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Inserendosi in un campo di studi negli ultimi anni particolarmente fecondo, quello sull’occupazione italiana dei Balcani, questo lavoro di tesi si pone quale obiettivo primo l’indagine sulla formazione, l’impiego ed il contegno tenuto al fronte dai battaglioni squadristi della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (M.V.S.N.), da questa creati soprattutto in funzione di occupazione e controguerriglia nel settore jugoslavo.
Chiarite le motivazioni che spinsero verso la nascita, su base volontaria, di vere e proprie unità organiche formate per la maggior parte da ex-squadristi quarantenni, ne viene tratteggiato l’intero ciclo operativo, indagandone in particolare il contegno tenuto sul fronte balcanico nei confronti del movimento partigiano e dei civili: dislocati tra il 1942-1943 nelle provincie di Trieste e Fiume e nei territori recentemente annessi della Slovenia e della Dalmazia, l’attività dei 6 battaglioni squadristi sarà presto segnata dai forti contrasti emersi con l’autorità militare nonché dagli oggettivi limiti dei reparti stessi, che ne limiteranno fortemente l’operatività. La riflessione finale permetterà di circostanziare tempi e luoghi che contraddistinsero l’azione violenta di questi battaglioni, precisando come non se ne riscontri in realtà una particolare “tara violenza” rispetto agli omologhi reparti del Regio Esercito, a loro volta impegnati nell’azione contro-insurrezionale.
Parallelamente alla ricerca archivistica (condotta in particolar modo presso l’A.C.S. e A.U.S.S.M.E). l’autore si è avvalso della seppur scarsa produzione propagandistica e memorialistica per meglio delineare il bagaglio ideologico e valoriale portato in dote dagli squadristi componenti i vari battaglioni.