Tesi etd-11032019-232004 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM6
Autore
LALAZAROV, OLEKSANDR
URN
etd-11032019-232004
Titolo
"Acalasia esofagea: dalla fisiopatologia alla terapia. Revisione sistematica della letteratura e discussione di un caso clinico peculiare"
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. de Bortoli, Nicola
Parole chiave
- acalasia
- cardias
- esofago
- peristalsi esofagea
- sfintere esofageo
Data inizio appello
10/12/2019
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
10/12/2089
Riassunto
L’acalasia era conosciuta già nel ‘600 e la storia di questa malattia si intreccia con quella dei grandi medici, a partire da Thomas Willis, che se ne sono occupati mettendo via via a fuoco con crescente precisione tutti gli elementi utili per bene individuarla e adeguatamente curarla. Abbiamo sostenuto che tale malattia non è particolarmente diffusa avendo un’incidenza media negli adulti oscillante tra lo 0,3 e l’1,67 di casi per 100 000 persone. Abbiamo detto che in Italia i tassi di incidenza dell’acalasia sono saliti dallo 0,8 per 100 000 abitanti all’ 1,6 dopo il 2000.
Segnaliamo che si potrebbe trattare solo in parte di un aumento dei casi; potrebbe invece ragionevolmente essere ipotizzato di trovarci di fronte a diagnosi più accurate, in grado di inquadrare pertanto l’acalasia nella sua più propria configurazione, in precedenza non cosi nitida e talvolta, anzi, confusa con altri tipi simili di patologia.
Quanto alla eziologia, per quanto i progressi in questo campo siano stati rilevanti, non si può dire sia stata raggiunta completa e unanime identificazione dei fattori causali. Come abbiamo visto, le cause possono essere molteplici, dai fattori infettivi e quelli autoimmuni a quelli genetici e finanche psicologici. Si può ritenere che piuttosto che un solo fattore vi siano molteplici fattori interagenti.
Abbiamo descritto le varie tappe dell’acalasia e le deformazioni esofagee che essa comporta. Abbiamo analizzato i sintomi che vanno dalla disfagia alla pirosi, dal rigurgito al dolore retrosternale con possibili manifestazioni di calo ponderale e di disturbi broncopolmonari. La diagnosi prevede l’uso della manometria esofagea ad alta risoluzione, l’esofagografia con pasto baritato, l’esame radiologico del torace. Gli esami endoscopici permettono di differenziare la diagnosi per escludere formazioni neoplastiche. Non c’è dubbio che la manometria ad alta risoluzione sia, intanto rispetto alla manometria standard, ma anche ad altri metodi, quella ad oggi più importante, tanto da costituire il gold standard.
Una volta che la diagnosi sia stata effettuata in maniera appropriata, intervengono le metodiche terapeutiche. Esse sono eminentemente distinguibili in terapie farmacologiche, terapie endoscopiche e terapie chirurgiche. Esiste una letteratura piuttosto completa e articolata circa l’efficacia transitoria o definitiva delle terapie menzionate. In realtà siamo in presenza di quei casi in cui la scienza medica non prevede una soluzione radicale ma soluzioni ottimali, con gradi più o meno elevati di guarigione. Purtroppo non sono del tutto improbabili le recidive: e, da questo punto di vista, nessuna delle metodiche terapeutiche è esente. I progressi nella cura dell’acalasia, una volta correttamente diagnosticata, sono indubbi e si può facilmente ipotizzare che in breve tempo si perverrà ad ulteriori perfezionamenti.
Il lavoro che è stato effettuato, mentre fornisce un quadro complessivo e augurabilmente completo dell’acalasia, mostra anche i sentieri previlegiati che vengono percorsi per debellarla, dando ai pazienti quelle chances di normalità a cui aspirano.
Segnaliamo che si potrebbe trattare solo in parte di un aumento dei casi; potrebbe invece ragionevolmente essere ipotizzato di trovarci di fronte a diagnosi più accurate, in grado di inquadrare pertanto l’acalasia nella sua più propria configurazione, in precedenza non cosi nitida e talvolta, anzi, confusa con altri tipi simili di patologia.
Quanto alla eziologia, per quanto i progressi in questo campo siano stati rilevanti, non si può dire sia stata raggiunta completa e unanime identificazione dei fattori causali. Come abbiamo visto, le cause possono essere molteplici, dai fattori infettivi e quelli autoimmuni a quelli genetici e finanche psicologici. Si può ritenere che piuttosto che un solo fattore vi siano molteplici fattori interagenti.
Abbiamo descritto le varie tappe dell’acalasia e le deformazioni esofagee che essa comporta. Abbiamo analizzato i sintomi che vanno dalla disfagia alla pirosi, dal rigurgito al dolore retrosternale con possibili manifestazioni di calo ponderale e di disturbi broncopolmonari. La diagnosi prevede l’uso della manometria esofagea ad alta risoluzione, l’esofagografia con pasto baritato, l’esame radiologico del torace. Gli esami endoscopici permettono di differenziare la diagnosi per escludere formazioni neoplastiche. Non c’è dubbio che la manometria ad alta risoluzione sia, intanto rispetto alla manometria standard, ma anche ad altri metodi, quella ad oggi più importante, tanto da costituire il gold standard.
Una volta che la diagnosi sia stata effettuata in maniera appropriata, intervengono le metodiche terapeutiche. Esse sono eminentemente distinguibili in terapie farmacologiche, terapie endoscopiche e terapie chirurgiche. Esiste una letteratura piuttosto completa e articolata circa l’efficacia transitoria o definitiva delle terapie menzionate. In realtà siamo in presenza di quei casi in cui la scienza medica non prevede una soluzione radicale ma soluzioni ottimali, con gradi più o meno elevati di guarigione. Purtroppo non sono del tutto improbabili le recidive: e, da questo punto di vista, nessuna delle metodiche terapeutiche è esente. I progressi nella cura dell’acalasia, una volta correttamente diagnosticata, sono indubbi e si può facilmente ipotizzare che in breve tempo si perverrà ad ulteriori perfezionamenti.
Il lavoro che è stato effettuato, mentre fornisce un quadro complessivo e augurabilmente completo dell’acalasia, mostra anche i sentieri previlegiati che vengono percorsi per debellarla, dando ai pazienti quelle chances di normalità a cui aspirano.
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