Tesi etd-11052021-143559 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
VITI, ALEANDRA
URN
etd-11052021-143559
Titolo
Studio delle capacità attenzionali e di memoria in un campione di soggetti in deprivazione di sonno.
Dipartimento
PATOLOGIA CHIRURGICA, MEDICA, MOLECOLARE E DELL'AREA CRITICA
Corso di studi
PSICOLOGIA CLINICA E DELLA SALUTE
Relatori
relatore Dott. Menicucci, Danilo
correlatore Prof. Gemignani, Angelo
controrelatore Dott.ssa Orrù, Graziella
correlatore Prof. Gemignani, Angelo
controrelatore Dott.ssa Orrù, Graziella
Parole chiave
- attenzione
- deprivazione di sonno
- funzioni esecutive
- memoria
- working memory
Data inizio appello
25/11/2021
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
25/11/2091
Riassunto
Le capacità attenzionali e di memoria rappresentano due aspetti fondamentali del funzionamento cognitivo dell’essere umano: permettono di prestare attenzione, anche per lunghi periodi, all’ambiente circostante, filtrare e selezionare le informazioni ritenute maggiormente utili ai propri scopi oltre che immagazzinarle e rievocarle quando necessario.
Esse risultano funzionalmente interrelate, specialmente per quanto riguarda le componenti dell’attenzione selettiva e della working memory (Lowe, Safati & Hall, 2017) e possono essere influenzate in maniera negativa da eventi stressanti, sia acuti che cronici; tra questi uno degli aspetti maggiormente indagati è quello della deprivazione di sonno (Alhola & Polo-Kantola, 2007; Lim & Dinges, 2010). È ampiamente dimostrato infatti che l’organismo tragga numerosi benefici da un sonno ristoratore e che, al contrario, una veglia prolungata senza riposo conduca ad una serie di conseguenze negative sia a breve che a lungo termine (Chokroverty, 2010; Lauderdale et al., 2006).
Nonostante ciò, la letteratura di riferimento è molto eterogenea sia nella metodologia che nel campione e nelle variabili prese in considerazione ed evidenzia, conseguentemente, risultati discordanti (Lim & Dinges, 2010; Durmer & Dinges, 2005; Alhola & Polo-Kantola, 2007).
Partendo da questo presupposto, abbiamo deciso di indagare in maniera esplorativa gli effetti che una deprivazione di 36 ore può avere sulle performance cognitive riferite alle capacità sopracitate.
Come secondo obiettivo, visto il crescente interesse sull’argomento, abbiamo analizzato se dai dati emergesse una mutua influenza tra le capacità attentive e di memoria prese in esame.
Per raggiungere questo scopo abbiamo reclutato un campione composto da 31 partecipanti volontari sani (17 maschi e 14 femmine) di età compresa tra i 20 e i 32 anni e abbiamo fatto svolgere loro due test attentivi (Color Stroop Task per l’attenzione selettiva con interferenza semantica e Simon Task per l’attenzione selettiva con interferenza di tipo spaziale) e due test di memoria (Four Mountains Test per la valutazione della working memory visuospaziale di tipo allocentrico e Free Memory Recall of Word Lists per la valutazione della working memory di tipo verbale e della memoria dichiarativa semantica) sia in condizione basale che in condizione di deprivazione di sonno, intervallate da circa 7 giorni.
I partecipanti sono stati randomizzati sulla base della condizione in cui si trovavano durante la prima sessione sperimentale e, a seguito di un ANOVA a misure ripetute che dimostrava un effetto significativo dell’ordine delle condizioni sui risultati, abbiamo diviso il campione in due sottogruppi; gli effetti della deprivazione di sonno sono stati quindi valutati singolarmente su: Gruppo 0 (soggetti che svolgevano la prima sessione in condizione basale e la seconda in deprivazione) e Gruppo 1 (soggetti che svolgevano la prima sessione in deprivazione e la seconda in basale).
I risultati suggeriscono che la deprivazione non abbia alcun impatto significativo sulle capacità di inibizione dell’interferenza di tipo semantico e di working memory visuospaziale di tipo allocentrico. Al contrario, essa risulta influenzare in senso negativo la working memory di tipo verbale e l’attenzione selettiva con inibizione di tipo spaziale. Inoltre, in accordo col nostro secondo obiettivo, abbiamo rilevato interazioni significative tra le componenti di attenzione e quelle di memoria prese in esame, confermando, in accordo con la letteratura di riferimento, che tali domini cognitivi abbiano un’influenza gli uni sugli altri e che tale influenza si evinca anche in una condizione di deprivazione di sonno.
