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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-11042008-160544


Tipo di tesi
Tesi di dottorato di ricerca
Autore
SACCHETTI, FRANCESCA
URN
etd-11042008-160544
Titolo
Percorsi della fenomenologia Alfred Schütz e Aron Gurwitsch: dal soggetto al campo fenomenico
Settore scientifico disciplinare
SPS/07
Corso di studi
STORIA E SOCIOLOGIA DELLA MODERNITA'
Relatori
Relatore Prof. Muzzetto, Luigi
Parole chiave
  • campo fenomenico
  • etnometodologia
  • fenomenologia
  • Gestalt
  • Gurwitsch
  • noematico
  • noetico
  • Schutz
  • senso
  • soggettività
Data inizio appello
28/11/2008
Consultabilità
Parziale
Data di rilascio
28/11/2048
Riassunto
Il primo, basilare intento di questo studio è quello di porsi come momento di riflessione sul pensiero di Alfred Schütz ed Aron Gurwitsch, al fine di valutare la qualità e l’entità dello scarto tra due percorsi teorici che, pur nella comune radice fenomenologica, presentano tuttavia differenze rilevanti che originano dalla loro diversa impostazione epistemologica. La fenomenologia di Schütz è una fenomenologia orientata noeticamente, quella di Gurwitsch noematicamente. Ciò significa che se per il primo assume importanza centrale il soggetto e la sua capacità di attribuzione ed interpretazione di senso, per il secondo il principale oggetto di interesse risulta essere il campo percettivo, inteso come unità dotata di una sua particolare strutturazione interna secondo leggi indipendenti dal soggetto. Quest’ultima affermazione non deve in alcun modo far pensare che Gurwitsch cada in una sorta di ingenuo realismo (il che negherebbe la sua impostazione fenomenologica), poiché è evidente che anche per questo Autore non esiste un oggetto senza un soggetto che lo percepisce. Ciò che egli intende evidenziare è però il fatto che il campo si presenta come una forma composta da parti reciprocamente interdipendenti, unite da legami formali che non rinviano a funzioni soggettive. Gurwitsch inoltre aggiunge che ogni campo di coscienza, indipendentemente dal suo contenuto particolare, presenta una forma universale di strutturazione, un’articolazione in tre domini: tema, campo tematico, margine.
Per quel che concerne Schütz, si inizierà con l’analisi del problema del senso (di matrice weberiana), delineando i tratti di quello che per l’Autore risulta essere il motore dell’attività selettiva del soggetto: il sistema di rilevanza. L’ottica schütziana - a differenza di quella weberiana - è volta all’accentuazione del problema del soggetto e della dimensione temporale connessa al processo sensivo. Il che si sostanzia (con riferimenti alla teoria di Bergson ed Husserl) in un’esemplificazione dei modi della costituzione del senso a partire dai vissuti prefenomenici. L’assunto fondamentale di questa teoria è che il senso non è una qualità intrinseca agli oggetti, ma si configura piuttosto come una relazione tra un’esperienza ed il sistema di rilevanza - biograficamente determinato - di ciascun individuo. Il senso è perciò unico ed irripetibile, poiché non solo cambia da soggetto a soggetto, ma anche per lo stesso soggetto in momenti diversi della sua vita.
Per quel che riguarda Gurwitsch, si rileverà come il suo approccio non derivi solo da una lettura diversa della fenomenologia, ma anche dall’influsso esercitato dalla psicologia della Gestalt. Verranno perciò delineati i tratti fondamentali di questa corrente di pensiero, come vengono messi in luce da Gurwitsch stesso in The Field of Consciousness. Ci si soffermerà in seguito sulla ricezione da parte di questo Autore del pensiero di Husserl per quel che più direttamente concerne il versante noematico. Si evidenzierà quindi che l’interesse di Gurwitsch è primariamente concentrato sul concetto di noema in senso husserliano, ovvero sulla cosa quale si presenta alla percezione in un atto particolare. Appare fondamentale la distinzione tra la cosa in sé ed il noema, distinzione che rinvia anche alla differenza jamesiana, ripresa da Gurwitsch, tra topic ed object.
Verrà illustrata la particolare teoria di campo di Gurwitsch e spiegato quali siano i diversi principi che strutturano internamente ogni dimensione della coscienza e regolano le relazioni esistenti tra di esse. Appare centrale l’idea di organizzazione come tratto autoctono della coscienza e del corso di vissuti.
