Tesi etd-10302003-182420 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea vecchio ordinamento
Autore
Consani, Veronica
URN
etd-10302003-182420
Titolo
Geologia dell'area compresa tra Foce di Mosceta e Cardoso(Alpi Apuane meridionali).
SOTTOTESI: nuovi ritrovamenti di Conodonti nelle "Dolomie a Orthoceras" del basamento delle alpi Apuane
Dipartimento
SCIENZE MATEMATICHE, FISICHE E NATURALI
Corso di studi
SCIENZE GEOLOGICHE
Relatori
relatore Dott. Molli, Giancarlo
Parole chiave
- geologia strutturale
- marmi
- pieghe a guaina
Data inizio appello
14/11/2003
Consultabilità
Completa
Riassunto
L’area oggetto di studio è situata nelle Alpi Apuane meridionali, ubicata tra la Foce di Mosceta ed il paese di Cardoso (elementi n° 249161, 249162 della Cartografia Tecnica Regionale Toscana). Scopo dello studio è stato quello di chiarire le geometrie di deformazione dell’area, attraverso un rilevamento geologico strutturale di dettaglio (scala 1: 5.000) completato con analisi microstrutturali.
E’ stato inoltre affrontato lo studio dei meta-carbonati (meta-calcari e dolomie), sottostanti alla formazione dei Grezzoni, che a causa della loro posizione geometrica e delle caratteristiche litologiche, sono oggetto d’interpretazione controversa.
I rilevamenti geologici di quest’area sono iniziati alla fine dell’ottocento con D. Zaccagna (cartografia del 1890 – 1932, foglio Monte Altissimo scala 1: 25.000), che considerava le metamorfiti dello stazzemese (definiti dall’autore come Scisti Superiori) d’età permiano-triassica perché comprese tra i marmi alla base e i calcari retici al tetto. Le numerose anomalie riscontrate nella successione stratigrafica erano interpretate come “ripiegamenti complessi ed eccezionali scorrimenti orizzontali”.
Studi successivi di Masini, (1937) e Merla, (1952) hanno evidenziato problemi nell’inquadramento cronologico della successione stratigrafica con implicazioni importanti nell’interpretazione tettonica.
Trevisan, (1962) e Nardi, (1963), con l’esecuzione della seconda edizione della Carta Geologica d’Italia, (scala 1: 100.000) interpretarono la zona di Stazzema come costituita da unità metamorfiche separate dall’”Autoctono Apuano” e formanti le cosiddette “Scaglie di Stazzema”. In questa interpretazione l’assetto a pieghe isoclinali a scala chilometrica che caratterizzava il lavoro di Zaccagna veniva rivisitato come dovuto alla sovrapposizione di scaglie tettoniche.
L’ultima proposta interpretativa sviluppata nell’ambito del progetto CARG è quella di Carmignani et al., (1999). Questi autori hanno evidenziato come la strutturazione dell’area sia caratterizzata dalla presenza di un sistema antiforme-sinforme a pieghe isoclinali a scala chilometrica, immergente verso SE. Queste pieghe sono attribuite alla fase deformativa regionale (D2) e collegate ad estensione crostale nel quadro del modello regionale proposto da Carmignani & Kligfileld (1990).
I risultati principali del lavoro di tesi sono relativi al riconoscimento di una zona di taglio sin-metamorfica con spessore pluriettometrico, delimitata alla base dalla sinclinale del Monte Corchia e al tetto dall’Unità delle Panie. Nella zona studiata, le strutture principali sono rappresentate da pieghe isoclinali a scala pluridecametrica (direzioni assiali circa N 070° NE), con geometria fortemente non cilindrica, ed aventi come foliazione di piano assiale un clivaggio di crenulazione (S2) e/o una foliazione composita (S1/2). Sono inoltre attribuibili alla strutturazione principale, zone di deformazione localizzata plurimetrica ubicate in particolare sul fianco inverso della sinclinale del Corchia (limite inferiore della zona di taglio).
La strutturazione principale è deformata da pieghe pluridecametriche (e strutte minori), da aperte a chiuse E-vergenti (direzioni assiali circa N 145° SE) aventi come foliazione di piano assiale un clivaggio di crenulazione disgiuntivo (S3) debolmente immergente verso ovest.
