Tesi etd-10182018-151703 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica
Autore
NERI, STEFANIA
URN
etd-10182018-151703
Titolo
IL PALAZZO MEDICEO DI SERAVEZZA DA COSIMO I ALL'UNESCO
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
STORIA DELL'ARTE
Relatori
relatore Gioli, Antonella
Parole chiave
- Mediceo
- Medici
- Palazzo
- Seravezza
- Versilia
Data inizio appello
12/11/2018
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
12/11/2088
Riassunto
Il 23 giugno del 2013 le “Ville e i giardini medicei in Toscana” sono diventati il 49° sito italiano presente nella Lista del Patrimonio mondiale dell’UNESCO. Non tutte le 36 residenze della famiglia sono state però selezionate dal Comitato del patrimonio mondiale e solo 12 edifici e 2 giardini hanno risposto positivamente ai requisiti richiesti dall’ente: il Palazzo di Seravezza (Lucca), la Villa di Cafaggiolo (Firenze), la Villa Il Trebbio (Firenze), la Villa di Careggi (Firenze), la Villa Medici di Fiesole (Firenze), la Villa di Castello (Firenze), la Villa di Poggio a Caiano (Prato), la Villa La Petraia (Firenze), la Villa di Cerreto Guidi (Firenze), la Villa La Magia (Pistoia), la Villa di Artimino (Prato) e la Villa di Poggio Imperiale (Firenze), il Giardino di Boboli e quello di Pratolino.
Il Palazzo di Seravezza, costruito per volontà di Cosimo I nel 1561, era la residenza medicea più lontana da Firenze e venne utilizzata dalla famiglia per controllare i commerci derivanti dall’escavazione del marmo e dalla coltivazione delle miniere presenti in Versilia.
La paternità del progetto architettonico è incerta: si ipotizza la mano di Bernardo Buontalenti, di Bartolomeo Ammannati o di David Fortini.
Il Palazzo rimase dimora granducale fino al 1637, anno in cui Maria Cristina di Lorena divise lo stabile in alloggi per ospitare i magistrati di Pietrasanta durante i mesi estivi allontanandoli così dal rischio di contrarre la malaria che all’epoca imperversava nelle zone paludose della costa.
Nel 1737, con la fine della dinastia medicea, il Granducato fu assegnato ai Lorena che nel 1784 donarono l’edificio alla Comunità di Seravezza. Il Palazzo, all’epoca occupato dal Pretorio, non poteva garantire alcun profitto agli abitanti della cittadina che due anni dopo, preoccupati per le ingenti spese di manutenzione, rifiutarono l’offerta.
Nel 1792 l’edificio divenne dunque sede amministrativa della Magona, ente specializzato nella lavorazione e commercializzazione dei minerali, e il piano terra venne trasformato in magazzino del ferro e del legno. Dopo l’Unità d’Italia divenne sede del municipio di Seravezza.
Attualmente il Palazzo accoglie la Biblioteca Comunale Sirio Giannini, l’Archivio Storico Comunale, l’Antiquarium, la Fondazione Terre Medicee, il Museo del Lavoro e delle Tradizioni Popolari della Versilia Storica e importanti mostre ed eventi culturali.
L’area medicea comprende anche il giardino, la cappella e le scuderie oggi adibite a teatro, cinema e spazio espositivo.
La tesi Il Palazzo Mediceo di Seravezza da Cosimo a Patrimonio Unesco vuole quindi approfondire la storia della residenza medicea analizzando anche l’iter burocratico che ha portato il sito al riconoscimento Unesco. Lavorando a Palazzo Mediceo da diversi anni, sia per la Biblioteca Comunale Sirio Giannini che per la Fondazione Terre Medicee, ho quindi pensato a una tesi da far “rivivere” nella mia quotidianità, ma sfortunatamente molte delle nozioni che conoscevo derivavano dal passaparola e dalla tradizione popolare. Indispensabile è stata quindi la ricerca d’archivio: per approfondire il periodo mediceo è stato consultato l’Archivio di Stato di Firenze, per quello lorenese l’Archivio Storico Comunale di Pietrasanta e per le vicende più recenti quello di Seravezza; non è stato invece possibile visionare l’Archivio Storico di Stazzema poiché distrutto dall’alluvione del 1996.
