Tesi etd-10192021-092514 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
BOSCHI, SELENE
URN
etd-10192021-092514
Titolo
"Io offro la mia vita alla Grecia"
Iconografia del mito di Ifigenia dalle origini all'Ottocento
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
STORIA E FORME DELLE ARTI VISIVE, DELLO SPETTACOLO E DEI NUOVI MEDIA
Relatori
relatore Farinella, Vincenzo
Parole chiave
- Agamemnon
- Agamennone
- Grecia. Iphigenia
- Greece
- Ifigenia
- sacrifice
- sacrificio
Data inizio appello
15/11/2021
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
15/11/2091
Riassunto
L’elaborato analizza la figura di Ifigenia e la sua iconografia dalle origini fino all’Ottocento.
Il lavoro si articola in cinque capitoli che analizzano Ifigenia dal punto di vista artistico e letterario. Il primo capitolo esamina la fortuna del mito nel mondo classico: sono ricordate le fonti letterarie e gli esempi artistici più rappresentativi. Sono menzionati testi greci e latini che raccontano la storia dell’eroina greca, in modo particolare il momento del suo sacrificio; sono descritte le numerose versioni del racconto, soffermandosi su lavori e autori più conosciuti (Euripide, Eschilo, Sofocle, Lucrezio, Orazio e Ovidio) ma anche su testi meno noti (come i Canti Ciprii). Sono poi analizzate le opere d’arte più emblematiche: alcuni esempi di produzione vascolare, di pittura parietale, arte musiva, rilievi in terracotta, urne etrusche in alabastro, sarcofagi e il famoso altare di Cleomene.
Il secondo capitolo descrive le sopravvivenze del racconto tra Quattrocento e Cinquecento. Dopo un’analisi del contesto letterario sono esaminate quelle versioni delle Metamorfosi illustrate che ritraggono il Sacrificio di Ifigenia; seguono poi gli sporadici casi artistici riscontrabili in questi due secoli (Nicola Giolfino, Nicolas Beatrizet e Marco Pino).
Nel terzo capitolo, di più ampio respiro, sono citati alcuni importanti artisti che hanno reso celebre il mito nel Seicento: Domenichino lo affresca nel Camerino di Diana a Bassano Romano, Pietro Testa realizza alcune incisioni e un dipinto oggi in Palazzo Spada, Antonio Tempesta esegue un’acquaforte per un’edizione illustrata delle Metamorfosi, i Casella a Venaria Reale dedicano un intera stanza alla figura di Ifigenia. E’ analizzata anche la situazione francese: i testi letterari più importanti e in modo particolare l’Iphigénie en Aulide di Racine ma anche pittori del calibro di Perrier, Le Brun, Charles de la Fosse, Nicolas Raymond de La Fage, Michel Corneille il Giovane, Bertholet Flémalle e Sebastien Bourdon.
Il quarto capitolo celebra la fortuna del mito nel Settecento. Il teatro lirico si appropria della vicenda di Ifigenia poiché il soggetto, particolarmente drammatico, ben si adatta ad essere rappresentato in ambito teatrale. E’ analizzato anche l’ambito artistico: dapprima l’area veneta e le numerose raffigurazioni del racconto attuate da pittori del calibro di Piazzetta, Angeli, Bencovich, Giambattista e Giandomenico Tiepolo, Fontebasso e Crosato; sono poi ricordati altri artisti che hanno realizzato opere con soggetto principale il Sacrificio di Ifigenia: Pompeo Batoni, Corrado Giaquinto, Felice Torelli e Gaetano Gandolfi ambedue rappresentanti della scuola bolognese. Nell’ultimo paragrafo è menzionata la situazione francese: molti artisti celebrano Ifigenia e rivolgono il proprio interesse alla figura di Agamennone. Charles Van Loo attira gli interessi della critica poiché non rispetta la tradizione iconografica: Agamennone non ha il volto velato, osserva il sacrificio della figlia; questo elemento è di rottura rispetto alla tradizione, esiste infatti una caratterizzazione per questo personaggio che è fatta risalire a un dipinto oggi perduto e realizzato da Timante di Kythnos a fine V secolo a.C.
L’ultimo capitolo descrive la rielaborazione letteraria eseguita da Goethe con la sua Iphigenie auf Tauris del 1779 ma anche le numerose raffigurazioni di Ifigenia eseguite dal pittore tedesco Anselm Feuerbach.
The paper analyzes the figure of Iphigenia and its iconography from its origins to the nineteenth century.
