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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-10192017-113310


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
BACHINI, GIADA
URN
etd-10192017-113310
Titolo
Il giudizio finale di revisione: analisi empirica sulle società quotate italiane
Dipartimento
ECONOMIA E MANAGEMENT
Corso di studi
CONSULENZA PROFESSIONALE ALLE AZIENDE
Relatori
relatore Allegrini, Marco
Parole chiave
  • giudizio di revisione
  • giudizio di revisione con modifica
  • relazione di revisione
Data inizio appello
12/12/2017
Consultabilità
Completa
Riassunto
Il giudizio di revisione, atto conclusivo del processo di revisione contabile, riveste un ruolo strategico per chi gravita intorno alle imprese e ha la necessità di disporre di informazioni attendibili, complete e di elevata qualità sullo stato economico e finanziario delle società. L’importanza che assume il giudizio di revisione nella stretta attualità è confermata anche dalla frequenza con cui questo argomento compare sui giornali, non solo quelli economici.
Il revisore è chiamato ad esprimere un giudizio professionale sull’attendibilità del bilancio e sulla capacità dello stesso di rappresentare in maniera veritiera e corretta la situazione patrimoniale, finanziaria e il risultato economico dell’azienda cliente.
Il presente lavoro di tesi è incentrato sul giudizio di revisione. L’obiettivo dello studio è l’analisi dell’andamento dei giudizi con modifica rilasciati alle società quotate, per comprendere quali sono le tipologie di giudizio con modifica maggiormente emesse e le motivazioni alla base di queste.
Nel dettaglio, avvalendomi dei rapporti di ricerca effettuati dall’Osservatorio di Revisione SDA Bocconi, ho provveduto a classificare per ciascun periodo amministrativo i giudizi rilasciati dalle società di revisione sui bilanci consolidati delle società quotate in Borsa nel periodo di riferimento 2005-2015. Il focus è ricaduto sui gruppi, anziché sulle singole società, alla luce della sempre maggiore diffusione che questi stanno avendo nel panorama nazionale e internazionale.
L’esame e la catalogazione delle relazioni di revisione dei gruppi societari oggetto di analisi hanno permesso di visualizzare sinteticamente l’andamento dei risultati. La clean opinion rappresenta la normale conclusione del processo di revisione. Tuttavia i giudizi con modifica sono presenti per tutti gli anni del campione analizzato. Fra questi ultimi una percentuale degna di nota è costituita dall’impossibilità di esprimere un giudizio dovuta a incertezze sulla futura attività del gruppo, divenuta maggiormente frequente per gli anni successivi al 2008.
I risultati sottolineano dunque che, rispetto agli anni pre-crisi, i casi in cui i revisori dichiarano l’impossibilità di esprimere un giudizio a causa di rilevanti incertezze sulla continuità aziendale sono notevolmente incrementati. Ciò sembrerebbe in contrasto con il principio di revisione ISA 705 A22, che parla di “casi estremamente rari” (In situazioni caratterizzate da molteplici incertezze significative per il bilancio nel suo complesso, il revisore può considerare appropriato, in casi estremamente rari, dichiarare l’impossibilità di esprimere un giudizio).
Successivamente ho svolto un’analisi empirica del giudizio di revisione con modifica rilasciato ad 11 gruppi societari quotati nel periodo 2011-2015 (per i quali è stato possibile reperire la relazione finanziaria annuale).
Per ben 10 gruppi societari sugli 11 che ho analizzato, i revisori hanno dichiarato proprio l’impossibilità di esprimere un giudizio a causa delle molteplici e significative incertezze a cui sono soggette le attività future dei gruppi. Inoltre, l’unica società che ha ottenuto giudizio con rilievi evidenzia richiami d’informativa inerenti la continuità aziendale.
I dati evidenziano che, nonostante i gruppi oggetto di studio operino in settori diversi, per il periodo di riferimento 2011-2015 tutti hanno risentito degli effetti negativi della crisi. Dall’analisi dei bilanci di questi gruppi emerge una situazione di estrema difficoltà caratterizzata da un consistente calo del fatturato, dalla riduzione di mezzi propri, dalla difficoltà di adempiere regolarmente le obbligazioni alle scadenze definite e da un carente livello di liquidità. Nonostante la situazione di difficoltà, gli Amministratori hanno adottato il presupposto della continuità aziendale nella predisposizione del bilancio consolidato. Tale decisione è stata presa in considerazione delle aspettative di conseguire gli obiettivi prefissati.
Dai giudizi di revisione analizzati nella presente tesi, emergono punti in comune tra i diversi gruppi.
In particolare gran parte dei giudizi, anche se espressi da società di revisione diverse, mostrano le medesime incertezze riguardo la realizzazione dei Piani Industriali e degli accordi di ristrutturazione.
Per quanto concerne i Piani Industriali, gli Amministratori ne ritengono possibile la realizzazione principalmente sulla base di una “ragionevole aspettativa”. Ma, nonostante i manager redigano budget e piani previsionali, i revisori non li ritengono sufficienti per garantirne la realizzabilità e per potersi quindi esprimere sull’andamento futuro del gruppo.
Secondo i revisori infatti, al momento della redazione della relazione finale, non è possibile prevedere l’esito delle azioni programmate nei Piani, perché la loro realizzazione dipende da molteplici variabili e risente significativamente della situazione di crisi aziendale e del difficile contesto macroeconomico in continua evoluzione.
Gli accordi di ristrutturazione dei debiti bancari sono elementi portanti del rispetto della continuità aziendale e rappresentano un altro elemento di incertezza comune alle aziende in esame.
Il sussistere delle trattative in corso (e quindi la dimostrata disponibilità delle banche a raggiungere un accordo), per i revisori non basta per garantirne la buona riuscita.
Inoltre, come dimostra il caso Zucchi, poiché le imprese non sempre sono in grado di rispettare gli impegni sottoscritti nell’accordo, anche dopo la stipula di quest’ultimo i revisori continuano a conservare incertezze significative circa la continuità aziendale.
Come è emerso dal presente lavoro, i gruppi societari fanno ampio ricorso all’accordo di ristrutturazione dei debiti bancari ai sensi dell’art. 67 l.f. e 182-bis l.f., introdotti dalla riforma del diritto fallimentare del 2005. Gli strumenti giuridici in questione rappresentano una opportunità di gestione in bonis della crisi d’impresa, ma al contempo la sua realizzazione complessa e difficoltosa - con trattative che proseguono per mesi - crea, secondo i revisori, significativi dubbi per la continuità aziendale.
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