Tesi etd-10252021-100627 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
ZAPPELLI, DILETTA
URN
etd-10252021-100627
Titolo
Studi sulla Basilica di San Frediano: il mosaico dell'Ascensione
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
STORIA E FORME DELLE ARTI VISIVE, DELLO SPETTACOLO E DEI NUOVI MEDIA
Relatori
relatore Prof. Ascani, Valerio
Parole chiave
- arte bizantina
- arte cristiana
- arte tardo antica
- Ascensione
- basilica
- chiesa
- Cristo
- iconografia
- Lucca
- mosaico
- Pantocratore
- Toscana
Data inizio appello
15/11/2021
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
15/11/2061
Riassunto
Il soggetto scelto per il mio elaborato finale è il mosaico dell’Ascensione situato
sulla facciata di uno dei più antichi luoghi di culto della città di Lucca: la
Basilica di San Frediano.
Nel primo capitolo ho analizzato le numerose vicissitudini che hanno portato a
considerare le varie parti della Basilica non come il risultato di uno sviluppo
stilistico e architettonico costante e articolato nel tempo, ma bensì il frutto di più
interventi e cambiamenti che hanno portato a modificare l’assetto originario fino
a quello che è possibile ammirare oggi recandoci a Lucca.
Questi cambiamenti strutturali hanno fatto si che nel tempo l’edificio diventasse
oggetto di scavi e di studi da parte di figure quali: Pietro Pera a cui dobbiamo un
primo scavo sull’area del sagrato nel 1840, Raffaele Castellini chiamato dal
governo lucchese nel 1827 per restaurare il mosaico in facciata e ancora
architetti quali Michele Ridolfi e Giuseppe Pardini; questi, come altri, sono solo
alcuni dei tanti che si sono cimentati nella riedificazione ideale di come poteva
essere San Frediano alle origini.
Una struttura non di immediata ricostruzione quindi ma un passo fondamentale
se si vuole andare ad analizzare nel dettaglio ciò che rende un Unicum questa
Basilica, ovvero il mosaico dell’Ascensione che trova chiari rimandi sia nello
stile e tecnica, sia nell’iconografia, all’arte bizantina sviluppatasi dal V secolo.
Il secondo capitolo è incentrato sull’antica tecnica del mosaico, arte che affonda
le radici nella Mesopotamia di quattromila anni fa e che trova nel Mediterraneo
un terreno fertile nel quale svilupparsi e perfezionarsi. Un’analisi che parte dai
primordiali mosaici a ciottoli pavimentali e che arriva a descrivere la più alta
forma di tipologia musiva tipica della cultura bizantina: l’opus musivum.
La parte finale del capitolo analizza più nel dettaglio lo stile e lo sviluppo del
mosaico nel periodo che va dalla tarda antichità fino al XII secolo circa, arco
temporale caratterizzato dall’affermazione e la libertà di culto del Cristianesimo
ad opera di Costantino I e all’emergere di due nuclei geografici importanti
riguardo a questa arte: Roma e Ravenna.
Nell’ambito della nuova estetica cristiana, dal momento che le immagini
riguardanti la divinità non dovevano essere calpestate, la nascente iconografia di
questo periodo individuò nei muri e nelle volte i luoghi privilegiati per le
espressioni del culto e nella tecnica del mosaico quella prediletta per suggerire
l’aspetto eterno che gli insegnamenti e le storie raffigurate dovevano avere per il
fedele.
Infine, prima di analizzare stilisticamente e iconograficamente il mosaico di San
Frediano, è stato chiarito un ultimo punto riguardante la raffigurazione di Cristo.
Nel terzo capitolo quindi, prendendo come punto di partenza il 325, anno in cui
fu emanato il primo concilio di Nicea in cui viene sancita la duplice natura
divina e umana di Cristo, ho analizzato la nascita e lo sviluppo dell’iconografia
della figura di Gesù, non più simboli che dovevano alludere ma richiami in
carne ed ossa in tutte le Sue vesti.