The work is divided into five chapters that analyze Iphigenia from an artistic and literary point of view. The first chapter examines the fortune of the myth in the classical world: the most representative literary sources and artistic examples are recalled. Greek and Latin texts are mentioned that tell the story of the Greek heroine, especially the moment of her sacrifice; the numerous versions of the story are described, focusing on more known works and authors (Euripides, Aeschylus, Sophocles, Lucretius, Horace and Ovid) but also on lesser known texts (such as the Canti Ciprii). The most emblematic works of art are then analyzed: some examples of vase production, wall painting, mosaic art, terracotta reliefs, Etruscan alabaster urns, sarcophagi and the famous altar of Cleomenes.
The second chapter describes the survivals of the tale between the fifteenth and sixteenth centuries. After an analysis of the literary context, those versions of the illustrated Metamorphoses that portray the Sacrifice of Iphigenia are examined; then follow the sporadic artistic cases found in these two centuries (Nicola Giolfino, Nicolas Beatrizet and Marco Pino).
In the third chapter, of wider scope, some important artists are mentioned who made the myth famous in the seventeenth century: Domenichino frescoes it in the Camerino di Diana in Bassano Romano, Pietro Testa makes some engravings and a painting today in Palazzo Spada, Antonio Tempesta performs an etching for an illustrated edition of the Metamorphoses, the Casella family in Venaria Reale dedicate an entire room to the figure of Iphigenia. The French situation is also analyzed: the most important literary texts and in particular Racine's Iphigénie en Aulide but also painters of the caliber of Perrier, Le Brun, Charles de la Fosse, Nicolas Raymond de La Fage, Michel Corneille the Younger , Bertholet Flémalle and Sebastien Bourdon.
The fourth chapter celebrates the fortune of the myth in the eighteenth century. The opera theater appropriates the story of Iphigenia since the subject, particularly dramatic, is well suited to being represented in the theater. The artistic field is also analyzed: first of all the Venetian area and the numerous depictions of the story made by painters of the caliber of Piazzetta, Angeli, Bencovich, Giambattista and Giandomenico Tiepolo, Fontebasso and Crosato; other artists who have created works with the Sacrifice of Ifigenia as their main subject are also mentioned: Pompeo Batoni, Corrado Giaquinto, Felice Torelli and Gaetano Gandolfi, both representatives of the Bolognese school. The last paragraph mentions the French situation: many artists celebrate Iphigenia and turn their interest to the figure of Agamemnon. Charles Van Loo attracts the interests of critics because he does not respect the iconographic tradition: Agamemnon does not have a veiled face, he observes the sacrifice of his daughter; this element breaks with tradition, in fact there is a characterization for this character that is traced back to a painting now lost and created by Timante of Kythnos at the end of the 5th century BC. The last chapter describes the literary reworking performed by Goethe with his Iphigenie auf Tauris of 1779 but also the numerous representations of Iphigenia made by the German painter Anselm Feuerbach.
Il lavoro si articola in cinque capitoli che analizzano Ifigenia dal punto di vista artistico e letterario. Il primo capitolo esamina la fortuna del mito nel mondo classico: sono ricordate le fonti letterarie e gli esempi artistici più rappresentativi. Sono menzionati testi greci e latini che raccontano la storia dell’eroina greca, in modo particolare il momento del suo sacrificio; sono descritte le numerose versioni del racconto, soffermandosi su lavori e autori più conosciuti (Euripide, Eschilo, Sofocle, Lucrezio, Orazio e Ovidio) ma anche su testi meno noti (come i Canti Ciprii). Sono poi analizzate le opere d’arte più emblematiche: alcuni esempi di produzione vascolare, di pittura parietale, arte musiva, rilievi in terracotta, urne etrusche in alabastro, sarcofagi e il famoso altare di Cleomene.
Il secondo capitolo descrive le sopravvivenze del racconto tra Quattrocento e Cinquecento. Dopo un’analisi del contesto letterario sono esaminate quelle versioni delle Metamorfosi illustrate che ritraggono il Sacrificio di Ifigenia; seguono poi gli sporadici casi artistici riscontrabili in questi due secoli (Nicola Giolfino, Nicolas Beatrizet e Marco Pino).
Nel terzo capitolo, di più ampio respiro, sono citati alcuni importanti artisti che hanno reso celebre il mito nel Seicento: Domenichino lo affresca nel Camerino di Diana a Bassano Romano, Pietro Testa realizza alcune incisioni e un dipinto oggi in Palazzo Spada, Antonio Tempesta esegue un’acquaforte per un’edizione illustrata delle Metamorfosi, i Casella a Venaria Reale dedicano un intera stanza alla figura di Ifigenia. E’ analizzata anche la situazione francese: i testi letterari più importanti e in modo particolare l’Iphigénie en Aulide di Racine ma anche pittori del calibro di Perrier, Le Brun, Charles de la Fosse, Nicolas Raymond de La Fage, Michel Corneille il Giovane, Bertholet Flémalle e Sebastien Bourdon.
