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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-10272022-194631


Tipo di tesi
Tesi di specializzazione (4 anni)
Autore
GERI, FRANCESCA
URN
etd-10272022-194631
Titolo
Efficacia e sicurezza del multiple switch in pazienti con Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali in terapia con farmaci anti-TNFalfa
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MALATTIE DELL'APPARATO DIGERENTE
Relatori
relatore Prof. de Bortoli, Nicola
Parole chiave
  • Adalimumab
  • biosimilari
  • Infliximab
  • MICI
  • multiple switch
  • terapia biologica
Data inizio appello
16/11/2022
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
16/11/2092
Riassunto
Le Malattie infiammatorie croniche intestinali (MICI) sono patologie immunomediate ad eziopatogenesi multifattoriale, caratterizzate da un’infiammazione cronica del tratto gastrointestinale. Tra di esse ritroviamo la Rettocolite Ulcerosa, la Malattia di Crohn e la Colite Indeterminata. Esse differiscono tra loro per caratteristiche cliniche, caratteristiche anatomopatologiche, localizzazione di malattia e complicanze associate.
L’introduzione della terapia biologica ha rivoluzionato completamente la gestione terapeutica dei pazienti affetti da MICI, portando a un miglioramento dei sintomi, dello stato infiammatorio e della qualità di vita dei pazienti. Gli anticorpi monoclonali che agiscono sul fattore di necrosi tumorale alfa (TNF-α) sono i farmaci biologici maggiormente utilizzati nel trattamento delle MICI e di altre malattie infiammatorie immunomediate; tra di essi ritroviamo Infliximab e Adalimumab.
Nella gestione dei pazienti con MICI le terapie biologiche hanno comportato un significativo aumento della spesa sanitaria che hanno provocato un consistente impatto economico sul SSN. Per tale motivo, lo sviluppo di farmaci meno costosi, come i biosimilari, ha destato particolare interesse in quanto possono rappresentare un’alternativa meno costosa ai farmaci biologici con brevetto scaduto. La loro introduzione in commercio ha rappresentato pertanto un importante passo verso la sostenibilità finanziaria dei sistemi sanitari per l’accesso a terapie ad alto costo.
Secondo l’Agenzia Italiana del farmaco (AIFA) e l’Agenzia Europea per i Medicinali (European Medicines Agency, EMA) con il termine “biosimilare”, si indica un medicinale sviluppato in modo da risultare simile a un farmaco biologico di riferimento già autorizzato nell’Unione Europea, di cui sia scaduta la copertura brevettuale. Nonostante il principio attivo del biosimilare e del farmaco di riferimento siano essenzialmente la stessa sostanza, l’intrinseca variabilità, in parte naturale, in parte correlata all’origine biologica e alle tecniche di produzione, rende impossibile la riproduzione esatta, anche tra lotti dello stesso farmaco. L'autorizzazione all'immissione in commercio si basa sulla valutazione della similarità da parte del Comitato per i medicinali per uso umano dell’EMA. La parte principale della valutazione deve dimostrare la comparabilità rispetto al farmaco di riferimento in relazione a qualità, efficacia e sicurezza. I dati clinici provenienti da studi di equivalenza per una determinata indicazione terapeutica, rappresentano la base per l’estrapolazione dei dati di efficacia e sicurezza, senza la necessità di prove cliniche specifiche per le altre indicazioni terapeutiche.
Negli anni sono stati sviluppati più biosimilari con costi progressivamente inferiori; per tale motivo in alcuni pazienti è stato eseguito un multiple switch, intendendo con questo termine il passaggio da farmaco originator a due biosimilari differenti. Nonostante allo stato attuale siano in fase di produzione circa una ventina di biosimilari di Infliximab e Adalimumab, al momento risultano scarsi i dati clinici sull’efficacia e sicurezza riguardanti il multiple switch tra biosimilari nei pazienti con MICI e pertanto questa pratica non è ancora pienamente raccomandata.
Vista la crescente rilevanza dell’argomento nella pratica clinica e la possibilità di un notevole risparmio economico grazie all’utilizzo dei biosimilari, nasce l’esigenza e l’interesse nell’esecuzione di studi real life riguardanti il multiple switch non terapeutico.
Alla luce di ciò abbiamo eseguito uno studio osservazionale monocentrico su 27 pazienti con MICI, afferenti all’ambulatorio MICI della UO Gastroenterologia dell’AOUP, trattati con Infliximab o Adalimumab originator e sottoposti a multiple switch non terapeutico al fine di valutare il profilo di efficacia e sicurezza. In particolare, per i pazienti in terapia con Infliximab sono stati valutati lo switch tra farmaco originator al biosimilare CT-P13 e successivamente lo switch da biosimilare CT-P13 a biosimilare GP1111; per i pazienti con Adalimumab sono stati valutati gli switch tra farmaco originator a biosimilare SB5 e successivamente da biosimilare SB5 a biosimilare GP2017.
Sia nei pazienti trattati con Infliximab che in quelli trattati con Adalimumab, la pratica del multiple switch è risultata efficace in termini di risposta clinica, valutata a 3, 6 e 12 mesi dallo switch. La remissione clinica ottenuta a 6-12 mesi dagli switch, varia dal 78 all’88% dei pazienti e risulta in accordo con i risultati riportati dagli studi clinici presenti in letteratura. Non sono state osservate differenze statisticamente significative tra i due gruppi di trattamento. Il 75% dei pazienti ha presentato all’ultimo follow-up una remissione endoscopica o una attività di malattia di grado lieve.
Sia i valori di PCR e che quelli di Calprotectina fecale, valutati a 3, 6 e 12 mesi dallo switch non hanno osservato variazioni statisticamente significative nel confronto con i valori osservati prima dell’esecuzione di entrambi gli switch, confermando quindi l’efficacia dello switch nel mantenimento della risposta bioumorale.
I biosimilari si sono dimostrati nel complesso farmaci ben tollerati. Il confronto tra gli eventi avversi intercorsi durante la terapia con farmaco originator e la terapia con biosimilari, non ha mostrato differenze statisticamente significative in quanto a sicurezza, sia per i pazienti in trattamento con Infliximab che quelli in trattamento con Adalimumab.
Il coinvolgimento di un numero più ampio di soggetti, il monitoraggio a lungo termine dei pazienti e la valutazione dell’immunogenicità potrebbero rappresentare spunti per l’esecuzione di ulteriori studi di efficacia e sicurezza di questa pratica.
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