenziale aumento dei casi di violenze ed abusi sessuali, a cui non corrisponde però, una maggiore attenzione dal punto di vista scientifico ed operativo. Siamo privi di un modello strutturato per la presa in carico del minore sessuale nel sistema penale, sia durante l’esecuzione penale sia durante il reinserimento sociale, anche se non bisogna dimenticare che il Dipartimento Giustizia Minorile si impegna in iniziative e sperimentazioni in tal senso.
A mio parere bisogna entrare nell’ottica che solo mediante un’adeguata conoscenza del fenomeno si possono porre le basi per un intervento adeguato. Inoltre, non bisogna trascurare il fatto che tra i protagonisti dell’abuso rientra anche la famiglia del minore abusante, che gioca un ruolo fondamentale nel percorso di recupero del figlio. Appare, quindi, necessario che agli operatori della Giustizia sia rivolta una particolare preparazione e specializzazione e che si costituiscano delle equipe multidisciplinari, in cui le competenze specifiche di ogni professione possano contribuire ad una migliore comprensione della situazione specifica nell’ottica della realizzazione di un percorso che abbia un esito positivo.
Infine, un ruolo fondamentale spetta alle politiche sociali che possono favorire un più idoneo approccio nei confronti dei minori sex-offenders tenendo conto della persona e della famiglia, con una valenza preventiva.
Sarebbe di grande sostegno per gli operatori e i servizi, la realizzazione di Linee-Guida nazionali di riferimento che stabiliscano degli standard minimi nel settore e guidino l’intervento garantendo l’omogeneità a livello nazionale del campo d’intervento, e attuando delle sperimentazioni sul campo, per esempio valorizzando anche strumenti come la mediazione, che garantirebbe la ricostruzione del fatto-reato e della relazione fra vittima e reo.
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