Tesi etd-11032013-232649 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
BARTOLUCCI, STEFANO
URN
etd-11032013-232649
Titolo
Militari tra fedelta' e coscienza
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
SCIENZE PER LA PACE: COOPERAZIONE INTERNAZIONALE E TRASFORMAZIONE DEI CONFLITTI
Relatori
relatore De Sario, Pino
Parole chiave
- conflitti
- coscienza
- facilitatore
- facilitazione esperta
- fedeltà
- guerra
- metodo antinegatività
- militari
- negatività
- pace
- politica
- società
- strumento militare
Data inizio appello
28/11/2013
Consultabilità
Completa
Riassunto
Dopo 27 anni di servizio militare, con questo mio elaborato intendo affermare che:
se in una democrazia la società è partecipe e attiva, allora crea una classe politica degna di tale nome e questa gestisce lo strumento militare, indispensabile, in maniera conforme alla volontà popolare;
di conseguenza la responsabilità dell’uso di tale strumento è ascrivibile alla classe politica, su indicazione della società;
il militare quindi deve tradurre le scelte politiche in azioni e non è responsabile di tali scelte, se non da cittadino.
Si valutano le due istanze principali del militare: la fedeltà intesa come l’insieme degli obblighi sociali e legali, e la coscienza intesa come suprema istanza di controllo.
Nella dinamica di gruppo le sensazioni, le azioni ed i pensieri relative a tali istanze sono differenti o quanto meno amplificate da quelle individuali; in questo contesto è possibile trascendere la negatività che ne deriva con metodi e atteggiamenti appresi nell’insegnamento “con- flitti sociali e interpersonali”.
Dopo una analisi del contesto, dello strumento militare e delle persone che lo compongono, verranno esaminati casi reali ed esperienze vissute.
In conclusione si auspica un circolo causale positivo dove una società crea una classe politica in grado di amministrare bene lo strumento miltare, e quindi tale strumento a sua volta viene visto dalla società come un bene pubblico di elevato valore.
Gandhi ci insegna come una società nonviolenta può fermare gli eserciti.
La storia ci insegna come una società consapevole del suo ruolo può girare gli eserciti.
se in una democrazia la società è partecipe e attiva, allora crea una classe politica degna di tale nome e questa gestisce lo strumento militare, indispensabile, in maniera conforme alla volontà popolare;
di conseguenza la responsabilità dell’uso di tale strumento è ascrivibile alla classe politica, su indicazione della società;
il militare quindi deve tradurre le scelte politiche in azioni e non è responsabile di tali scelte, se non da cittadino.
Si valutano le due istanze principali del militare: la fedeltà intesa come l’insieme degli obblighi sociali e legali, e la coscienza intesa come suprema istanza di controllo.
Nella dinamica di gruppo le sensazioni, le azioni ed i pensieri relative a tali istanze sono differenti o quanto meno amplificate da quelle individuali; in questo contesto è possibile trascendere la negatività che ne deriva con metodi e atteggiamenti appresi nell’insegnamento “con- flitti sociali e interpersonali”.
Dopo una analisi del contesto, dello strumento militare e delle persone che lo compongono, verranno esaminati casi reali ed esperienze vissute.
In conclusione si auspica un circolo causale positivo dove una società crea una classe politica in grado di amministrare bene lo strumento miltare, e quindi tale strumento a sua volta viene visto dalla società come un bene pubblico di elevato valore.
Gandhi ci insegna come una società nonviolenta può fermare gli eserciti.
La storia ci insegna come una società consapevole del suo ruolo può girare gli eserciti.
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tesi_BAR..._2013.pdf | 6.68 Mb |
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