Tesi etd-10212018-185307 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
CAVALLINI, ALBERTO
URN
etd-10212018-185307
Titolo
La radicalizzazione del Civil Rights Movement e il Black Panther Party nella stampa italiana.
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
STORIA E CIVILTA
Relatori
relatore Banti, Alberto Mario
Parole chiave
- Black Panther Party
- black power
- Civil Rights Movement
- Il Corriere della Sera
- L'Unità
- Malcolm X
- pantere nere
- stampa italiana
Data inizio appello
12/11/2018
Consultabilità
Completa
Riassunto
Questo lavoro intende trattare la radicalizzazione delle battaglie condotte negli Stati Uniti dal Civil Rights Movement a partire dal 1965 da una prospettiva italiana, analizzando sia l'impatto che esse ebbero all'interno della stampa sia il dibattito politico e culturale che ne scaturì. La seconda metà degli anni '60 infatti fu caratterizzata dall'esplosione di una serie di tumulti razziali che colpirono i ghetti delle grandi città del Nord aprendo così una nuova fase all'interno del Movimento per i diritti civili, segnata in primo luogo dal generale distacco nei confronti della strategia della non violenza che aveva dominato gli anni precedenti. Scopo del lavoro è dunque analizzare questa radicalizzazione a partire dalle speranze, timori, preoccupazioni e fraintendimenti che essa stessa avrebbe provocato all'interno di alcuni dei principali quotidiani italiani, intersecando il loro racconto con la ricostruzione storica dei fatti. Si è fatto riferimento a speranze, timori e fraintendimenti perché, paradossalmente, questi avvenimenti si verificarono in un momento in cui lo stesso Movimento per i diritti civili, guidato da Martin Luther King, aveva ottenuto due fondamentali conquiste: il Civil Rights Act (1964), che sanciva la fine della segregazione razziale vietando le discriminazioni legali basate sulla razza e sul colore e il Voting Rights Act (1965), che abolì i test di alfabetismo e gli altri dispositivi usati per negare il voto ai neri. La vittoria sarebbe stata storica e avrebbe rappresentato anche il frutto di proteste, marce, sit-in e altre manifestazioni all'insegna della non violenza, alle quali le autorità avrebbero risposto in molti casi in maniera opposta. Eppure il periodo immediatamente successivo sarebbe stato caratterizzato dal progressivo allontanamento dalla strada che aveva condotto a quei successi: nel 1965 infatti esplose la rivolta nel quartiere di Watts, a Los Angeles, seguita da quelle di Newark e Detroit del 1967, nel 1966 vi fu la nascita dello slogan del Black power (“Potere nero”), prospettiva politica abbracciata da organizzazioni che miravano ad adottare un approccio radicale e allo stesso tempo nazionalista ed infine, sempre nel 1966, nacque il Black Panther Party, sviluppatosi in origine con l'intenzione di difendere la comunità nera dagli abusi della polizia ma capace di assumere nel tempo posizioni più marcatamente socialiste e rivoluzionarie. Tutta questa serie di eventi, svoltisi in un arco limitato di anni, vengono in questa sede analizzati, come accennato, attraverso il punto di vista di alcuni dei più importanti quotidiani italiani dell'epoca, ovvero “l'Unità”, il “Corriere della Sera” e “la Stampa”, tenendo conto, oltre che dello specifico quadro generale americano, sia del contesto politico italiano ed internazionale sia delle peculiarità della stampa del nostro Paese. A questo scopo vengono usati come fonte i quotidiani appena citati, adoperando come supporto le ricostruzioni storiografiche di storici italiani e americani. Non potendo poi contare sui quotidiani, per trattare l'esperienza del Black Panther Party si è usufruito dei contributi di riviste della sinistra extraparlamentare e dei movimenti underground come “Lotta Continua e “Re Nudo”: fu infatti in un simile contesto, teso a valorizzare i movimenti rivoluzionari stranieri, che le Pantere Nere trovarono maggiore spazio. Per quanto riguarda i limiti cronologici, si è partiti dall'agosto 1965, periodo in cui si verificò la rivolta di Watts, fino al 1968, anno segnato da molti avvenimenti tra i quali i disordini provocati in seguito all'uccisione di Martin Luther King e la clamorosa protesta portata avanti ai Giochi olimpici di Città del Messico dai velocisti afroamericani Tommie Smith e John Carlos, rispettivamente primo e terzo nella gara finale dei 200 metri piani. Il Black Panther Party invece è stato studiato a partire dalla nascita, avvenuta nell'ottobre 1966, fino al 1972, momento in cui “Lotta Continua” prese coscienza del fallimento delle speranze suscitate dalle Pantere Nere dopo la scissione del febbraio 1971. A proposito della scelta di trattare il seguente argomento è necessario a mio avviso ricollegarsi alla sua attualità: dopo il 1965 infatti le rivendicazioni degli afroamericani iniziarono a coincidere con richieste più strettamente economiche e sociali; l'attenzione venne quindi spostata dal piano dell'uguaglianza legale al piano dell‟uguaglianza sostanziale. Tuttavia in seguito all'avvento del backlash conservatore avviato a partire dall'elezione di Richard Nixon e proseguito negli anni '80 da Ronald Reagan, queste richieste, almeno in parte, sarebbero rimaste in sospeso se non addirittura disattese. Secondo molti studiosi infatti, contemporaneamente alla nascita della legislazione sui diritti civili, avrebbe iniziato a svilupparsi una reazione conservatrice che si sarebbe prefissa, anche con mezzi nuovi come un razzismo non più esplicito ma spesso ambiguo e subdolo, di negare l'apertura a qualsiasi nuova concessione. Ciò comunque non significa che gli obiettivi raggiunti da Martin Luther King e dal resto del movimento, ovvero il Civil Rights Act e il Voting Rights Act, siano sfuggiti del tutto a questa offensiva e nemmeno che le richieste economiche e sociali fossero totalmente assenti nelle lotte portate avanti dal movimento di liberazione nero all'inizio degli anni '60. Compito di questo lavoro tuttavia è concentrasi sulla radicalizzazione dello stesso, accompagnata anche da personaggi oggetto di non molti studi (come ad esempio il contradditorio Stokely Carmichael) e su tematiche capaci di generare un'ampia e spesso varia serie di interpretazioni ed affermazioni. Ecco che da qui nasce, a mio parere, l'esigenza di rapportarsi con quel movimento, quelle organizzazioni e quegli individui che contribuirono a spingere la società statunitense al cambiamento, provocando anche resistenze ed opposizioni. A tale proposito, come riportato da Bruno Cartosio, durante il convegno del 2004 tenuto dall'Organizzazione degli storici americani Jacquelyn Dowd Hall, nel suo discorso, avrebbe posto in relazione il percorso dei movimenti sociali degli anni '60, mettendo in particolare evidenza il Civil Rights Movement, con quelle criticità economiche e sociali che ancora oggi suscitano proteste e dibattiti; basti pensare all'”ipersegragazione dei ghetti urbani”, all'aumento della disoccupazione tra i giovani neri e ad un incremento delle disuguaglianze nella distribuzione dei redditi tale da impattare duramente sulla comunità afroamericana. Pertanto la realtà sociale americana, unita ad una questione razziale ancora oggi evidentemente aperta, si richiama attualmente in maniera forte alle rivendicazioni fatte nel quadro della lotta per la liberazione del popolo nero degli anni '60.
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