Tesi etd-10212016-104004 |
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Tipo di tesi
Tesi di dottorato di ricerca
Autore
MANCA, DANILO
URN
etd-10212016-104004
Titolo
Le ragioni della filosofia. Hegel e Husserl
Settore scientifico disciplinare
M-FIL/01
Corso di studi
DISCIPLINE FILOSOFICHE E STORIA DELLA SCIENZA
Relatori
tutor Prof. Ferrarin, Alfredo
Parole chiave
- Edmund Husserl
- Georg Wilhelm Friedrich Hegel
- linguaggio della filosofia
- mondo della vita
- rappresentazione
- scienze e filosofia
- storicità della filosofia
Data inizio appello
09/11/2016
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
09/11/2056
Riassunto
Il lavoro ha una doppia natura. E' un lavoro di tipo metodologico che si interroga sulla funzione epistemica che ancora oggi la filosofia può assolvere, ma è anche una riflessione storico-filosofica sul mancato rapporto tra Hegel e Husserl. L'obiettivo non è certo quello di appiattire un autore sull'altro, quanto piuttosto di illuminare attraverso il confronto con l'altro zone d'ombra dell'uno, e viceversa. La tesi di fondo è che entrambi intendono la ragione come un principio ontologico, senza il quale ogni impresa scientifica umana non riuscirebbe più a rintracciare il proprio senso. E tuttavia Hegel e Husserl intendono tale principio ontologico in modo diverso. Per Hegel la ragione è pensare oggettivo, è il logos che governa il mondo, la razionalità di tutte le cose. Per Husserl, invece, la ragione è vita trascendentalmente costituente, è il processo di umanizzazione del mondo, il portare alla luce il senso di ciò che si manifesta per come si manifesta, ricostruendone la genesi.
Il lavoro è diviso in quattro sezioni e ciascuna a sua volta in capitoli e paragrafi.
La prima sezione è dedicata al problema della storicità della ragione e alle teorie di Hegel e Husserl sul ruolo ricoperto dall'attività storiografica nel fare filosofia. In "Filosofia della scienza rigorosa" Husserl critica gli storici della filosofia del suo tempo per aver creato una scissione tra la vocazione scientifica della filosofia e l'atteggiamento storico-culturale puntato a sviluppare una visione del mondo (Weltanschauung), cioè a trasporre in concetti la cultura della propria epoca. Partendo da una ricostruzione dell'evoluzione dell'idea di storia della filosofia da Kant sino a Windelband e Dilthey, si cerca di mostrare come Hegel e Husserl arrivino in modo concorde a pensare la storia della filosofia come una parte indispensabile del fare filosofia e quindi a ritenere che sia un carattere essenziale della ragione il suo manifestarsi nel tempo storico. Si procede poi a soppesare le differenze tra i due: 1. mentre per Hegel il filosofo che fa storia della filosofia traspone in concetti le filosofie determinate del passato, e le rielabora con l'obiettivo di cogliere l'articolazione logica che le struttura, per Husserl la storia della filosofia è una storia critica delle idee, guarda ai problemi che alimentano le lotte tra correnti filosofiche, e si configura come una ricostruzione poetica del passato della filosofia. 2. Differente è anche il modo in cui i due si rapportano all'annosa disputa tra antichi e moderni: se Hegel lavora sulla dialettica tra le due posizioni di pensiero e i due atteggiamenti di studio filosofico, Husserl invece si serve strumentalmente della concettualità antica per muovere una critica alla concettualità moderna dall'interno.
La seconda sezione è dedicata al problema dell'inintelligibilità della filosofia. Si tratta di capire perché la filosofia intrattenga un rapporto conflittuale con senso comune e scienze positive, tanto da essere spesso screditata da queste due altre forme di sapere perché incomprensibile. Confrontando le nozioni hegeliane di familiarità (Bekanntschaft) e di rappresentazione (Vorstellung) con la nozione husserliana di mondo della vita (Lebenswelt), nel primo capitolo della sezione si mostrerà che il rapporto conflittuale con il senso comune è determinato dal fatto che la filosofia si dispone inevitabilmente nell'ottica di dover distruggere le convinzioni del senso comune, rendendo enigmatico proprio quello che è solitamente considerato scontato. Nel secondo capitolo si discuterà l'ambigua valutazione che Hegel e Husserl riservano alle scienze positive moderne: da una parte, le ritengono un momento indispensabile dello sviluppo storico della ragione; d'altra le tacciano di ingenuità. Questo accade perché le scienze credono di poter fare a meno della tesi ontologica della filosofia, o comunque di servirsi di una tesi metafisica di tipo mitico e/o ingenuo. Il risultato è che mentre macinano successi pratici, sono ignare della loro natura. In questo caso si metteranno in risalto le differenze tra Husserl, che si confronta soprattutto con gli albori della scienze moderna e con Galileo in particolare, e Hegel, che invece guarda di più ai suoi esiti di tipo empiristico (Newton). Il terzo capitolo della sezione sarà dedicato al linguaggio della filosofia. Entrambi gli autori adottano il linguaggio ordinario naturale, ma il loro lavorare dall'interno sul senso comune per distruggerne le convinzioni di fondo li porta a stravolgere tale linguaggio e a risultare spesso inintelligibili.
