Tesi etd-10252022-184937 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
CONTI, SILVIA
URN
etd-10252022-184937
Titolo
Leptina: vie di segnalazione, polimorfismi e regolazione epigenetica
Dipartimento
FARMACIA
Corso di studi
SCIENZE DELLA NUTRIZIONE UMANA
Relatori
relatore Prof.ssa Daniele, Simona
correlatore Dott.ssa Chelucci, Elisa
correlatore Dott.ssa Chelucci, Elisa
Parole chiave
- leptina
Data inizio appello
09/11/2022
Consultabilità
Tesi non consultabile
Riassunto
La presente tesi di laurea tratta le vie di segnalazione attivate della leptina, il suo principale ruolo fisiologico in quanto “ormone della sazietà”, il ruolo nella condizione più direttamente correlata all’aumentato apporto energetico, ovvero l’obesità, il ruolo nell’infiammazione e nelle malattie cardiovascolari, il ruolo nel metabolismo glucidico, mutazioni e polimorfismi, modulazione epigenetica, effetti dell’alimentazione e possibili utilizzi clinici.
La leptina è l’ormone che permette al cervello di sapere quante calorie sono state immagazzinate e i suoi livelli sono direttamente correlati alla quantità di tessuto adiposo, quindi sono aumentati nei soggetti obesi. L’obesità però si porta dietro una condizione di “resistenza alla leptina” che comporta una mancata risposta, soprattutto a livelli del sistema nervoso centrale, all’azione della leptina stessa. Questa condizione può essere dovuta a molteplici cause, prima fra tutte il ridotto accesso della leptina alla barriera ematoencefalica. Infatti, non potendo arrivare ai recettori ipotalamici, la leptina non è in grado di bloccare la fame ed esercitare l’effetto di riduzione del food intake.
La leptina è secreta dal tessuto adiposo; è pertanto un’adipocitochina e, in quanto, citochina è implicata nella risposta infiammatoria, promuovendola. Da questo deriva che i livelli circolanti di leptina in pazienti obesi contribuiscono all’infiammazione di basso grado che rende tali individui più suscettibili a sviluppare patologie cardiovascolari, diabete di tipo 2, patologie degenerative e autoimmuni. La leptina ha anche un ruolo nel metabolismo glucidico e lipidico, in particolare ha azione ipoglicemizzante e riduce la biosintesi degli acidi grassi.
Inoltre, numerosi sono i polimorfismi e le mutazioni che possono comportare una riduzione dei recettori per la leptina e dei livelli di leptina stessa, risultando quindi in condizioni patologiche.
La modulazione epigenetica della leptina avviene principalmente attraverso la metilazione del suo promotore ed è quindi importante nel regolarne l’espressione fin dalla programmazione metabolica fetale.
Ovviamente, anche il tipo di alimentazione è in grado di modulare i livelli di leptina e questo ha portato ad indagare modelli nutrizionali per tentare di normalizzare la sensibilità alla leptina.
La terapia a base di leptina non è efficace nei soggetti obesi a causa della resistenza, mentre è stata approvata per la deficienza congenita alla leptina, la lipodistrofia e l’amenorrea ipotalamica. Un possibile futuro trattamento per l’obesità potrebbe invece essere la terapia di riduzione parziale della leptina.
La leptina è l’ormone che permette al cervello di sapere quante calorie sono state immagazzinate e i suoi livelli sono direttamente correlati alla quantità di tessuto adiposo, quindi sono aumentati nei soggetti obesi. L’obesità però si porta dietro una condizione di “resistenza alla leptina” che comporta una mancata risposta, soprattutto a livelli del sistema nervoso centrale, all’azione della leptina stessa. Questa condizione può essere dovuta a molteplici cause, prima fra tutte il ridotto accesso della leptina alla barriera ematoencefalica. Infatti, non potendo arrivare ai recettori ipotalamici, la leptina non è in grado di bloccare la fame ed esercitare l’effetto di riduzione del food intake.
La leptina è secreta dal tessuto adiposo; è pertanto un’adipocitochina e, in quanto, citochina è implicata nella risposta infiammatoria, promuovendola. Da questo deriva che i livelli circolanti di leptina in pazienti obesi contribuiscono all’infiammazione di basso grado che rende tali individui più suscettibili a sviluppare patologie cardiovascolari, diabete di tipo 2, patologie degenerative e autoimmuni. La leptina ha anche un ruolo nel metabolismo glucidico e lipidico, in particolare ha azione ipoglicemizzante e riduce la biosintesi degli acidi grassi.
Inoltre, numerosi sono i polimorfismi e le mutazioni che possono comportare una riduzione dei recettori per la leptina e dei livelli di leptina stessa, risultando quindi in condizioni patologiche.
La modulazione epigenetica della leptina avviene principalmente attraverso la metilazione del suo promotore ed è quindi importante nel regolarne l’espressione fin dalla programmazione metabolica fetale.
Ovviamente, anche il tipo di alimentazione è in grado di modulare i livelli di leptina e questo ha portato ad indagare modelli nutrizionali per tentare di normalizzare la sensibilità alla leptina.
La terapia a base di leptina non è efficace nei soggetti obesi a causa della resistenza, mentre è stata approvata per la deficienza congenita alla leptina, la lipodistrofia e l’amenorrea ipotalamica. Un possibile futuro trattamento per l’obesità potrebbe invece essere la terapia di riduzione parziale della leptina.
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