L’assetto strutturale dell’area è stato interpretato come derivante da una storia di deformazione progressiva sviluppata in un contesto di esumazione delle unità metamorfiche.
Nell’ambito della sottotesi è stato affrontata lo studio paleontologico dei meta-carbonati (meta-calcari e dolomie), sottostanti alla formazione dei Grezzoni. Si tratta di lenti e livelli di meta-carbonati in cui sono stati ritrovati nuovi esemplari di Conodonti attribuibili al Siluriano Superiore.
E’ stato inoltre affrontato lo studio dei meta-carbonati (meta-calcari e dolomie), sottostanti alla formazione dei Grezzoni, che a causa della loro posizione geometrica e delle caratteristiche litologiche, sono oggetto d’interpretazione controversa.
I rilevamenti geologici di quest’area sono iniziati alla fine dell’ottocento con D. Zaccagna (cartografia del 1890 – 1932, foglio Monte Altissimo scala 1: 25.000), che considerava le metamorfiti dello stazzemese (definiti dall’autore come Scisti Superiori) d’età permiano-triassica perché comprese tra i marmi alla base e i calcari retici al tetto. Le numerose anomalie riscontrate nella successione stratigrafica erano interpretate come “ripiegamenti complessi ed eccezionali scorrimenti orizzontali”.
Studi successivi di Masini, (1937) e Merla, (1952) hanno evidenziato problemi nell’inquadramento cronologico della successione stratigrafica con implicazioni importanti nell’interpretazione tettonica.
Trevisan, (1962) e Nardi, (1963), con l’esecuzione della seconda edizione della Carta Geologica d’Italia, (scala 1: 100.000) interpretarono la zona di Stazzema come costituita da unità metamorfiche separate dall’”Autoctono Apuano” e formanti le cosiddette “Scaglie di Stazzema”. In questa interpretazione l’assetto a pieghe isoclinali a scala chilometrica che caratterizzava il lavoro di Zaccagna veniva rivisitato come dovuto alla sovrapposizione di scaglie tettoniche.
L’ultima proposta interpretativa sviluppata nell’ambito del progetto CARG è quella di Carmignani et al., (1999). Questi autori hanno evidenziato come la strutturazione dell’area sia caratterizzata dalla presenza di un sistema antiforme-sinforme a pieghe isoclinali a scala chilometrica, immergente verso SE. Queste pieghe sono attribuite alla fase deformativa regionale (D2) e collegate ad estensione crostale nel quadro del modello regionale proposto da Carmignani & Kligfileld (1990).
I risultati principali del lavoro di tesi sono relativi al riconoscimento di una zona di taglio sin-metamorfica con spessore pluriettometrico, delimitata alla base dalla sinclinale del Monte Corchia e al tetto dall’Unità delle Panie. Nella zona studiata, le strutture principali sono rappresentate da pieghe isoclinali a scala pluridecametrica (direzioni assiali circa N 070° NE), con geometria fortemente non cilindrica, ed aventi come foliazione di piano assiale un clivaggio di crenulazione (S2) e/o una foliazione composita (S1/2). Sono inoltre attribuibili alla strutturazione principale, zone di deformazione localizzata plurimetrica ubicate in particolare sul fianco inverso della sinclinale del Corchia (limite inferiore della zona di taglio).
La strutturazione principale è deformata da pieghe pluridecametriche (e strutte minori), da aperte a chiuse E-vergenti (direzioni assiali circa N 145° SE) aventi come foliazione di piano assiale un clivaggio di crenulazione disgiuntivo (S3) debolmente immergente verso ovest.
L’assetto strutturale dell’area è stato interpretato come derivante da una storia di deformazione progressiva sviluppata in un contesto di esumazione delle unità metamorfiche.
Nell’ambito della sottotesi è stato affrontata lo studio paleontologico dei meta-carbonati (meta-calcari e dolomie), sottostanti alla formazione dei Grezzoni. Si tratta di lenti e livelli di meta-carbonati in cui sono stati ritrovati nuovi esemplari di Conodonti attribuibili al Siluriano Superiore.
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