La terza sezione è dedicata alla dimensione inconscia della ragione. Ci si servirà in questo caso della teoria freudiana dell'inconscio come pietra di paragone. La tesi è che sia per Hegel sia per Husserl la ragione come principio ontologico agisce inizialmente in forma latente, in modo inconscio, senza poter venire tematizzata dalla coscienza ordinaria. Per Hegel la dimensione passiva e inconscia della ragione si esplica nella vita naturale da cui emerge lo spirito. Questo porterà a riconoscere l'importanza della posizione di Merleau-Ponty, secondo cui la fenomenologia dovrebbe approfondire l'analisi della dimensione naturale della coscienza (e quindi temi come il Leib e la costituzione di una seconda natura), per giustificare la genesi della coscienza e rendere conto della dimensione spontanea all'interno della quale inizialmente e in modo inconscio inizia a prendere forma la disposizione a comprendere filosoficamente il mondo.
La quarta sezione è dedicata alla soggettività della ragione. Si vedrà come le facoltà psicologiche interagiscono nella formazione dell'atteggiamento filosofico. In particolare ci si focalizzerà sul modo in cui Hegel e in Husserl risolvano differentemente la dialettica tra intuizione e riflessione e quella tra immaginazione e memoria.
Il lavoro è diviso in quattro sezioni e ciascuna a sua volta in capitoli e paragrafi.
La prima sezione è dedicata al problema della storicità della ragione e alle teorie di Hegel e Husserl sul ruolo ricoperto dall'attività storiografica nel fare filosofia. In "Filosofia della scienza rigorosa" Husserl critica gli storici della filosofia del suo tempo per aver creato una scissione tra la vocazione scientifica della filosofia e l'atteggiamento storico-culturale puntato a sviluppare una visione del mondo (Weltanschauung), cioè a trasporre in concetti la cultura della propria epoca. Partendo da una ricostruzione dell'evoluzione dell'idea di storia della filosofia da Kant sino a Windelband e Dilthey, si cerca di mostrare come Hegel e Husserl arrivino in modo concorde a pensare la storia della filosofia come una parte indispensabile del fare filosofia e quindi a ritenere che sia un carattere essenziale della ragione il suo manifestarsi nel tempo storico. Si procede poi a soppesare le differenze tra i due: 1. mentre per Hegel il filosofo che fa storia della filosofia traspone in concetti le filosofie determinate del passato, e le rielabora con l'obiettivo di cogliere l'articolazione logica che le struttura, per Husserl la storia della filosofia è una storia critica delle idee, guarda ai problemi che alimentano le lotte tra correnti filosofiche, e si configura come una ricostruzione poetica del passato della filosofia. 2. Differente è anche il modo in cui i due si rapportano all'annosa disputa tra antichi e moderni: se Hegel lavora sulla dialettica tra le due posizioni di pensiero e i due atteggiamenti di studio filosofico, Husserl invece si serve strumentalmente della concettualità antica per muovere una critica alla concettualità moderna dall'interno.
La seconda sezione è dedicata al problema dell'inintelligibilità della filosofia. Si tratta di capire perché la filosofia intrattenga un rapporto conflittuale con senso comune e scienze positive, tanto da essere spesso screditata da queste due altre forme di sapere perché incomprensibile. Confrontando le nozioni hegeliane di familiarità (Bekanntschaft) e di rappresentazione (Vorstellung) con la nozione husserliana di mondo della vita (Lebenswelt), nel primo capitolo della sezione si mostrerà che il rapporto conflittuale con il senso comune è determinato dal fatto che la filosofia si dispone inevitabilmente nell'ottica di dover distruggere le convinzioni del senso comune, rendendo enigmatico proprio quello che è solitamente considerato scontato. Nel secondo capitolo si discuterà l'ambigua valutazione che Hegel e Husserl riservano alle scienze positive moderne: da una parte, le ritengono un momento indispensabile dello sviluppo storico della ragione; d'altra le tacciano di ingenuità. Questo accade perché le scienze credono di poter fare a meno della tesi ontologica della filosofia, o comunque di servirsi di una tesi metafisica di tipo mitico e/o ingenuo. Il risultato è che mentre macinano successi pratici, sono ignare della loro natura. In questo caso si metteranno in risalto le differenze tra Husserl, che si confronta soprattutto con gli albori della scienze moderna e con Galileo in particolare, e Hegel, che invece guarda di più ai suoi esiti di tipo empiristico (Newton). Il terzo capitolo della sezione sarà dedicato al linguaggio della filosofia. Entrambi gli autori adottano il linguaggio ordinario naturale, ma il loro lavorare dall'interno sul senso comune per distruggerne le convinzioni di fondo li porta a stravolgere tale linguaggio e a risultare spesso inintelligibili.
La terza sezione è dedicata alla dimensione inconscia della ragione. Ci si servirà in questo caso della teoria freudiana dell'inconscio come pietra di paragone. La tesi è che sia per Hegel sia per Husserl la ragione come principio ontologico agisce inizialmente in forma latente, in modo inconscio, senza poter venire tematizzata dalla coscienza ordinaria. Per Hegel la dimensione passiva e inconscia della ragione si esplica nella vita naturale da cui emerge lo spirito. Questo porterà a riconoscere l'importanza della posizione di Merleau-Ponty, secondo cui la fenomenologia dovrebbe approfondire l'analisi della dimensione naturale della coscienza (e quindi temi come il Leib e la costituzione di una seconda natura), per giustificare la genesi della coscienza e rendere conto della dimensione spontanea all'interno della quale inizialmente e in modo inconscio inizia a prendere forma la disposizione a comprendere filosoficamente il mondo.
La quarta sezione è dedicata alla soggettività della ragione. Si vedrà come le facoltà psicologiche interagiscono nella formazione dell'atteggiamento filosofico. In particolare ci si focalizzerà sul modo in cui Hegel e in Husserl risolvano differentemente la dialettica tra intuizione e riflessione e quella tra immaginazione e memoria.
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