Tesi etd-11022011-181252 |
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Tipo di tesi
Tesi di dottorato di ricerca
Autore
LANZILLOTTI, FRANCESCO
URN
etd-11022011-181252
Titolo
Sensibility, Understanding and Theory of
Knowledge in Husserl’s Phenomenology
Settore scientifico disciplinare
M-FIL/01
Corso di studi
DISCIPLINE FILOSOFICHE
Relatori
commissario Prof. Barale, Giuliano Massimo
commissario Prof. de Warren, Nicolas
tutor Prof. Ferrarin, Alfredo
commissario Dott. La Rocca, Claudio
commissario Prof. de Warren, Nicolas
tutor Prof. Ferrarin, Alfredo
commissario Dott. La Rocca, Claudio
Parole chiave
- experience
- genetic phenomenology
- Husserl
- logic
- phenomenology
- theory of knowledge
- time
- transcendental logic
Data inizio appello
02/12/2011
Consultabilità
Completa
Riassunto
Questa tesi rappresenta un tentativo di leggere l’evoluzione della fenomenologia di Husserl mettendo al centro dell’intero discorso i problemi di teoria della conoscenza. La fenomenologia non viene qui ridotta a mera teoria della conoscenza, ma un’indagine rigorosa sulla teoria della conoscenza fenomenologica è considerato il presupposto imprescindibile per qualsiasi altra indagine parallela e anche, come viene accennato nelle conclusioni del presente lavoro, per lo sviluppo di una possibile fenomenologia della ragione. In altre parole, l’analisi dettagliata della teoria della conoscenza di Husserl e delle sue implicazioni, risulta essere i primo necesario passo per portare la fenomenologia fuori da quei ‘tecnicismi della coscienza’ in cui spesso risulta intrappolata.
Si prende come punto di riferimento fondamentale e negativo il cosiddetto ‘dualismo gnoseologico’ secondo il quale, come avviene in alcune tradizionali teorie della conoscenza, vi è una separazione netta tra intelletto e sensibilità, intesi come due fonti indipendenti, diverse e separate della conoscenza. Al di la delle effettive formulazioni storiche di tale dualismo, che possono presentarsi più o meno radicali, ma che comunque comportano il rischio di una radicalizzazion, la sensibilità viene presentata come una ‘facoltà’ meramente ricettiva, che ha il solo compito di ricevere rappresentazioni dall’esterno; l’intelletto presentato invece come una facoltà sintetica che agisce sulle rappresentazioni ricevute tramite la sensibilità, donando loro una legittimità conoscitiva e un ‘senso sintetico’, ossia un ordine e una struttura, che queste rappresentazioni non potevano avere nella sensibilità. La teoria della conoscenza di Husserl ha l’indubbio merito di tentare un superamento di questo dualismo. Sensibilità e intelletto sono allora posti su uno stesso piano consecutivo e questo come conseguenza del pieno riconoscimento della ‘sintenticità’ della sensibilità stessa. Husserl non solo sposta l’asse della sinteticità nella sensibilità, ma mostra nei dettagli quale sia la struttura sintetica della sensibilità, scomponendo questa ultima nella successione di tutte le sue sintesi, siano esse passive o attive. Inoltre, Husserl fa un passo in avanti e aggiunge due elementi caratteristici alla sua teoria della conoscenza: da una parte, mostra di fatto che tutte le sintesi sono in qualche modo uno sviluppo della sintesi formale del tempo; dall’altra mostra come le sintesi dell’intelletto, seppur diverse da quelle della sensibilità, abbiano origine in queste ultime. Emerge così l’idea fondamentale del presente lavoro: la teoria della conoscenza di Husserl – prima quella degli atti espressa nelle Ricerche Logiche, poi quella trascendentale della fenomenologia genetica – mette in luce le condizioni essenziali della filosofia trascendentale: da una parte, la struttura sintetica della coscienza, espressa in ultima istanza dalla sintesi del tempo che fonda le altre; dall’altra, la condizione della presenza dell’oggetto per la coscienza, ossia una condizione trascendentale di apertura della coscienza alle cose stesse. Queste due condizioni sono alla base della correlazione intenzionale che caratterizza la fenomenologia di Husserl. È a queste due condizioni trascendentali che si deve quel particolare incontro di oggetto e soggetto nella teoria della conoscenza di Husserl. In particolare, la condizione sintetica rimanda alla costituzione dell’oggetto da parte del soggetto (come anche alla costituzione dell’io come soggetto nella coscienza). La condizione della presenza, invece, richiama, e in un certo senso ne spiega la vera natura, un requisito fondamentale della fenomenologia, quello del ritorno alle cose stesse. Si mostra come questi due momenti, queste due funzioni della coscienza, si individuino già nella teoria della conoscenza delle Ricerche Logiche e poi, nella costituzione genetica, diano origine a una sorta di dialettica, particolarmente importante in alcuni momenti come quello dell’affezione e dell’esplicazione.
