Tesi etd-11012016-124721 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
FONTANA, FEDERICA
URN
etd-11012016-124721
Titolo
Il ruolo del servizio sociale nella disabilita' mentale: l'esperienza in una C.T.A. in Sicilia
Dipartimento
SCIENZE POLITICHE
Corso di studi
SOCIOLOGIA E POLITICHE SOCIALI
Relatori
relatore Prof. Tomei, Gabriele
Parole chiave
- disabilità mentale
- servizio sociale
Data inizio appello
28/11/2016
Consultabilità
Completa
Riassunto
La presente tesi esamina alcuni aspetti della vasta area della disabilità mentale servendosi anche di una ricerca di tipo qualitativo. La scelta del tema nasce dalla voglia di raccontare i traguardi raggiunti da chi, in passato, ha vissuto relegato tra le mura di un manicomio e di come il servizio sociale sia diventato indispensabile per la riabilitazione dei pazienti psichiatrici. La tesi prende ispirazione anche dalla mia esperienza di tirocinio curriculare presso una Comunità Terapeutica Assistita in cui, tramite l’osservazione partecipante, ho valutato il trattamento di cura e riabilitazione dei pazienti e del ruolo espletato dall’assistente sociale, inoltre, si arricchisce di un’esperienza comparativa presso l’Associazione Alba di Pisa.
In passato si parlava di follia ed il folle era colui che, a causa della sua pericolosità sociale, andava relegato nelle case di internamento e poi nei manicomi dove veniva sottoposto a trattamenti “terapeutici” disumani; veniva privato di un’identità e dignità. Nel contesto italiano una figura di spicco che ha lottato per un rinnovamento dell’assistenza psichiatrica, denunciando i danni prodotti dal manicomio, fu Franco Basaglia. Tra i suoi numerosi contributi si ricorda anche la Legge 180; la legge, oltre a ridare una nuova visione della malattia, ha portato all’istituzione del DSM e ad una nuova organizzazione della salute mentale.
La figura dell’assistente sociale si è insediata nell’ambito della salute mentale intorno agli anni 50/60 svolgendo compiti meramente esecutivi e come figura subordinata al medico, poi la sua necessaria presenza fu sancita dalla Legge in ambito sanitario 833/78; divenne figura indispensabile grazie anche alla sua capacità di fare rete, di rilevare e valutare il bisogno e di coordinare gli interventi per produrre un piano di lavoro integrato e garantire prestazioni socio-sanitarie come stabilito dal D.LGS 229/99 e sancito poi dalla Legge quadro 328/00.
Uno dei servizi di cui il DSM si serve per la riabilitazione dei pazienti psichiatrici, che hanno superato la fase acuta della malattia, è la Comunità Terapeutica Assistita che prevede la riabilitazione dei pazienti, coinvolgendoli attivamente nel loro trattamento e nelle attività tecnico riabilitative per l’acquisizione di un ruolo sociale, che non sia solo quello di malato mentale. Esso rappresenta un modello di integrazione socio-sanitaria prevedendo al suo interno figure quali quella dell’assistente sociale, psicologo, pedagogista, educatore e medico psichiatra.
I traguardi raggiunti sono tanti. Il passaggio da folle come soggetto irrecuperabile da isolare a disabile mentale, da riabilitare e reintegrare seguendo un approccio bio-psico-sociale, volontarietà dei ricoveri e attività tecnico-riabilitative volte all’inclusione sociale è stato molto lungo e per molti aspetti è ancora in corso. Oggi continuiamo a fare i conti con scarsi interventi in termini di prevenzione, manca l’individuazione dei contenuti LIVEAS, assistiamo ad un tardo riconoscimento della figure sociali preposte alla riabilitazione e permangono difficoltà nel garantire percorsi di post-riabilitazione adeguati.
In passato si parlava di follia ed il folle era colui che, a causa della sua pericolosità sociale, andava relegato nelle case di internamento e poi nei manicomi dove veniva sottoposto a trattamenti “terapeutici” disumani; veniva privato di un’identità e dignità. Nel contesto italiano una figura di spicco che ha lottato per un rinnovamento dell’assistenza psichiatrica, denunciando i danni prodotti dal manicomio, fu Franco Basaglia. Tra i suoi numerosi contributi si ricorda anche la Legge 180; la legge, oltre a ridare una nuova visione della malattia, ha portato all’istituzione del DSM e ad una nuova organizzazione della salute mentale.
La figura dell’assistente sociale si è insediata nell’ambito della salute mentale intorno agli anni 50/60 svolgendo compiti meramente esecutivi e come figura subordinata al medico, poi la sua necessaria presenza fu sancita dalla Legge in ambito sanitario 833/78; divenne figura indispensabile grazie anche alla sua capacità di fare rete, di rilevare e valutare il bisogno e di coordinare gli interventi per produrre un piano di lavoro integrato e garantire prestazioni socio-sanitarie come stabilito dal D.LGS 229/99 e sancito poi dalla Legge quadro 328/00.
Uno dei servizi di cui il DSM si serve per la riabilitazione dei pazienti psichiatrici, che hanno superato la fase acuta della malattia, è la Comunità Terapeutica Assistita che prevede la riabilitazione dei pazienti, coinvolgendoli attivamente nel loro trattamento e nelle attività tecnico riabilitative per l’acquisizione di un ruolo sociale, che non sia solo quello di malato mentale. Esso rappresenta un modello di integrazione socio-sanitaria prevedendo al suo interno figure quali quella dell’assistente sociale, psicologo, pedagogista, educatore e medico psichiatra.
I traguardi raggiunti sono tanti. Il passaggio da folle come soggetto irrecuperabile da isolare a disabile mentale, da riabilitare e reintegrare seguendo un approccio bio-psico-sociale, volontarietà dei ricoveri e attività tecnico-riabilitative volte all’inclusione sociale è stato molto lungo e per molti aspetti è ancora in corso. Oggi continuiamo a fare i conti con scarsi interventi in termini di prevenzione, manca l’individuazione dei contenuti LIVEAS, assistiamo ad un tardo riconoscimento della figure sociali preposte alla riabilitazione e permangono difficoltà nel garantire percorsi di post-riabilitazione adeguati.
File
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TESI_DEL...NTANA.pdf | 2.24 Mb |
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