Tesi etd-10292019-095236 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
BONACCORSI, GIULIA
URN
etd-10292019-095236
Titolo
L'Italia verso una moda nazionale. Analisi attraverso lo studio di abiti e dipinti dal Risorgimento alla Belle Èpoque.
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
STORIA E FORME DELLE ARTI VISIVE, DELLO SPETTACOLO E DEI NUOVI MEDIA
Relatori
relatore Prof. Patti, Mattia
correlatore Prof.ssa Niccoli, Bruna
correlatore Prof.ssa Niccoli, Bruna
Parole chiave
- Boldini
- Corcos
- De Nittis
- Genoni
- Grosso
- Italia
- Moda
- Regina Margherita
- Risorgimento
- Unità
- Zandomeneghi
Data inizio appello
18/11/2019
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
18/11/2089
Riassunto
In questo elaborato, strutturato in quattro capitoli, si intende affrontare un momento cruciale per la storia della moda italiana, ovvero quello che va dal Risorgimento alla Belle Époque. Si tratta di anni ricchi di cambiamenti politici, sociali, artistici e non solo. L’Italia da poco unita è un insieme di tante piccole realtà regionali nelle quali sono presenti differenti culture, usi, costumi e lingue; è quindi per il momento difficile parlare di identità nazionale.
In questo periodo, come vedremo, si fa sempre più spazio una nuova classe, quella borghese, che riuscirà a soppiantare quella aristocratica in brevissimo tempo. La nobiltà è ormai considerata un qualcosa di antiquato e logoro, e proprio su questo la borghesia cerca di puntare; membri di questa nuova classe sono i cosiddetti “nuovi ricchi”, coloro che grazie ad abilità imprenditoriali sono riusciti a far fortuna e spesso a superare il patrimonio di molti nobili.
Già molto prima dell’Unità, più precisamente nel 1804, nacque la rivista Corriere delle Dame, nella quale, come in molte altre di allora, venivano mostrati figurini di moda provenienti dalla Francia; la sua direttrice, Carolina Lattanzi, riteneva però che fosse necessario creare una moda che seguisse in tutto e per tutto i gusti italiani e che non fosse necessario andare a prendere i figurini d’Oltralpe. Fu così che, approfittando dei tumulti che stavano attraversando la Francia, la Lattanzi decise di proporre nel suo giornale le Mode d’Italia, figurini interamente pensati e realizzati in Italia. Il suo scopo di dar vita a una moda italiana ebbe però scarso successo, in quanto le signore amavano indossare capi francesi, in special modo parigini, ritenuti più eleganti e alla moda.
Con il formarsi di moti rivoluzionari che auspicavano la nascita di una nazione unita, nacquero dei vestiti che in qualche modo identificavano coloro che partecipavano alle lotte, come ad esempio le vivandiere, i cosiddetti abiti nazionali.
In questo periodo si registra però lo sviluppo sempre più importante della crinolina, che negli anni ’60 dell’Ottocento raggiunge ampiezze esagerate.
Una delle grandi protagoniste di questo periodo è Margherita di Savoia, divenuta regina nel 1878; si tratta di una vera e propria icona di stile che ha influenzato fortemente la moda, la letteratura, la pittura e più in generale i gusti degli italiani, soprattutto delle italiane. Con lei è nato il filone artistico del cosiddetto ritratto alla moda, che prevedeva la raffigurazione della donna vestita con fastosi abiti dei più importanti stilisti.
Sono senza dubbio le donne il vero fulcro dei cambiamenti di questi anni, poiché stanno cominciando ad avere sempre più diritti e riescono pian piano a togliersi di dosso l’immagine di sole mogli e madri che devono necessariamente sottostare alle volontà degli uomini. Questi cambiamenti li possiamo notare nei lavori di molti pittori italiani della seconda metà del XIX secolo che le ritraggono. Boldini, De Nittis, Zandomeneghi, Corcos e Grosso sono coloro che più di molti altri capirono quanto la moda fosse un indicatore fondamentale di questi cambiamenti sociali e che dunque non fosse un tema frivolo e superficiale. Nei loro dipinti possiamo vedere donne belle, aristocratiche, mondane, ma anche colte, emancipate e forti; le loro vesti, al contrario di ciò che dice il detto “l’abito non fa il monaco”, ci mostrano a che classe sociale appartengono, se sono istruite, il loro modo di essere, qualsiasi cosa. Nonostante ciò però, ancora ognuna di loro indossava per lo più abiti provenienti dalla Francia o comunque presi da modelli francesi, e questa cosa cominciava a stare stretta a sempre più persone.