Il quarto capitolo celebra la fortuna del mito nel Settecento. Il teatro lirico si appropria della vicenda di Ifigenia poiché il soggetto, particolarmente drammatico, ben si adatta ad essere rappresentato in ambito teatrale. E’ analizzato anche l’ambito artistico: dapprima l’area veneta e le numerose raffigurazioni del racconto attuate da pittori del calibro di Piazzetta, Angeli, Bencovich, Giambattista e Giandomenico Tiepolo, Fontebasso e Crosato; sono poi ricordati altri artisti che hanno realizzato opere con soggetto principale il Sacrificio di Ifigenia: Pompeo Batoni, Corrado Giaquinto, Felice Torelli e Gaetano Gandolfi ambedue rappresentanti della scuola bolognese. Nell’ultimo paragrafo è menzionata la situazione francese: molti artisti celebrano Ifigenia e rivolgono il proprio interesse alla figura di Agamennone. Charles Van Loo attira gli interessi della critica poiché non rispetta la tradizione iconografica: Agamennone non ha il volto velato, osserva il sacrificio della figlia; questo elemento è di rottura rispetto alla tradizione, esiste infatti una caratterizzazione per questo personaggio che è fatta risalire a un dipinto oggi perduto e realizzato da Timante di Kythnos a fine V secolo a.C.
L’ultimo capitolo descrive la rielaborazione letteraria eseguita da Goethe con la sua Iphigenie auf Tauris del 1779 ma anche le numerose raffigurazioni di Ifigenia eseguite dal pittore tedesco Anselm Feuerbach.
The paper analyzes the figure of Iphigenia and its iconography from its origins to the nineteenth century.
The work is divided into five chapters that analyze Iphigenia from an artistic and literary point of view. The first chapter examines the fortune of the myth in the classical world: the most representative literary sources and artistic examples are recalled. Greek and Latin texts are mentioned that tell the story of the Greek heroine, especially the moment of her sacrifice; the numerous versions of the story are described, focusing on more known works and authors (Euripides, Aeschylus, Sophocles, Lucretius, Horace and Ovid) but also on lesser known texts (such as the Canti Ciprii). The most emblematic works of art are then analyzed: some examples of vase production, wall painting, mosaic art, terracotta reliefs, Etruscan alabaster urns, sarcophagi and the famous altar of Cleomenes.
The second chapter describes the survivals of the tale between the fifteenth and sixteenth centuries. After an analysis of the literary context, those versions of the illustrated Metamorphoses that portray the Sacrifice of Iphigenia are examined; then follow the sporadic artistic cases found in these two centuries (Nicola Giolfino, Nicolas Beatrizet and Marco Pino).
In the third chapter, of wider scope, some important artists are mentioned who made the myth famous in the seventeenth century: Domenichino frescoes it in the Camerino di Diana in Bassano Romano, Pietro Testa makes some engravings and a painting today in Palazzo Spada, Antonio Tempesta performs an etching for an illustrated edition of the Metamorphoses, the Casella family in Venaria Reale dedicate an entire room to the figure of Iphigenia. The French situation is also analyzed: the most important literary texts and in particular Racine's Iphigénie en Aulide but also painters of the caliber of Perrier, Le Brun, Charles de la Fosse, Nicolas Raymond de La Fage, Michel Corneille the Younger , Bertholet Flémalle and Sebastien Bourdon.
The fourth chapter celebrates the fortune of the myth in the eighteenth century. The opera theater appropriates the story of Iphigenia since the subject, particularly dramatic, is well suited to being represented in the theater. The artistic field is also analyzed: first of all the Venetian area and the numerous depictions of the story made by painters of the caliber of Piazzetta, Angeli, Bencovich, Giambattista and Giandomenico Tiepolo, Fontebasso and Crosato; other artists who have created works with the Sacrifice of Ifigenia as their main subject are also mentioned: Pompeo Batoni, Corrado Giaquinto, Felice Torelli and Gaetano Gandolfi, both representatives of the Bolognese school. The last paragraph mentions the French situation: many artists celebrate Iphigenia and turn their interest to the figure of Agamemnon. Charles Van Loo attracts the interests of critics because he does not respect the iconographic tradition: Agamemnon does not have a veiled face, he observes the sacrifice of his daughter; this element breaks with tradition, in fact there is a characterization for this character that is traced back to a painting now lost and created by Timante of Kythnos at the end of the 5th century BC. The last chapter describes the literary reworking performed by Goethe with his Iphigenie auf Tauris of 1779 but also the numerous representations of Iphigenia made by the German painter Anselm Feuerbach.
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