Tesi etd-10302023-114023 |
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Tipo di tesi
Tesi di specializzazione (4 anni)
Autore
PIEROTTI, LAURA
URN
etd-10302023-114023
Titolo
Caratterizzazione clinica di una coorte di pazienti con sindrome MEN1: ruolo della mutazione del gene MEN1 sull'espressione fenotipica della sindrome
Dipartimento
MEDICINA CLINICA E SPERIMENTALE
Corso di studi
ENDOCRINOLOGIA E MALATTIE DEL METABOLISMO
Relatori
relatore Dott.ssa Cetani, Filomena
Parole chiave
- fenocopie
- iperparatiroidismo
- lesioni neuroendocrine pancreatiche
- MEN1
Data inizio appello
14/11/2023
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
14/11/2063
Riassunto
Secondo i criteri clinici della sindrome MEN1, la diagnosi di MEN1 sporadica vien posta qualora ci si trovi di fronte ad un probando che presenti almeno due delle manifestazioni endocrine maggiori (PHPT, Ipofisi, GEP-NET) di malattia, in assenza di familiari affetti. Dai dati di letteratura si stima che fino al 70% dei pazienti con MEN1 sporadica possano presentare un’analisi genetica negativa.
Dai risultati degli studi presenti in letteratura emerge che i pazienti con mutazione negativa sembrerebbero avere un’età media più alta di sviluppo delle complicanze, una minore probabilità di sviluppare una terza manifestazione endocrina e una maggiore sopravvivenza rispetto ai mutati.
Questi dati hanno aperto alcuni interrogativi riguardo al fatto che i pazienti non mutati possano non
presentare una vera MEN1 ma siano invece delle fenocopie di malattia, ovvero che abbiano le stesse
manifestazioni cliniche della malattia ma dovute ad altra causa (co-incidenza di due manifestazioni cliniche, mutazioni a carico di altri geni).
La questione riveste una fondamentale importanza in quanto una diagnosi di MEN1 implica un lungo
follow-up, clinico e strumentale, nel corso del tempo, e di conseguenza l’esposizione a radiazioni ed un importante carico emotivo per il paziente.
L’obbiettivo del nostro studio è stato quello di valutare nella nostra coorte di pazienti con MEN1 se vi fosse una differenza nelle caratteristiche fenotipiche tra pazienti con MEN1 mutati e non mutati.
I risultati hanno evidenziato un’età precoce di insorgenza della prima, seconda e terza manifestazione
clinica e della triade nel gruppo dei mutati rispetto ai non mutati. I mutati hanno inoltre presentato una maggiore prevalenza di tumori neuroendocrini pancreatici.
Sono inoltre emerse differenze in alcuni parametri riguardanti il fenotipo clinico dell’iperparatiroidismo e nell’outcome chirurgico. Nessuna differenza invece è sembrata emergere in termini di sopravvivenza tra le due popolazioni.
Tali osservazioni confermano l’ipotesi secondo cui i pazienti non mutati presentino un fenotipo di malattia differente rispetto ai non mutati e che sia pertanto necessario ripensare le linee guida al fine di creare un percorso diagnostico-terapeutico ritagliato su questi pazienti.
Dai risultati degli studi presenti in letteratura emerge che i pazienti con mutazione negativa sembrerebbero avere un’età media più alta di sviluppo delle complicanze, una minore probabilità di sviluppare una terza manifestazione endocrina e una maggiore sopravvivenza rispetto ai mutati.
Questi dati hanno aperto alcuni interrogativi riguardo al fatto che i pazienti non mutati possano non
presentare una vera MEN1 ma siano invece delle fenocopie di malattia, ovvero che abbiano le stesse
manifestazioni cliniche della malattia ma dovute ad altra causa (co-incidenza di due manifestazioni cliniche, mutazioni a carico di altri geni).
La questione riveste una fondamentale importanza in quanto una diagnosi di MEN1 implica un lungo
follow-up, clinico e strumentale, nel corso del tempo, e di conseguenza l’esposizione a radiazioni ed un importante carico emotivo per il paziente.
L’obbiettivo del nostro studio è stato quello di valutare nella nostra coorte di pazienti con MEN1 se vi fosse una differenza nelle caratteristiche fenotipiche tra pazienti con MEN1 mutati e non mutati.
I risultati hanno evidenziato un’età precoce di insorgenza della prima, seconda e terza manifestazione
clinica e della triade nel gruppo dei mutati rispetto ai non mutati. I mutati hanno inoltre presentato una maggiore prevalenza di tumori neuroendocrini pancreatici.
Sono inoltre emerse differenze in alcuni parametri riguardanti il fenotipo clinico dell’iperparatiroidismo e nell’outcome chirurgico. Nessuna differenza invece è sembrata emergere in termini di sopravvivenza tra le due popolazioni.
Tali osservazioni confermano l’ipotesi secondo cui i pazienti non mutati presentino un fenotipo di malattia differente rispetto ai non mutati e che sia pertanto necessario ripensare le linee guida al fine di creare un percorso diagnostico-terapeutico ritagliato su questi pazienti.
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