Delineate le radici della struttura portante basilicale, lo sviluppo della tecnica
artistica e l’iconografia da cui attinge il mosaico, l’ultima parte dell’elaborato è
incentrata sulla pittura a Lucca nel Milleduecento alla ricerca del possibile artefice dell'opera e sulla raffigurazione eterna del Salvatore sita in facciata di San Fredianoche su fondo oro ascende in mandorla accompagnato da due angeli e dagli undici apostoli.
sulla facciata di uno dei più antichi luoghi di culto della città di Lucca: la
Basilica di San Frediano.
Nel primo capitolo ho analizzato le numerose vicissitudini che hanno portato a
considerare le varie parti della Basilica non come il risultato di uno sviluppo
stilistico e architettonico costante e articolato nel tempo, ma bensì il frutto di più
interventi e cambiamenti che hanno portato a modificare l’assetto originario fino
a quello che è possibile ammirare oggi recandoci a Lucca.
Questi cambiamenti strutturali hanno fatto si che nel tempo l’edificio diventasse
oggetto di scavi e di studi da parte di figure quali: Pietro Pera a cui dobbiamo un
primo scavo sull’area del sagrato nel 1840, Raffaele Castellini chiamato dal
governo lucchese nel 1827 per restaurare il mosaico in facciata e ancora
architetti quali Michele Ridolfi e Giuseppe Pardini; questi, come altri, sono solo
alcuni dei tanti che si sono cimentati nella riedificazione ideale di come poteva
essere San Frediano alle origini.
Una struttura non di immediata ricostruzione quindi ma un passo fondamentale
se si vuole andare ad analizzare nel dettaglio ciò che rende un Unicum questa
Basilica, ovvero il mosaico dell’Ascensione che trova chiari rimandi sia nello
stile e tecnica, sia nell’iconografia, all’arte bizantina sviluppatasi dal V secolo.
Il secondo capitolo è incentrato sull’antica tecnica del mosaico, arte che affonda
le radici nella Mesopotamia di quattromila anni fa e che trova nel Mediterraneo
un terreno fertile nel quale svilupparsi e perfezionarsi. Un’analisi che parte dai
primordiali mosaici a ciottoli pavimentali e che arriva a descrivere la più alta
forma di tipologia musiva tipica della cultura bizantina: l’opus musivum.
La parte finale del capitolo analizza più nel dettaglio lo stile e lo sviluppo del
mosaico nel periodo che va dalla tarda antichità fino al XII secolo circa, arco
temporale caratterizzato dall’affermazione e la libertà di culto del Cristianesimo
ad opera di Costantino I e all’emergere di due nuclei geografici importanti
riguardo a questa arte: Roma e Ravenna.
Nell’ambito della nuova estetica cristiana, dal momento che le immagini
riguardanti la divinità non dovevano essere calpestate, la nascente iconografia di
questo periodo individuò nei muri e nelle volte i luoghi privilegiati per le
espressioni del culto e nella tecnica del mosaico quella prediletta per suggerire
l’aspetto eterno che gli insegnamenti e le storie raffigurate dovevano avere per il
fedele.
Infine, prima di analizzare stilisticamente e iconograficamente il mosaico di San
Frediano, è stato chiarito un ultimo punto riguardante la raffigurazione di Cristo.
Nel terzo capitolo quindi, prendendo come punto di partenza il 325, anno in cui
fu emanato il primo concilio di Nicea in cui viene sancita la duplice natura
divina e umana di Cristo, ho analizzato la nascita e lo sviluppo dell’iconografia
della figura di Gesù, non più simboli che dovevano alludere ma richiami in
carne ed ossa in tutte le Sue vesti.
Delineate le radici della struttura portante basilicale, lo sviluppo della tecnica
artistica e l’iconografia da cui attinge il mosaico, l’ultima parte dell’elaborato è
incentrata sulla pittura a Lucca nel Milleduecento alla ricerca del possibile artefice dell'opera e sulla raffigurazione eterna del Salvatore sita in facciata di San Fredianoche su fondo oro ascende in mandorla accompagnato da due angeli e dagli undici apostoli.
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