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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-11062008-144406


Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica
Autore
ULACCO, MAURIZIO
URN
etd-11062008-144406
Titolo
La "Nazione" Libia una società in divenire. Cooperazione, sviluppo e rapporti tra l'Italia e la Jamahiriyya
Dipartimento
SCIENZE POLITICHE
Corso di studi
SOCIOLOGIA
Relatori
Relatore Dott. Tomei, Gabriele
Parole chiave
  • Italia
  • Libia
Data inizio appello
24/11/2008
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
24/11/2048
Riassunto
Questo studio è nato dal desiderio di approfondire e delineare i principali fattori che hanno contribuito alla storia e all’economia della Libia contemporanea, cercando di analizzare sia le dinamiche di apertura economica ai mercati internazionali dopo la sospensione dell’embargo decretato dagli Stati Uniti e delle sanzioni imposte dalle Nazioni Unite, sia ai rapporti di natura economica e di cooperazione, con particolare riferimento all’immigrazione dal nord-Africa, che intercorrono tra la “Nazione” Libia e l’Italia. Tutto ciò si inserisce in un contesto più ampio di evoluzione della Nazione che, pur succube in una dittatura fin dal 1969, ha rappresentato e tuttora rappresenta una realtà particolare ed ha sempre cercato di poter coesistere con la sua Africa. Infatti la Libia ha avuto una evoluzione tutta particolare rispetto agli altri paesi del Maghreb post-coloniale: prima un re incapace e succube della Gran Bretagna e degli Stati Uniti, potenze uscite vittoriose dal secondo conflitto mondiale, per quanto riguarda l’utilizzo delle basi militari, dopo un colonnello-dittatore con una idea tutta particolare di stato socialista autoalimentato dagli enormi introiti della rendita petrolifera. Accettando di far parte di una economia mondiale e pertanto subendone gli alti e bassi, solamente una goffa miopia di fondo poteva pensare e credere di rimanere indenne rispetto a quelle che sono le variabili della stessa. Infatti se non si creano le basi sociali per una strategia economica vera, qualunque essa sia, le variazioni esterne comporteranno inevitabilmente variazioni economiche interne che sconvolgeranno equilibri e stabilità sociali ormai date per certe. Periodi di benessere si alterneranno a crisi economiche profonde e di tutto questo ne soffriranno in particolare le fasce sociali più indifese della popolazione.
Nello svolgimento di questo lavoro si è ritenuto necessario inquadrare in primo luogo storicamente e poi politicamente il processo evolutivo della “Nazione Libia”, esaminandolo e cercando di evidenziare, possibilmente chiarendoli, la sottile trama, il variegato svolgersi delle fasi storiche ed istituzionali che hanno reso possibile tale processo, dall’indipendenza fino ai giorni nostri, concentrandoci su Gheddafi e sulla crescita economica iniziata nel corso degli anni sessanta, grazie alla scoperta dei giacimenti petroliferi, è stato esaminato il modello economico che si è imposto nel tempo: dirigismo statale e politiche di sviluppo industriale basate esclusivamente sulle rendite degli idrocarburi, gas e risorse naturali.
In secondo luogo è stata posta particolare attenzione ai processi di nazionalizzazione e all’assoggettamento dell’economia al potere dello Stato, ossia quei principi e assiomi su cui Gheddafi ha concepito e costruito la struttura economica del Paese, nonostante negli ultimi anni abbia poi sostanzialmente ammesso il fallimento del socialismo islamico da lui stesso postulato.
Si è tracciato un quadro dell’attuale contesto economico libico, esaminando i principali elementi macroeconomici ed evidenziando i problemi che affliggono oggi il Paese: disoccupazione, assenza di una diversificazione produttiva, mancato sviluppo di un settore industriale privato e inefficienza del sistema finanziario: Affrontando poi il tema delle annose relazioni commerciali che si sono sviluppate tra Italia e Libia nel corso degli anni, è stata esaminata la cooperazione commerciale ma anche la cooperazione contro l’immigrazione che dalle coste della Libia attraverso il mare mediterraneo sbarca in Italia. I vari accordi succedutesi nel tempo fra i due governi hanno avuto lo scopo, grazie agli aiuti economici, di cercare di portare il problema fuori dall’Italia, non importa se migliaia di persone non vengono più soccorse e muoiano in mare oppure, se pur soccorse, muoiano nelle sabbie del deserto o torturate nei campi di detenzione, moderni lager. La cooperazione italiana si estrinseca in aiuti economici alla Libia, forniture di mezzi navali e altri strumenti atti al raggiungimento dello scopo: evitare sbarchi di immigrati sulle coste italiane.
La conseguenza di tutto questo è sotto gli occhi di tutti quelli che vogliono e sono interessati a vedere. E’ necessaria una immediata ripresa del sentire comune confidando, al contempo, nel consolidamento di un nuovo sentimento di Stato da parte di tutti i cittadini libici, di una riappropriazione del sentire comune che non siano solamente slogan contro l’occupazione straniera. Da parte dell’Italia l’abbandono dell’idea di territori che possano essere considerati quale “prolungamento” delle nostre zone di influenza con la copertura di puri accordi economici, come accade ad esempio per l’Albania dove è stata prospettata la costruzione di centrali nucleari che non vogliamo entro i nostri confini: In Libia, purtroppo, ciò si verifica con i campi di detenzione per gli immigrati irregolari che rimandiamo indietro.
Tutto questo deve inserirsi nel contesto del fenomeno di una nuova società libica che dovrà necessariamente essere caratterizzata diversamente nelle scelte al fine di proiettarla verso un futuro migliore.


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