Una delle prime che decise di portare avanti una lunga battaglia per una moda italiana fu la sarta Rosa Genoni, formatasi in Francia ma grande promotrice di quello che oggi chiameremo <<made in Italy>>. Interessata in equa misura alla moda e alla politica, grazie al suo contributo l’Italia acquisì maggiore consapevolezza di ciò che poteva realizzare con le proprie mani.
In questo periodo, come vedremo, si fa sempre più spazio una nuova classe, quella borghese, che riuscirà a soppiantare quella aristocratica in brevissimo tempo. La nobiltà è ormai considerata un qualcosa di antiquato e logoro, e proprio su questo la borghesia cerca di puntare; membri di questa nuova classe sono i cosiddetti “nuovi ricchi”, coloro che grazie ad abilità imprenditoriali sono riusciti a far fortuna e spesso a superare il patrimonio di molti nobili.
Già molto prima dell’Unità, più precisamente nel 1804, nacque la rivista Corriere delle Dame, nella quale, come in molte altre di allora, venivano mostrati figurini di moda provenienti dalla Francia; la sua direttrice, Carolina Lattanzi, riteneva però che fosse necessario creare una moda che seguisse in tutto e per tutto i gusti italiani e che non fosse necessario andare a prendere i figurini d’Oltralpe. Fu così che, approfittando dei tumulti che stavano attraversando la Francia, la Lattanzi decise di proporre nel suo giornale le Mode d’Italia, figurini interamente pensati e realizzati in Italia. Il suo scopo di dar vita a una moda italiana ebbe però scarso successo, in quanto le signore amavano indossare capi francesi, in special modo parigini, ritenuti più eleganti e alla moda.
Con il formarsi di moti rivoluzionari che auspicavano la nascita di una nazione unita, nacquero dei vestiti che in qualche modo identificavano coloro che partecipavano alle lotte, come ad esempio le vivandiere, i cosiddetti abiti nazionali.
In questo periodo si registra però lo sviluppo sempre più importante della crinolina, che negli anni ’60 dell’Ottocento raggiunge ampiezze esagerate.
Una delle grandi protagoniste di questo periodo è Margherita di Savoia, divenuta regina nel 1878; si tratta di una vera e propria icona di stile che ha influenzato fortemente la moda, la letteratura, la pittura e più in generale i gusti degli italiani, soprattutto delle italiane. Con lei è nato il filone artistico del cosiddetto ritratto alla moda, che prevedeva la raffigurazione della donna vestita con fastosi abiti dei più importanti stilisti.
Sono senza dubbio le donne il vero fulcro dei cambiamenti di questi anni, poiché stanno cominciando ad avere sempre più diritti e riescono pian piano a togliersi di dosso l’immagine di sole mogli e madri che devono necessariamente sottostare alle volontà degli uomini. Questi cambiamenti li possiamo notare nei lavori di molti pittori italiani della seconda metà del XIX secolo che le ritraggono. Boldini, De Nittis, Zandomeneghi, Corcos e Grosso sono coloro che più di molti altri capirono quanto la moda fosse un indicatore fondamentale di questi cambiamenti sociali e che dunque non fosse un tema frivolo e superficiale. Nei loro dipinti possiamo vedere donne belle, aristocratiche, mondane, ma anche colte, emancipate e forti; le loro vesti, al contrario di ciò che dice il detto “l’abito non fa il monaco”, ci mostrano a che classe sociale appartengono, se sono istruite, il loro modo di essere, qualsiasi cosa. Nonostante ciò però, ancora ognuna di loro indossava per lo più abiti provenienti dalla Francia o comunque presi da modelli francesi, e questa cosa cominciava a stare stretta a sempre più persone.
Una delle prime che decise di portare avanti una lunga battaglia per una moda italiana fu la sarta Rosa Genoni, formatasi in Francia ma grande promotrice di quello che oggi chiameremo <<made in Italy>>. Interessata in equa misura alla moda e alla politica, grazie al suo contributo l’Italia acquisì maggiore consapevolezza di ciò che poteva realizzare con le proprie mani.
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