Tesi etd-10272020-155417 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
VOLPINI, ARIANNA
URN
etd-10272020-155417
Titolo
Cinema periodico: due concezioni della settima arte a confronto durante la dittatura salazarista.
Dipartimento
FILOLOGIA, LETTERATURA E LINGUISTICA
Corso di studi
LINGUISTICA E TRADUZIONE
Relatori
relatore Prof.ssa Tocco, Valeria
Parole chiave
- art.
- Cinema
- dictatoriship
- Salazar
Data inizio appello
16/11/2020
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
16/11/2090
Riassunto
La storia ci fornisce innumerevoli prove dell’esistenza di un intimo legame tra potere politico e sfera cultura. Tra tutte le forme d’arte, il cinema è di sicuro quella più capace di influenzare le coscienze. La forza manipolatoria dell’immagine cinematografica si tramutò ben presto in una delle armi predilette dai regimi totalitari del Novecento.
L’utilizzo del cinema fu fondamentale per l’edificazione di una nuova storia – la storia del regime – e a garantire il mantenimento dello status quo. Per far ciò il cinema – similmente ad altri campi della cultura – venne sottoposto a un serrato controllo da parte del Potere, che spesso si servì della censura per omologare i contenuti all’ideologia vigente.
Nel Portogallo di Salazar, fu António Ferro che percepì il potenziale del cinema e – esattamente a come accade in Italia, Germania, Spagna e URSS – decise di servirsene a fini propagandistici, per creare uno scenario ideologico che legittimasse il regime.
A questo sfruttamento a scopo propagandistico della settima arte si oppose il ceto intellettuale e cinefilo portoghese. A partire dal 1936 l’interesse nei confronti del cinema era, infatti, cresciuto notevolmente, tanto da dare vita a riviste dedicate esclusivamente alla settima arte (come Cinéfilo, Animatógrafo, Imagem, Kino) e all’introduzione di sezioni apposite tra le pagine dei quotidiani, come nel caso del Diário de Lisbona.
Lo scopo di questo elaborato è l'analisi della concezione intellettuale della settima arte attraverso la lettura e l’analisi delle sezioni cinematografiche del Diário de Lisboa e delle riviste che vennero pubblicate in Portogallo durante la dittatura salazarista, mettendo in risalto eventuali contrasti con la concezione della settima arte del regime, i punti in comune e l’influenza delle altre realtà cinematografiche europee.
L’utilizzo del cinema fu fondamentale per l’edificazione di una nuova storia – la storia del regime – e a garantire il mantenimento dello status quo. Per far ciò il cinema – similmente ad altri campi della cultura – venne sottoposto a un serrato controllo da parte del Potere, che spesso si servì della censura per omologare i contenuti all’ideologia vigente.
Nel Portogallo di Salazar, fu António Ferro che percepì il potenziale del cinema e – esattamente a come accade in Italia, Germania, Spagna e URSS – decise di servirsene a fini propagandistici, per creare uno scenario ideologico che legittimasse il regime.
A questo sfruttamento a scopo propagandistico della settima arte si oppose il ceto intellettuale e cinefilo portoghese. A partire dal 1936 l’interesse nei confronti del cinema era, infatti, cresciuto notevolmente, tanto da dare vita a riviste dedicate esclusivamente alla settima arte (come Cinéfilo, Animatógrafo, Imagem, Kino) e all’introduzione di sezioni apposite tra le pagine dei quotidiani, come nel caso del Diário de Lisbona.
Lo scopo di questo elaborato è l'analisi della concezione intellettuale della settima arte attraverso la lettura e l’analisi delle sezioni cinematografiche del Diário de Lisboa e delle riviste che vennero pubblicate in Portogallo durante la dittatura salazarista, mettendo in risalto eventuali contrasti con la concezione della settima arte del regime, i punti in comune e l’influenza delle altre realtà cinematografiche europee.
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