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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-10182017-155510


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
GABBRIELLINI, FRANCESCA
URN
etd-10182017-155510
Titolo
Le fabbriche recuperate Scop.Ti e Ri-Maflow. Dalla delocalizzazione all'autogestione.
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
STORIA E CIVILTA
Relatori
relatore Prof. Falco, Giancarlo
correlatore Prof. D'Alessandro, Simone
Parole chiave
  • autogestione operaia
  • fabbriche recuperate
  • organizzazione del lavoro
Data inizio appello
06/11/2017
Consultabilità
Parziale
Data di rilascio
06/11/2087
Riassunto
Al centro di questo elaborato vi sono alcuni recenti casi europei di labour conflict workers buy-out, più noti come imprese recuperate dai lavoratori: la fabbrica di té e tisane ex Fra.Lib di Géménos, ora Scop.Ti e la ex fabbrica del settore automotive Maflow S.p.A di Trezzano sul Naviglio, ora Ri-Maflow. Si tratta di processi di riappropriazione del luogo di lavoro che passano attraverso l'occupazione fisica del sito produttivo, in risposta al pericolo di una delocalizzazione o della messa in regime di amministrazione controllata o concordato preventivo dell'azienda, e si trasformano, successivamente e non sempre, in cooperative di produzione. In partenza ho impostato una ricognizione storiografica attorno al concetto e alle pratiche di autogestione operaia, per descrivere brevemente il contesto e le caratteristiche dei casi di auto-organizzazione operaia, ispiratrici di quelli a noi coevi. Procedendo ora diacronicamente, ora per retrospezioni e prolessi, ho provato a ricostruire non tanto le origini della storia di un'idea, ma dei segmenti storici entro cui l'idea stessa ha incontrato pensatori capaci di irrobustirla e attori sociali abili nel maneggiarla. In questo modo ho provato a illustrare alcuni dei precedenti storici e politici di autogestione operaia a cui si ispirano le empresas recuperadas argentine e le fabbriche recuperate che si stanno diffondendo in Europa a partire dal biennio 2007-2008.
Successivamente mi sono domandata come si configurassero le politiche di ristrutturazione e riorganizzazione aziendale nel tentativo di ricreare una democrazia interna e una redditività garantita. Mi sono inoltre chiesta come si potesse misurare la loro efficacia nel disarticolare una visione dell'attività produttiva imperniata sul profitto e sull'organizzazione verticale del lavoro. Per indagare i due casi-studio individuati, mi sono recata presso le due fabbriche recuperate per un periodo di due settimane di ricerca sul campo, in entrambi gli stabilimenti. Attraverso lo strumento dell'osservazione partecipante, messa in atto durante le assemblee di gestione alle quali ho potuto prendere parte come uditrice, e quello dell'intervista libera e semi-strutturata, ho inizialmente raccolto informazioni sulla storia dell'impresa primigenia e sull'impresa del recupero: le vicende legate al fallimento o alla tentata delocalizzazione, la fase extra-legale e i problemi giudiziari connessi, la fase di riattivazione produttiva e le sue declinazioni specifiche, i processi di attivazione territoriale (nazionale e transnazionale) e le nuove relazioni da tessere con il sistema bancario. Le interviste e le storie di vita raccolte durante i giorni di permanenza sono state confrontate con il materiale d'archivio che sono riuscita a visionare, così da restituire gli scarti e le congruenze tra una dimensione economico-organizzativa concreta e una dimensione politico-strategica non sempre omogenea tra i soggetti implicati nel processo di autogestione del luogo di lavoro. Da questa breve esperienza di ricerca emerge uno spartiacque politico-organizzativo che rende le fabbriche recuperate prese in esame due laboratori prolifici, ma assai diversi, di autogestione operaia.
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