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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-10222021-095544


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
PARDINI, LINDA
URN
etd-10222021-095544
Titolo
LA TUTELA DELLA SALUTE E DELLA SICUREZZA SUI LUOGHI DI LAVORO. RISCHI PSICOSOCIALI E STRESS LAVORO-CORRELATO. IL LAVORO A DISTANZA: DUE MODALITA A CONFRONTO E UN RISCHIO COMUNE, IL TECNOSTRESS.
Dipartimento
SCIENZE POLITICHE
Corso di studi
COMUNICAZIONE D'IMPRESA E POLITICA DELLE RISORSE UMANE
Relatori
relatore Giannini, Marco
Parole chiave
  • Tecnostress
  • Stress
  • Lavoro
Data inizio appello
29/11/2021
Consultabilità
Tesi non consultabile
Riassunto
Il presente lavoro affronta il tema della tutela della salute e della sicurezza sui luoghi di
lavoro, una sensibilità nata nell’800 e affrontata dallo Stato fino a pochi decenni or sono con
disposizioni legislative frammentarie e settoriali.
Saranno ripercorse le tappe fondamentali della legislazione italiana in materia elencando le
norme che hanno rappresentato un’innovazione e un passo in avanti nel raggiungimento di
una tutela completa e sistematica che fosse riconosciuta a tutti i lavoratori anche nel rispetto
dei principi fondamentali affermati dalla Costituzione.
Nel corso degli anni è maturata una cultura della prevenzione secondo la quale è necessario
riconoscere il rischio e valutarlo per poterlo prevenire o ridurre anche a fronte dell’elevato
numero di infortuni, alcuni mortali e della notevole incidenza delle malattie professionali.
La prima vera svolta si raggiunge col d.lgs. 19 settembre 1994, n. 626 e poi col d.lgs. vigente
9 aprile 2008, n. 81/2008 detto anche Testo Unico sulla sicurezza.
Il Testo Unico, attualmente in vigore, sarà analizzato ponendo l’attenzione sulle novità
introdotte rispetto alla legislazione precedente e sulle procedure da seguire per capire
concretamente come deve attuarsi il sistema della sicurezza all’interno dell’organizzazione
aziendale.
Fondamentale è l’individuazione di figure responsabili del processo di attuazione della
prevenzione della sicurezza con compiti e responsabilità specifiche.
I lavoratori, la c.d. Risorsa Umana, non sono più solo quelli che subiscono l’infortunio, ma
anche coloro che nel processo di prevenzione possiedono diritti e doveri in un rapporto di
collaborazione reciproca col datore di lavoro e gli altri preposti.
E poi c’è il rischio, come valutarlo e come riconoscerlo? Quali sono gli adempimenti da
compiere a questo scopo? Il rischio ha molte variabili, cambia a seconda del settore
produttivo, l’ambiente di lavoro, le attrezzature utilizzate così come dipende dall’età, dal
sesso del lavoratore ed altro ancora.
Negli ultimi decenni la sicurezza sul lavoro si è evoluta moltissimo passando da un approccio
puramente tecnico ad uno più soggettivo che valorizza la persona del lavoratore. È un
approccio di tipo psicologico che tiene conto non solo dei rischi di tipo tecnico legati agli
impianti e attrezzature ma anche di quelli psicosociali derivanti dai rapporti interpersonali
tra i lavoratori e con i vertici, dal carico di lavoro, dall’ambiente fisico in cui si svolge
l’attività lavorativa o da discriminazioni di vario tipo (genere, razza, età, ecc.).
In una società dinamica, competitiva e complessa come quella odierna si è assistito
nell’ambiente lavorativo ad un aumento del disagio psicosociale causato da svariati fattori e
che può avere ripercussioni importanti sulla salute dei lavoratori sia di tipo fisico che
psicologico.
Da qui l’esigenza, sentita a livello europeo prima e nazionale poi, di frenare questo fenomeno
che manifesta negativamente i suoi effetti sull’efficienza delle aziende e aumenta i costi del
sistema previdenziale e assistenziale del Paese. Per questo motivo, già verso la fine del
secolo scorso alcune direttive europee avevano esteso la valutazione a “tutti” i rischi, per cui
anche quelli psicosociali dovevano essere considerati.
Già il d.lgs. n. 626/1994, come modificato dalla Legge del 1/03/2002, n. 39, tentò di
adeguarsi a queste prescrizioni ma solo il Testo Unico n. 81/2008 all’art. 28 intitolato
“Oggetto della valutazione dei rischi” individua e riconosce ufficialmente questo tipo di
rischio inserendo lo stress lavoro-correlato tra quelli che devono essere valutati dal datore di
lavoro e quindi oggetto di prevenzione.
Saranno analizzati cause, effetti, conseguenze e le procedure da mettere in atto per evitarlo
o comunque contenerne al massimo le ripercussioni sul lavoratore e tutto il tessuto sociale
con particolare riferimento al c.d. tecnostress, un tipo di disagio psico-fisico legato al
massiccio utilizzo delle nuove tecnologie e strumenti informatici in ambito lavorativo.
Un tema di estrema attualità e interesse che ha dimostrato e sta dimostrando l’insorgere di
patologie che sono il riflesso di un’organizzazione del lavoro che è profondamente cambiata
negli ultimi decenni.
Mi soffermerò sull’analisi di due modalità di lavoro subordinato che hanno conosciuto una
larga diffusione negli ultimi anni e per le quali il tecnostress rappresenta la forma di rischio
più diffuso e frequente.
Le vicende dell’attuale periodo storico hanno portato prepotentemente alla ribalta telelavoro
e smartworking, due modi di lavorare già sperimentati e affermati nel nord Europa e in
America ma che non avevano ancora conosciuto larga diffusione nel nostro Paese. Il bisogno
di contenere la diffusione del virus da Covid-19 ha costretto migliaia di persone a cimentarsi
in un nuovo modo di lavorare, catapultate, per l’urgenza di intervenire in una situazione di
emergenza, in un mondo tutto nuovo fatto principalmente di tecnologia, web,
informatizzazione che, se da un lato ha permesso di scoprire le innumerevoli possibilità
offerte, dall’altro i lavoratori si sono trovati a gestire situazioni nuove cui erano totalmente
impreparati. Strada facendo si sono presentate svariate problematiche che intaccavano la loro
salute e sicurezza e questo ha reso necessario concentrare l’attenzione delle aziende su
aspetti già considerati dal Testo Unico, ma non ancora adeguatamente disciplinati, che
adesso stavano manifestando un impatto massiccio sul mondo lavorativo.
Il percorso intrapreso è sicuramente solo l’inizio di un nuovo approccio al mondo del lavoro
che trova la sua forza e la sua debolezza nell’informatizzazione e digitalizzazione, un
percorso che ci ha mostrato non essere scevro da rischi, soprattutto psicologici, a carico del
lavoratore suscitando notevole interesse degli addetti del settore sull’interazione con
l’individuo e l’impatto aziendale e sociale che hanno avuto e potranno avere in futuro.
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