Le differenze esistenti tra i due Autori risulteranno particolarmente evidenti per quel che concerne il modo di intendere la soggettività. Per Schütz tale tema rappresenta uno dei nodi essenziali della sua riflessione teorica, e rinvia alla peculiarità dell’individuo di essere un produttore di senso, un senso che viene costruito sullo sfondo del sociale che rappresenta una dimensione costitutiva dell’identità del soggetto. In particolare emerge l’idea di un soggetto forte, perno centrale della realtà, un soggetto che riesce a mantenere - grazie all’elemento unificante dello working - coscienza della propria unità. Un soggetto che non si perde nella frammentarietà dei suoi sé, che è uno e centomila ma mai nessuno, che partecipa a vari strati del senso ma può nel contempo definirsi sempre come un essere unico. L’idea di una soggettività forte in Schütz è strettamente legata alla sua concezione egologica della coscienza, secondo la quale esiste un centro autonomo, unificante, della vita del soggetto, un fattore costituente peculiare, una fons origo fondamentale.
L’idea di Gurwitsch della soggettività è profondamente diversa. Egli riprende la concezione non egologica della coscienza che Husserl elabora nella prima parte del suo percorso teorico, e si allinea con la posizione assunta da Sartre. Per quest’ultimo l’ego non è altro che la totalità degli atti di coscienza, i quali da soli danno conto di ogni legame e connessione che riscontriamo tra stati mentali, senza bisogno di ricorrere ad alcuna entità ad essi esterna. Non esiste un centro separato della vita del soggetto, presente fin dall’inizio nel flusso di coscienza. L’ego non si configura come fattore costituente, ma come fattore costituito, sintesi di disposizioni, qualità ed azioni, come un qualcosa che si scorge solo “all’orizzonte”.
La distanza che separa i due Autori su questo aspetto permetterà di allargare i confini della riflessione, e di indicare la rilevanza che il contributo di Gurwitsch assume per spiegare la “deriva” cui va incontro il soggetto nell’etnometodologia di Garfinkel. In particolare si metterà in evidenza come la perdita di centralità e spessore del soggetto, che già si trova in Gurwitsch, assuma nell’etnometodologia un’importanza ancora più decisiva. Il soggetto garfinkeliano si configura non più come soggetto forte, attivo costruttore della realtà, ma piuttosto come un ‘attivatore’ di meccanismi procedurali invarianti, come un membro competente, un bricoleur del mondo sociale. Un soggetto che conosce la pratica giusta da adottare per fronteggiare la situazione, per rendere accountable la realtà, cioè riconoscibile, sensata. Un io essenzialmente empirico, dipendente di volta in volta dalla situazione. Un io pubblico, accessibile agli altri senza mediazioni. Un io che non si configura più come un individuo nel senso forte del termine, ma si riduce alla performance. Un io le cui scelte sono dirette e strutturate dal campo fenomenico, secondo precise linee di competenza.
Tale modo di intendere la soggettività è maggiormente rafforzato dalla concezione che l’etnometodologia ha della natura intersoggettiva della realtà. Mentre per Schütz il principio base è di tipo cognitivo-soggettivo, cioè la base molecolare dell’intersoggettività risiede nella tesi della reciprocità delle prospettive, per l’etnometodologia, che riprende Gurwitsch, il ‘primum’ è di tipo pre-cognitivo-gestaltico. Il principio strutturante è cioè interno alla situazione, non rinvia a qualcosa di esterno. Il campo fenomenico presenta una sua peculiare dinamica interna, caratterizzata da qualità gestaltiche che le cose presentano intrinsecamente, indipendentemente dal soggetto. L’importanza di quest’ultimo si riduce perciò alla sua capacità di agire in modo qualificato per la creazione ed il mantenimento di un ordine.
In questo studio si è quindi tentato di tracciare un percorso che parte dagli assunti schütziani, dalla problematica del senso, dalla centralità del soggetto, per giungere all’impostazione dell’etnometodologia attraverso lo studio dell’influsso che sul suo percorso teorico (pur iniziato nell’alveo della fenomenologia) ha esercitato il pensiero di Aron Gurwitsch. Si è cercato di definire, nel modo più possibilmente analitico, i nodi essenziali dell’epistemologia di questo Autore che lo legano all’etnometodologia, sia per quel che concerne la dimensione soggettiva, e quindi la ‘deriva’ del soggetto garfinkeliano, sia per quanto riguarda l’aspetto intersoggettivo, e di conseguenza la concezione di un ordine gestaltico interno all’interazione stessa.


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