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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-10212014-164029


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
GIORGETTI, TOMMASO
URN
etd-10212014-164029
Titolo
Combattere l'ipocinesia nel soggetto detenuto
Dipartimento
MEDICINA CLINICA E SPERIMENTALE
Corso di studi
SCIENZE E TECNICHE DELLE ATTIVITA' MOTORIE PREVENTIVE E ADATTATE
Relatori
relatore Prof.ssa Nicolini, Ida
Parole chiave
  • afa
  • attività fisica
  • ipocinesia
  • reclusione
Data inizio appello
19/11/2014
Consultabilità
Tesi non consultabile
Data di rilascio
19/11/2084
Riassunto
L'articolo 27 della nostra Costituzione, sancisce al suo terzo comma che «Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato».
Accade spesso che il detenuto venga al contrario restituito alla collettività, dopo un periodo più o meno ampio di reclusione, in condizioni psico-fisiche peggiori rispetto a come vi è entrato.
Ciò è dovuto al fatto che i carcerati mediamente rimangono in cella 18 ore al giorno disponendo a malapena di 5mq ciascuno, soffrendo pertanto di ipocinesia.
L’ipocinesia, vale a dire lo scarso movimento, viene definita dall’OMS il quarto fattore di rischio per le malattie cardiovascolari, insieme a ipertensione, ipercolesterolemia e danni da fumo, fattori di rischio ampiamente presenti nella struttura carceraria.
I danni che tale scorretto comportamento produce colpiscono sia l'apparato locomotore, provocando Osteoporosi, degenerazione della cartilagine e fibrosi muscolare, sia l’apparato cardiovascolare, alterando i valori del cuore e della pressione arteriosa. Le persone che cadono in questa sindrome entrano in un vortice che, oltre alla limitazione momentanea della libertà, può compromettere perfino l’autosufficienza del soggetto.
Inoltre l’Ipocinesia con le sue relative conseguenze e con la possibile perdita dell’autosufficienza si traduce in costi per la Sanità Pubblica.
L’esperienza triennale come Istruttore Motorio presso la Casa Circondariale “San Giorgio” di Lucca mi ha permesso di toccare con mano questa realtà e di riscontrare l’esigenza dei detenuti di fare attività fisica.
Nasce da qui il mio intento di creare un protocollo di lavoro. Un vademecum da poter divulgare anche a livello nazionale con costi di lieve entità rapportati ai benefici prodotti, che il detenuto può seguire autonomamente durante il periodo di reclusione.
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