Si prende come punto di riferimento fondamentale e negativo il cosiddetto ‘dualismo gnoseologico’ secondo il quale, come avviene in alcune tradizionali teorie della conoscenza, vi è una separazione netta tra intelletto e sensibilità, intesi come due fonti indipendenti, diverse e separate della conoscenza. Al di la delle effettive formulazioni storiche di tale dualismo, che possono presentarsi più o meno radicali, ma che comunque comportano il rischio di una radicalizzazion, la sensibilità viene presentata come una ‘facoltà’ meramente ricettiva, che ha il solo compito di ricevere rappresentazioni dall’esterno; l’intelletto presentato invece come una facoltà sintetica che agisce sulle rappresentazioni ricevute tramite la sensibilità, donando loro una legittimità conoscitiva e un ‘senso sintetico’, ossia un ordine e una struttura, che queste rappresentazioni non potevano avere nella sensibilità. La teoria della conoscenza di Husserl ha l’indubbio merito di tentare un superamento di questo dualismo. Sensibilità e intelletto sono allora posti su uno stesso piano consecutivo e questo come conseguenza del pieno riconoscimento della ‘sintenticità’ della sensibilità stessa. Husserl non solo sposta l’asse della sinteticità nella sensibilità, ma mostra nei dettagli quale sia la struttura sintetica della sensibilità, scomponendo questa ultima nella successione di tutte le sue sintesi, siano esse passive o attive. Inoltre, Husserl fa un passo in avanti e aggiunge due elementi caratteristici alla sua teoria della conoscenza: da una parte, mostra di fatto che tutte le sintesi sono in qualche modo uno sviluppo della sintesi formale del tempo; dall’altra mostra come le sintesi dell’intelletto, seppur diverse da quelle della sensibilità, abbiano origine in queste ultime. Emerge così l’idea fondamentale del presente lavoro: la teoria della conoscenza di Husserl – prima quella degli atti espressa nelle Ricerche Logiche, poi quella trascendentale della fenomenologia genetica – mette in luce le condizioni essenziali della filosofia trascendentale: da una parte, la struttura sintetica della coscienza, espressa in ultima istanza dalla sintesi del tempo che fonda le altre; dall’altra, la condizione della presenza dell’oggetto per la coscienza, ossia una condizione trascendentale di apertura della coscienza alle cose stesse. Queste due condizioni sono alla base della correlazione intenzionale che caratterizza la fenomenologia di Husserl. È a queste due condizioni trascendentali che si deve quel particolare incontro di oggetto e soggetto nella teoria della conoscenza di Husserl. In particolare, la condizione sintetica rimanda alla costituzione dell’oggetto da parte del soggetto (come anche alla costituzione dell’io come soggetto nella coscienza). La condizione della presenza, invece, richiama, e in un certo senso ne spiega la vera natura, un requisito fondamentale della fenomenologia, quello del ritorno alle cose stesse. Si mostra come questi due momenti, queste due funzioni della coscienza, si individuino già nella teoria della conoscenza delle Ricerche Logiche e poi, nella costituzione genetica, diano origine a una sorta di dialettica, particolarmente importante in alcuni momenti come quello dell’affezione e dell’esplicazione.
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