Tesi etd-10232018-201705 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea vecchio ordinamento
Autore
DE ROSA, ANTONELLA SALVATRICE
URN
etd-10232018-201705
Titolo
Vittorio De Sica, attore eclettico.
Dipartimento
FILOLOGIA, LETTERATURA E LINGUISTICA
Corso di studi
LETTERE
Relatori
relatore Prof. Ambrosini, Maurizio
Parole chiave
- De Sica
- Vittorio
Data inizio appello
12/11/2018
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
12/11/2088
Riassunto
Obiettivo di questa tesi sarà identificare la matrice recitativa di Vittorio De Sica.
Un’analisi mirata a capire il perché la sua figura sia legata all’immaginario collettivo italiano e quanto abbia pesato, nel passato e nel presente, il senso d’appartenenza alle sue origini.
A poco più di quarant’anni dalla morte, Vittorio De Sica è il cineasta meno dimenticato d’Italia. Quale emblema di eleganza e portamento continua a rappresentare ancora oggi un “modo di essere” italiani.
Innumerevoli sono stati gli studi condotti sulla sua carriera di regista, che è stata analizzata in ogni minimo dettaglio come doveroso, mentre scarse sono risultate le analisi sul De Sica attore.
Per comprendere la sua grandezza è quindi opportuno incentrarsi sui suoi esordi teatrali, i quali hanno permesso allo stesso De Sica di approdare al mondo della recitazione.
Il suo stile inedito si fondava sulla ricerca dell’equilibrio tra il drammatico ed il comico, tra il magniloquente e l’umile, e aveva altresì dato vita al cosiddetto “commutatore formale”.
Questo lavoro pone l’accento sull’unicità di De Sica ad incrociare esperienze e soggetti diversi. Riprende dichiarazioni di lui stesso ed anche di critici di spicco dell’epoca come prova del suo intento. È stato l’attore che meglio ha saputo interpretare l’archetipo dell’italiano medio.
All’interno di un solo film si concentra la commedia, il melodramma e il film d’avventura, interpretando così tratti dell’attor giovane, del primo amoroso e del brillante.
Dal 1917 al 1974 attraverso le sue interpretazioni, ha ripercorso la storia del cinema italiano, quella della stessa Italia e, in particolare, i cambiamenti socio-politico-culturale che hanno investito il nostro popolo in tale periodo.
Il segreto della sua durata sta nella sua incredibile capacità di spendersi e disseminarsi. Il suo cinema racconta l’Italia dei nostri nonni: povera ma felice, affamata ma speranzosa, malata ma spensierata.
Lo stile di De Sica sembra rispondere a una ricerca che non si è mai arrestata e che non si è mai accontentata della conquista di un metodo di recitazione definito e definitivo. Egli affermava di essere ripetutamente morto e rinato a livello cinematografico, si può aggiungere che lo ha fatto rinnovando ogni volta sé stesso.
I personaggi presi in esame in questo lavoro per cogliere l’essenza dell’arte di recitare sono il maresciallo Carotenuto di Pane amore e… ed Emanuele Bardone del Generale della Rovere.
Ruoli complessi e controversi per i quali ha dato prova di possedere tutti i segreti della recitazione, con sfumature prossime alla tecnica dell’imitazione, della quale ha saputo combinare le varie modulazioni e approdare alle tecniche dell’immedesimazione.
Nei casi di recitazione caricaturale De Sica non giunge mai a delimitare nei confini di una maschera i suoi personaggi, a differenza di Totò e Alberto Sordi.
Pochi attori del ventennio furono capaci, come lo fu De Sica, di interpretare una gamma di ruoli tanto diversi, soprattutto all’interno di uno stesso film e forse il motto di Liolà potrebbe suggellare anche la vita artistica dell’attore: “Fingere è virtù, e chi non sa fingere non sa regnare”.
Un’analisi mirata a capire il perché la sua figura sia legata all’immaginario collettivo italiano e quanto abbia pesato, nel passato e nel presente, il senso d’appartenenza alle sue origini.
A poco più di quarant’anni dalla morte, Vittorio De Sica è il cineasta meno dimenticato d’Italia. Quale emblema di eleganza e portamento continua a rappresentare ancora oggi un “modo di essere” italiani.
Innumerevoli sono stati gli studi condotti sulla sua carriera di regista, che è stata analizzata in ogni minimo dettaglio come doveroso, mentre scarse sono risultate le analisi sul De Sica attore.
Per comprendere la sua grandezza è quindi opportuno incentrarsi sui suoi esordi teatrali, i quali hanno permesso allo stesso De Sica di approdare al mondo della recitazione.
Il suo stile inedito si fondava sulla ricerca dell’equilibrio tra il drammatico ed il comico, tra il magniloquente e l’umile, e aveva altresì dato vita al cosiddetto “commutatore formale”.
Questo lavoro pone l’accento sull’unicità di De Sica ad incrociare esperienze e soggetti diversi. Riprende dichiarazioni di lui stesso ed anche di critici di spicco dell’epoca come prova del suo intento. È stato l’attore che meglio ha saputo interpretare l’archetipo dell’italiano medio.
All’interno di un solo film si concentra la commedia, il melodramma e il film d’avventura, interpretando così tratti dell’attor giovane, del primo amoroso e del brillante.
Dal 1917 al 1974 attraverso le sue interpretazioni, ha ripercorso la storia del cinema italiano, quella della stessa Italia e, in particolare, i cambiamenti socio-politico-culturale che hanno investito il nostro popolo in tale periodo.
Il segreto della sua durata sta nella sua incredibile capacità di spendersi e disseminarsi. Il suo cinema racconta l’Italia dei nostri nonni: povera ma felice, affamata ma speranzosa, malata ma spensierata.
Lo stile di De Sica sembra rispondere a una ricerca che non si è mai arrestata e che non si è mai accontentata della conquista di un metodo di recitazione definito e definitivo. Egli affermava di essere ripetutamente morto e rinato a livello cinematografico, si può aggiungere che lo ha fatto rinnovando ogni volta sé stesso.
I personaggi presi in esame in questo lavoro per cogliere l’essenza dell’arte di recitare sono il maresciallo Carotenuto di Pane amore e… ed Emanuele Bardone del Generale della Rovere.
Ruoli complessi e controversi per i quali ha dato prova di possedere tutti i segreti della recitazione, con sfumature prossime alla tecnica dell’imitazione, della quale ha saputo combinare le varie modulazioni e approdare alle tecniche dell’immedesimazione.
Nei casi di recitazione caricaturale De Sica non giunge mai a delimitare nei confini di una maschera i suoi personaggi, a differenza di Totò e Alberto Sordi.
Pochi attori del ventennio furono capaci, come lo fu De Sica, di interpretare una gamma di ruoli tanto diversi, soprattutto all’interno di uno stesso film e forse il motto di Liolà potrebbe suggellare anche la vita artistica dell’attore: “Fingere è virtù, e chi non sa fingere non sa regnare”.
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