Thesis etd-10202014-122858 |
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Thesis type
Tesi di laurea vecchio ordinamento
Author
BONGINI, CHIARA
URN
etd-10202014-122858
Thesis title
Sicurezza, prestigio e controllo: genesi e sviluppo delle gated communities.
Department
SCIENZE POLITICHE
Course of study
SCIENZE POLITICHE
Supervisors
relatore Prof.ssa Paone, Sonia
Keywords
- comunità fortificate
- controllo
- gated communities
- lifestyle communities
- prestige communities
- prestigio
- privacy
- retirement communities
- secessione urbana
- sicurezza
- spazi privati
Graduation session start date
01/12/2014
Availability
Full
Summary
Sicurezza, prestigio e controllo, parole con le quali possiamo sintetizzare gli obbiettivi delle gated communities, forme organizzative territoriali e parte dell’ampia varietà di comunità contrattuali.
Le gated communities sono complessi residenziali basati sulla volontaria adesione a contratti di diritto privato e regole di condotta prestabilite al fine di preservare il valore di investimento ed amministrare le unità abitative del complesso. La particolarità di questi spazi è sempre stata quella di promuovere un messaggio fondato sul fattore sicurezza e prestigio dei residenti per cui sono dotati di recinzioni e barriere sorvegliate da moderni sistemi di controllo e spesso impiegando guardie armate.
In contesti di non volontà o impossibilità di uno Stato a garantire sicurezza in ogni sua accezione, la decisione dei cittadini di chiudersi in comunità chiuse come strategia per gestire lo spazio è certamente comprensibile, ma più difficile è tentare di capire perché le gated communities siano apparse, con successo internazionale, in ambienti dove sicurezza e stabilità fossero già presenti.
L’impulso della globalizzazione allo sviluppo del fenomeno gated communities è esplicabile attraverso le risultanze del pluridecennale predominio di politiche di mercato e consumismo sui compiti che avrebbero dovuto rimanere di pertinenza statale, ovverosia il controllo e gestione dell’accrescimento urbano. Anni di ristrutturazioni economiche, nuovi sistemi produttivi fondati sull’outsorcing e flessibilità occupazionale ed il ritiro progressivo dello Stato dal welfare hanno frantumato il tessuto sociale tra fasce deboli penalizzate, classi medie sfoltite dalla polarizzazione dei redditi e nuove elite globali di potere che si accaparrano spazi esclusivi nei centri urbani. In questi processi socio economici, la sicurezza personale, scissione del più ampio significato di sicurezza, è diventata l’unico aspetto che l’individuo, lasciato in balia degli eventi, può gestire autonomamente, sotto l’impulso di echi mediatici e politiche governative allarmanti. Le città si sono trasformate perdendo la loro permeabilità per guadagnare in altri aspetti come attrattività, divertimento e consumismo attraverso il controllo dell’ambiente; le gated communities dei centri urbani, che siano per facoltosi globalizzati o spaventati uomini-medi, hanno chiuso gli accessi un tempo pubblici cambiando e separando i volti delle strade, nel contempo quelle delle periferie hanno isolato il tessuto sociale e spaziale frammentandolo in isole di omogeneità.
Da queste problematiche è scaturito il lavoro articolato in tre capitoli. Nel primo abbiamo introdotto il concetto di globalizzazione cercando di definire i cambiamenti degli ultimi decenni, le caratteristiche economico sociali, le trasformazioni che ha apportato al ruolo degli Stati e a quello della finanza internazionale; subito dopo abbiamo preso in esame le pesanti ripercussioni in termini di frammentazione progressiva degli spazi urbani e la diversificazione tra contesti nordamericani ed europei. Nel secondo capitolo, dopo aver presentato gli effetti delle ristrutturazioni economiche e delle politiche liberiste abbiamo esaminato il termine sicurezza, rapportandolo all’operato dei mass media internazionali ed italiani per giungere ad illustrare quanto l’architettura della paura urbana abbia avuto un ruolo importante per cercare un rifugio periferico. Infine, nel terzo abbiamo riportato numerosi casi di studio sulle gated communities a partire dal luogo dove hanno trovato più successo, gli Stati Uniti, per prendere in considerazione poi in contesti nazionali le caratteristiche, analogie e differenze che hanno portato alle differenziazioni locali. Dalle conclusioni finali sono emerse come alla base della scelta abitativa vi siano soprattutto, la ricerca spasmodica di controllo del proprio ambiente abitativo per renderlo prevedibile, di sicurezza fisica e materiale percepita come carente all’esterno, di servizi comuni di qualità e di affinità sociale e rispettabilità desumibili da un contesto abitativo ben curato ed omogeneo. Il paradosso affiorato è che più le reti urbane si sono aperte alla globalità, più sono sorte enclave private escludenti chiuse, dai costi sociali enormi e ripercussioni sul tessuto urbano che sono destinate a protrarsi e aumentare nel tempo.