Per le vicende più recenti, invece, come il Ratto della Trota o il Furto del ciclostile, sono state intervistate le persone coinvolte all’epoca dei fatti, mentre per i moderni restauri è stato contattato l’architetto Nicola Gallo, responsabile del cantiere, Andrea Tenerini, ingegnere del Comune di Seravezza, e Franco Carli, direttore della Fondazione Terre Medicee; il materiale fotografico d’epoca è stato invece concesso dal collezionista Luigi Ciambelli.
Il Palazzo di Seravezza, costruito per volontà di Cosimo I nel 1561, era la residenza medicea più lontana da Firenze e venne utilizzata dalla famiglia per controllare i commerci derivanti dall’escavazione del marmo e dalla coltivazione delle miniere presenti in Versilia.
La paternità del progetto architettonico è incerta: si ipotizza la mano di Bernardo Buontalenti, di Bartolomeo Ammannati o di David Fortini.
Il Palazzo rimase dimora granducale fino al 1637, anno in cui Maria Cristina di Lorena divise lo stabile in alloggi per ospitare i magistrati di Pietrasanta durante i mesi estivi allontanandoli così dal rischio di contrarre la malaria che all’epoca imperversava nelle zone paludose della costa.
Nel 1737, con la fine della dinastia medicea, il Granducato fu assegnato ai Lorena che nel 1784 donarono l’edificio alla Comunità di Seravezza. Il Palazzo, all’epoca occupato dal Pretorio, non poteva garantire alcun profitto agli abitanti della cittadina che due anni dopo, preoccupati per le ingenti spese di manutenzione, rifiutarono l’offerta.
Nel 1792 l’edificio divenne dunque sede amministrativa della Magona, ente specializzato nella lavorazione e commercializzazione dei minerali, e il piano terra venne trasformato in magazzino del ferro e del legno. Dopo l’Unità d’Italia divenne sede del municipio di Seravezza.
Attualmente il Palazzo accoglie la Biblioteca Comunale Sirio Giannini, l’Archivio Storico Comunale, l’Antiquarium, la Fondazione Terre Medicee, il Museo del Lavoro e delle Tradizioni Popolari della Versilia Storica e importanti mostre ed eventi culturali.
L’area medicea comprende anche il giardino, la cappella e le scuderie oggi adibite a teatro, cinema e spazio espositivo.
La tesi Il Palazzo Mediceo di Seravezza da Cosimo a Patrimonio Unesco vuole quindi approfondire la storia della residenza medicea analizzando anche l’iter burocratico che ha portato il sito al riconoscimento Unesco. Lavorando a Palazzo Mediceo da diversi anni, sia per la Biblioteca Comunale Sirio Giannini che per la Fondazione Terre Medicee, ho quindi pensato a una tesi da far “rivivere” nella mia quotidianità, ma sfortunatamente molte delle nozioni che conoscevo derivavano dal passaparola e dalla tradizione popolare. Indispensabile è stata quindi la ricerca d’archivio: per approfondire il periodo mediceo è stato consultato l’Archivio di Stato di Firenze, per quello lorenese l’Archivio Storico Comunale di Pietrasanta e per le vicende più recenti quello di Seravezza; non è stato invece possibile visionare l’Archivio Storico di Stazzema poiché distrutto dall’alluvione del 1996.
Per le vicende più recenti, invece, come il Ratto della Trota o il Furto del ciclostile, sono state intervistate le persone coinvolte all’epoca dei fatti, mentre per i moderni restauri è stato contattato l’architetto Nicola Gallo, responsabile del cantiere, Andrea Tenerini, ingegnere del Comune di Seravezza, e Franco Carli, direttore della Fondazione Terre Medicee; il materiale fotografico d’epoca è stato invece concesso dal collezionista Luigi Ciambelli.
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