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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-10182019-134429


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
GRESPI, CLAUDIA
URN
etd-10182019-134429
Titolo
Videomapping: oltre la forma audiovisiva di arte urbana
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
STORIA E FORME DELLE ARTI VISIVE, DELLO SPETTACOLO E DEI NUOVI MEDIA
Relatori
relatore Prof.ssa Marcheschi, Elena
Parole chiave
  • rimediazione
  • Realtà aumentata
  • Projection mapping
  • Precinema
  • paesaggio urbano
  • Nonluogo
  • Museo
  • metodi di mappatura
  • Lione
  • Light Festival
  • il rilievo dell'architettura
  • Festival della luce
  • Façade projection
  • Edutainment museale
  • Edutaiment scolastico
  • Display surfaces
  • Digitale
  • Didattica
  • comunicazione digitale
  • cattedrale di Strasburgo
  • Architectural Vj set
  • Architectural mapping
  • After effects e il video mapping
  • 9999
  • 3D projection mapping
  • Spatial augmented reality
  • Teatro e videomapping
  • Urban screens
  • Video danza
  • Video projection mapping
  • Videomapping
Data inizio appello
18/11/2019
Consultabilità
Tesi non consultabile
Data di rilascio
18/11/2089
Riassunto
Il video mapping "anima" le superfici architettoniche in maniera non invasiva, in modo effimero, poichè dura il tempo della proiezione senza lasciare tracce materiali aumentandone le qualità estetiche con la conseguenza che possono essere valorizzati interi edifici, riqualificati interi spazi urbani − seppur temporaneamente − con investimenti più bassi rispetto a un intervento di restauro conservativo.
Inoltre, appartenendo alla più ampia famiglia della Spatial Augmented Reality (SAR), il video mapping è una tecnologia audiovisiva in grado di creare ambienti immersivi in cui si verifica un'ibridazione tra reale e virtuale in grado di coinvolgere sinesteticamente gli spettatori − talvolta involontariamente − ad ammirare le animazioni, le immagini, i video e i giochi di luci che interagiscono con la superficie sulla quale sono proiettati e ad ascoltare colonne sonore appositamente composte; tale capacità fa sì che il videomapping ridefinisca anche il concetto di spettatorialità.
In aggiunta, la capacità di rendere schermo ogni cosa, trasformare ogni superficie in un display dinamico fa in modo che il video mapping trovi applicazione in differenti aree disciplinari e lo predispone ad essere una tecnologia audiovisiva alla portata di tutti, quindi ad alto potenziale trasmissivo di contenuti di svariata natura, caratteristica quest'ultima, che porta con se anche una grande responsabilità legata al messaggio, alla sua qualità in quanto, video proiettare significa comunicare. Tale puntualizzazione è il fulcro di questa tesi che mira, attraverso la descrizione e la disamina di una selezione di video projection mapping italiani e internazionali emblematici di campi di applicazione diversi, a individuare il messaggio e a delineare la rete di relazioni che si instaurano tra esso, la committenza, il produttore e il fruitore.
La metodologia di analisi adottata si avvale in larga parte della teoria e critica dei media e dei new media, di sociologia della cultura, di antropologia della surmodernità, teoria sviluppata da Marc Augé sui Nonluoghi; dei documenti prodotti inerenti la materia, sia in lingua italiana che inglese e anche di una minuziosa ricerca sulla rete quale inesauribile banca dati.
Lo studio è suddiviso in tre capitoli. Il primo capitolo intende tracciare, in primis, una linea temporale dell'evoluzione della tecnologia del video mapping partendo dalla disamina delle tecnologie e dei lavori che possono essere considerati primigeni sino a giungere alle sue forme attuali. In secondo luogo, intende delineare lo scenario teorico nel quale, a partire dagli anni Ottanta i progressi tecnologici hanno contribuito al profondo mutamento dei media, alla nascita di nuove forme di dialogo, scambio e comunicazione.
Si fa altresì un breve accenno alle risorse hardware e software impiegate nella creazione di un videomapping per comprenderne meglio il funzionamento.
Nel secondo e terzo capitolo, come anticipato sopra, sono esaminati video mapping appartenenti a svariati campi applicativi con l'obiettivo di mettere in risalto l'enorme potenziale comunicativo di questa tecnologia audiovisiva ─ e di conseguenza comprenderne anche i limiti ─ in merito questioni presenti nel contesto sociale a un vasto pubblico e quindi influire nel riplasmare il pensiero culturale ma anche evidenziare quanto questi lavori siano appositamente modellati sul bisogno esperienziale ─ crescente ─ dell’utente. La disamina è condotta richiamando alcuni contributi provenienti dalla cultura visuale, ma anche alcuni spunti derivati dalla semiotica dell'immagine, di tecnica di montaggio video ed effettuando un paragone con altri effetti di realtà aumentata. Le categorie analizzate sono: Festival della Luce, industria dello spettacolo come concerti, spettacoli e performance live, teatro, danza; videomapping per Nonluoghi, video mapping di piccole dimensioni realizzati per interni; edutainment scolastico e museale e campagne pubblicitarie, sia di famosi brand che per operazioni di sensibilizzazione dell'opinione pubblica a particolari temi di interesse sociale quali crisi umanitarie, politica, ecologia. Sono tutti esempi in cui la riflessione teorica condotta nel primo capitolo trova una verifica sul campo.
Come già anticipato, la ricerca intende produrre anche un ragionamento su un nuovo paradigma di partecipazione spettatoriale e sull'enorme importanza ricoperta dal sonoro che accompagna questi "videoambienti espansi" senza il quale sarebbero opere compiute a metà.
L'alta probabilità che la video projection mapping farà ulteriori ingressi nella vita quotidiana in base all'evoluzione delle tecnologie utili a realizzarla induce a lasciare questo studio aperto a ulteriori integrazioni. Non resta che da evidenziarne la pregnanza che ha assunto il suo utilizzo in spazi in cui prima si impiegavano media diversi in base anche al massiccio ingresso di devices nella vita di tutti i giorni. Prendendo in prestito quanto affermato da Simone Arcagni "proviamo ad immaginare un uomo integrato in uno spazio sensibile ibrido, condiviso e immersivo".
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