Come effetto secondario delle indagini condotte abbiamo riscontrato un effetto dell’apprendimento nei soggetti che performavano i test prima in condizione basale e poi in deprivazione (Gruppo 0). Questo si traduce in un bilanciamento della performance tra le due condizioni o addirittura in un miglioramento della performance in condizione di deprivazione, quando questa coincideva con la seconda sessione sperimentale. Ciò ci porta a dire che le capacità maggiormente pertinenti al magazzino a lungo termine (e nello specifico, la componente implicita procedurale) risultino meno intaccate dalla deprivazione di sonno rispetto agli aspetti di codifica ed immagazzinamento, più pertinenti alla working memory e che per evidenziare con maggior efficacia gli effetti negativi della mancanza di sonno è auspicabile aumentare l’intervallo intercorrente tra le due sessioni e testare i soggetti prima in condizione di deprivazione e poi in condizione basale per minimizzare gli effetti dell’apprendimento.
Esse risultano funzionalmente interrelate, specialmente per quanto riguarda le componenti dell’attenzione selettiva e della working memory (Lowe, Safati & Hall, 2017) e possono essere influenzate in maniera negativa da eventi stressanti, sia acuti che cronici; tra questi uno degli aspetti maggiormente indagati è quello della deprivazione di sonno (Alhola & Polo-Kantola, 2007; Lim & Dinges, 2010). È ampiamente dimostrato infatti che l’organismo tragga numerosi benefici da un sonno ristoratore e che, al contrario, una veglia prolungata senza riposo conduca ad una serie di conseguenze negative sia a breve che a lungo termine (Chokroverty, 2010; Lauderdale et al., 2006).
Nonostante ciò, la letteratura di riferimento è molto eterogenea sia nella metodologia che nel campione e nelle variabili prese in considerazione ed evidenzia, conseguentemente, risultati discordanti (Lim & Dinges, 2010; Durmer & Dinges, 2005; Alhola & Polo-Kantola, 2007).
Partendo da questo presupposto, abbiamo deciso di indagare in maniera esplorativa gli effetti che una deprivazione di 36 ore può avere sulle performance cognitive riferite alle capacità sopracitate.
Come secondo obiettivo, visto il crescente interesse sull’argomento, abbiamo analizzato se dai dati emergesse una mutua influenza tra le capacità attentive e di memoria prese in esame.
Per raggiungere questo scopo abbiamo reclutato un campione composto da 31 partecipanti volontari sani (17 maschi e 14 femmine) di età compresa tra i 20 e i 32 anni e abbiamo fatto svolgere loro due test attentivi (Color Stroop Task per l’attenzione selettiva con interferenza semantica e Simon Task per l’attenzione selettiva con interferenza di tipo spaziale) e due test di memoria (Four Mountains Test per la valutazione della working memory visuospaziale di tipo allocentrico e Free Memory Recall of Word Lists per la valutazione della working memory di tipo verbale e della memoria dichiarativa semantica) sia in condizione basale che in condizione di deprivazione di sonno, intervallate da circa 7 giorni.
I partecipanti sono stati randomizzati sulla base della condizione in cui si trovavano durante la prima sessione sperimentale e, a seguito di un ANOVA a misure ripetute che dimostrava un effetto significativo dell’ordine delle condizioni sui risultati, abbiamo diviso il campione in due sottogruppi; gli effetti della deprivazione di sonno sono stati quindi valutati singolarmente su: Gruppo 0 (soggetti che svolgevano la prima sessione in condizione basale e la seconda in deprivazione) e Gruppo 1 (soggetti che svolgevano la prima sessione in deprivazione e la seconda in basale).
I risultati suggeriscono che la deprivazione non abbia alcun impatto significativo sulle capacità di inibizione dell’interferenza di tipo semantico e di working memory visuospaziale di tipo allocentrico. Al contrario, essa risulta influenzare in senso negativo la working memory di tipo verbale e l’attenzione selettiva con inibizione di tipo spaziale. Inoltre, in accordo col nostro secondo obiettivo, abbiamo rilevato interazioni significative tra le componenti di attenzione e quelle di memoria prese in esame, confermando, in accordo con la letteratura di riferimento, che tali domini cognitivi abbiano un’influenza gli uni sugli altri e che tale influenza si evinca anche in una condizione di deprivazione di sonno.
Come effetto secondario delle indagini condotte abbiamo riscontrato un effetto dell’apprendimento nei soggetti che performavano i test prima in condizione basale e poi in deprivazione (Gruppo 0). Questo si traduce in un bilanciamento della performance tra le due condizioni o addirittura in un miglioramento della performance in condizione di deprivazione, quando questa coincideva con la seconda sessione sperimentale. Ciò ci porta a dire che le capacità maggiormente pertinenti al magazzino a lungo termine (e nello specifico, la componente implicita procedurale) risultino meno intaccate dalla deprivazione di sonno rispetto agli aspetti di codifica ed immagazzinamento, più pertinenti alla working memory e che per evidenziare con maggior efficacia gli effetti negativi della mancanza di sonno è auspicabile aumentare l’intervallo intercorrente tra le due sessioni e testare i soggetti prima in condizione di deprivazione e poi in condizione basale per minimizzare gli effetti dell’apprendimento.
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