Tesi etd-11062017-191713 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
ISOLDI, LETIZIA
URN
etd-11062017-191713
Titolo
Personal branding: diventare celebrities con i social network sites
Dipartimento
SCIENZE POLITICHE
Corso di studi
COMUNICAZIONE D'IMPRESA E POLITICA DELLE RISORSE UMANE
Relatori
relatore Prof.ssa Bracciale, Roberta
Parole chiave
- celebrities
- personal branding
- youtube
Data inizio appello
27/11/2017
Consultabilità
Completa
Riassunto
Nel 1959 il sociologo Erving Goffman scrive il saggio La vita come rappresentazione e afferma che ognuno di noi durante la propria vita si comporta in modo strategico al fine di creare e mantenere un’immagine desiderata da sé e da chi lo circonda.
Questo lavoro nasce dalla volontà di evidenziare che oggigiorno sono sempre di più le persone che fanno di questa immagine un vero e proprio brand, con delle caratteristiche precise e riconoscibili e che trasformano la propria identità in un lavoro. Si vuole sottolineare, quindi, la crescente importanza che sta assumendo il fenomeno del personal branding e particolarmente il personal branding online che nasce e si sviluppa sul web, soprattutto tramite i social network sites.
Ci si è concentrati, quindi, prima di tutto sul cercare di spiegare il fenomeno e di tracciarne una storia, con un breve excursus sulla penetrazione nella realtà italiana. Tuttavia, considerando la difficoltà data dal cercare una definizione di un fenomeno nuovo e in divenire, si è preferito analizzarlo in relazione ad altri aspetti che si ritiene ne siano collegati: i cambiamenti caratterizzanti la società contemporanea e la cultura delle nuove celebrità nate sul web.
In merito al primo aspetto ci si è concentrati sull’importanza progressiva assunta dalla reputazione online, oltre che sulla nascita della così detta economia dell’attenzione, in cui l’attenzione rappresenta una nuova variabile del mercato e infine sul rischio di mercificazione del sé, la quale, si ritiene, non si debba considerare necessariamente negativa se conseguenza di azioni volontarie e consapevoli.
In proposito del secondo aspetto, invece, uno dei presupposti di questo lavoro è proprio che un’azione di personal branding che funziona può trasformare persone comuni in celebrità. Sono state, quindi, analizzate le teorie sulla celebrity’s culture di alcuni sociologi contemporanei come Marwick, boyd o Driessens, partendo dal culto dell’individuo descritto da Emile Durkheim.
Il secondo capitolo si concentra, invece, sulla relazione tra personal branding e piattaforme online. Nello specifico, sono state descritte le caratteristiche dei social network sites Facebook, Twitter, Instagram e Youtube e come queste si rapportano alla costruzione di un brand personale.
In ultimo sono stati approfonditi tre casi di studio, tutti appartenenti alla realtà italiana. Il primo caso analizzato è quello della fashion influencer Chiara Ferragni, caso di studio nel 2016 all’Università americana di Harvard e che fattura 10 milioni di euro all’anno. Il secondo è la Make Up Artist Clio Zammatteo, in arte Clio Make Up, una tra le prime produttrici di video tutorial sulla piattaforma Youtube; infine The Jackal, un gruppo di video makers i cui video hanno ottenuto 30 milioni di visualizzazioni. Si è condotta, quindi, un’analisi sulla frequenza e il tipo di pubblicazioni dei loro account Facebook, Twitter, Instagram e Youtube. Le conclusioni ottenute successivamente all’osservazione hanno confermato diversi aspetti, tra cui: la presenza di una strategia ben precisa alla base del successo del loro brand personale, l’importanza dell’interazione con il pubblico e della condivisione di aspetti riguardanti la propria vita privata per ottenere fama e il conseguente sentimento di affezione che lega la comunità dei fan ai brand-identità-persone, oltre che, senza dubbio, la necessità di una maggiore attenzione sull’analisi del fenomeno da parte degli studiosi italiani.
Questo lavoro nasce dalla volontà di evidenziare che oggigiorno sono sempre di più le persone che fanno di questa immagine un vero e proprio brand, con delle caratteristiche precise e riconoscibili e che trasformano la propria identità in un lavoro. Si vuole sottolineare, quindi, la crescente importanza che sta assumendo il fenomeno del personal branding e particolarmente il personal branding online che nasce e si sviluppa sul web, soprattutto tramite i social network sites.
Ci si è concentrati, quindi, prima di tutto sul cercare di spiegare il fenomeno e di tracciarne una storia, con un breve excursus sulla penetrazione nella realtà italiana. Tuttavia, considerando la difficoltà data dal cercare una definizione di un fenomeno nuovo e in divenire, si è preferito analizzarlo in relazione ad altri aspetti che si ritiene ne siano collegati: i cambiamenti caratterizzanti la società contemporanea e la cultura delle nuove celebrità nate sul web.
In merito al primo aspetto ci si è concentrati sull’importanza progressiva assunta dalla reputazione online, oltre che sulla nascita della così detta economia dell’attenzione, in cui l’attenzione rappresenta una nuova variabile del mercato e infine sul rischio di mercificazione del sé, la quale, si ritiene, non si debba considerare necessariamente negativa se conseguenza di azioni volontarie e consapevoli.
In proposito del secondo aspetto, invece, uno dei presupposti di questo lavoro è proprio che un’azione di personal branding che funziona può trasformare persone comuni in celebrità. Sono state, quindi, analizzate le teorie sulla celebrity’s culture di alcuni sociologi contemporanei come Marwick, boyd o Driessens, partendo dal culto dell’individuo descritto da Emile Durkheim.
Il secondo capitolo si concentra, invece, sulla relazione tra personal branding e piattaforme online. Nello specifico, sono state descritte le caratteristiche dei social network sites Facebook, Twitter, Instagram e Youtube e come queste si rapportano alla costruzione di un brand personale.
In ultimo sono stati approfonditi tre casi di studio, tutti appartenenti alla realtà italiana. Il primo caso analizzato è quello della fashion influencer Chiara Ferragni, caso di studio nel 2016 all’Università americana di Harvard e che fattura 10 milioni di euro all’anno. Il secondo è la Make Up Artist Clio Zammatteo, in arte Clio Make Up, una tra le prime produttrici di video tutorial sulla piattaforma Youtube; infine The Jackal, un gruppo di video makers i cui video hanno ottenuto 30 milioni di visualizzazioni. Si è condotta, quindi, un’analisi sulla frequenza e il tipo di pubblicazioni dei loro account Facebook, Twitter, Instagram e Youtube. Le conclusioni ottenute successivamente all’osservazione hanno confermato diversi aspetti, tra cui: la presenza di una strategia ben precisa alla base del successo del loro brand personale, l’importanza dell’interazione con il pubblico e della condivisione di aspetti riguardanti la propria vita privata per ottenere fama e il conseguente sentimento di affezione che lega la comunità dei fan ai brand-identità-persone, oltre che, senza dubbio, la necessità di una maggiore attenzione sull’analisi del fenomeno da parte degli studiosi italiani.
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