Le gated communities sono complessi residenziali basati sulla volontaria adesione a contratti di diritto privato e regole di condotta prestabilite al fine di preservare il valore di investimento ed amministrare le unità abitative del complesso. La particolarità di questi spazi è sempre stata quella di promuovere un messaggio fondato sul fattore sicurezza e prestigio dei residenti per cui sono dotati di recinzioni e barriere sorvegliate da moderni sistemi di controllo e spesso impiegando guardie armate.
In contesti di non volontà o impossibilità di uno Stato a garantire sicurezza in ogni sua accezione, la decisione dei cittadini di chiudersi in comunità chiuse come strategia per gestire lo spazio è certamente comprensibile, ma più difficile è tentare di capire perché le gated communities siano apparse, con successo internazionale, in ambienti dove sicurezza e stabilità fossero già presenti.
L’impulso della globalizzazione allo sviluppo del fenomeno gated communities è esplicabile attraverso le risultanze del pluridecennale predominio di politiche di mercato e consumismo sui compiti che avrebbero dovuto rimanere di pertinenza statale, ovverosia il controllo e gestione dell’accrescimento urbano. Anni di ristrutturazioni economiche, nuovi sistemi produttivi fondati sull’outsorcing e flessibilità occupazionale ed il ritiro progressivo dello Stato dal welfare hanno frantumato il tessuto sociale tra fasce deboli penalizzate, classi medie sfoltite dalla polarizzazione dei redditi e nuove elite globali di potere che si accaparrano spazi esclusivi nei centri urbani. In questi processi socio economici, la sicurezza personale, scissione del più ampio significato di sicurezza, è diventata l’unico aspetto che l’individuo, lasciato in balia degli eventi, può gestire autonomamente, sotto l’impulso di echi mediatici e politiche governative allarmanti. Le città si sono trasformate perdendo la loro permeabilità per guadagnare in altri aspetti come attrattività, divertimento e consumismo attraverso il controllo dell’ambiente; le gated communities dei centri urbani, che siano per facoltosi globalizzati o spaventati uomini-medi, hanno chiuso gli accessi un tempo pubblici cambiando e separando i volti delle strade, nel contempo quelle delle periferie hanno isolato il tessuto sociale e spaziale frammentandolo in isole di omogeneità.
Da queste problematiche è scaturito il lavoro articolato in tre capitoli. Nel primo abbiamo introdotto il concetto di globalizzazione cercando di definire i cambiamenti degli ultimi decenni, le caratteristiche economico sociali, le trasformazioni che ha apportato al ruolo degli Stati e a quello della finanza internazionale; subito dopo abbiamo preso in esame le pesanti ripercussioni in termini di frammentazione progressiva degli spazi urbani e la diversificazione tra contesti nordamericani ed europei. Nel secondo capitolo, dopo aver presentato gli effetti delle ristrutturazioni economiche e delle politiche liberiste abbiamo esaminato il termine sicurezza, rapportandolo all’operato dei mass media internazionali ed italiani per giungere ad illustrare quanto l’architettura della paura urbana abbia avuto un ruolo importante per cercare un rifugio periferico. Infine, nel terzo abbiamo riportato numerosi casi di studio sulle gated communities a partire dal luogo dove hanno trovato più successo, gli Stati Uniti, per prendere in considerazione poi in contesti nazionali le caratteristiche, analogie e differenze che hanno portato alle differenziazioni locali. Dalle conclusioni finali sono emerse come alla base della scelta abitativa vi siano soprattutto, la ricerca spasmodica di controllo del proprio ambiente abitativo per renderlo prevedibile, di sicurezza fisica e materiale percepita come carente all’esterno, di servizi comuni di qualità e di affinità sociale e rispettabilità desumibili da un contesto abitativo ben curato ed omogeneo. Il paradosso affiorato è che più le reti urbane si sono aperte alla globalità, più sono sorte enclave private escludenti chiuse, dai costi sociali enormi e ripercussioni sul tessuto urbano che sono destinate a protrarsi e aumentare nel tempo.
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