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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-10162020-092050


Tipo di tesi
Tesi di specializzazione (4 anni)
Autore
BOTTARI, MARINA
URN
etd-10162020-092050
Titolo
Deficit di desiodazione della tiroxina: marker surrogato di fragilità del paziente anziano? Risultati di uno studio multicentrico e multisetting
Dipartimento
MEDICINA CLINICA E SPERIMENTALE
Corso di studi
GERIATRIA
Relatori
relatore Prof. Monzani, Fabio
Parole chiave
  • ultracentenari
  • anziani
  • fragilità
  • rapporto ft3ft4
  • mortalità
  • residenza sanitaria assistita
  • ospedalizzazione
Data inizio appello
05/11/2020
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
05/11/2090
Riassunto
Razionale
L’invecchiamento della popolazione è un fenomeno globale, ed è ormai dimostrato come l’età avanzata si associ a plurime alterazioni endocrine (GH, DHEAS, cortisolo, ormoni tiroidei etc.) ed un’aumentata incidenza di fragilità. Le modificazioni del sistema endocrino possono influenzare molteplici funzioni biologiche, in particolare possono contribuire alla ridotta capacità di adattamento dei soggetti anziani ai cambiamenti ambientali ed allo stress. E’ noto come il deficit di desiodazione periferica (desiodasi 1) della tiroxina (T4) con riduzione della triiodotironina circolante (T3) ed incremento di reverse T3 (metabolita inattivo) nei pazienti eutiroidei con patologia acuta (Sindrome del malato eutiroideo o Bassa T3) si associ ad un peggiore outcome clinico con incremento della mortalità, indipendentemente dall’età. Tuttavia pochi studi hanno finora analizzato il grado di alterata desiodazione in termini di rapporto FT3/FT4 circolanti in pazienti anziani provenienti da diversi setting di cura e l’impatto sulla performance fisica e cognitiva, il fenotipo di fragilità, e la sopravvivenza a breve/lungo termine.
L’obiettivo di questo studio retrospettivo è stato dunque quello di valutare la correlazione tra il deficit di conversione periferica di T4 (rapporto FT3/FT4) ed il grado di fragilità (CFS), livello di autonomia funzionale (espressa in termini di ADL e IADL) e stato cognitivo (SPMSQ o MMSE) in un’ampia coorte di pazienti geriatrici provenienti da tre diverse coorti (1. Ospedalizzati per patologia acuta; 2. istituzionalizzati in RSA; 3. Ultracentenari residenti in comunità). Ulteriore obiettivo, è stato quello di confermare il ruolo prognostico del grado di conversione periferica di T4 determinando il valore predittivo del rapporto FT3/FT4 (categorizzato in terzili) in termini di sopravvivenza a breve (12 mesi) e lungo termine (36 mesi).
Materiali e metodi Sono stati arruolati pazienti anziani, uomini e donne di 65 anni o più, provenienti da tre diversi setting: ospedalizzati per patologia acuta presso la UO Geriatria Univ. dell'Azienda Ospedaliero Universitaria di Pisa (AOUP); istituzionalizzati presso Residenza Sanitaria Assistenziale (RSA) di Catanzaro; 3) ultracentenari residenti in comunità nella regione Lombardia, area milanese.
Sono stati raccolti i dati demografici, la storia clinica, l’esame fisico e la valutazione multidimensionale geriatrica. Il prelievo venoso per dosaggio del profilo ormonale tiroideo (FT4, FT3, TSH) è stato effettuato al mattino dopo il digiuno notturno. La sopravvivenza a 12 e 36 mesi è stata valutata mediante l’archivio amministrativo informatico del registro di decessi.
Risultati
La popolazione in studio era rappresentata da 619 pazienti anziani (età ≥ 65 anni) con un’età media di 86.4 anni (± 8.9 DS), di cui 54.8% (N= 339) di sesso femminile. Suddividendo i pazienti per le tre coorti di studio sono risultati: 302 (48.8%) ospedalizzati per patologia acuta, 250 (40.4%) residenti presso RSA, e 67 (10.8%) ultracentenari residenti in comunità. Le caratteristiche demografiche, funzionali e bioumorali dei pazienti sono riportate in Tabella 1. Nel complesso i pazienti presentavano moderata compromissione dell’autonomia funzionale (ADL, IADL), il 36.2% mostrava decadimento cognitivo severo ed il 59.1% era frail. Fenotipi di fragilità maggiore osservati nella coorte dei pazienti istituzionalizzati (90.4%). Dividendo la popolazione in terzili di rapporto FT3/FT4, è stata osservata una differenza statisticamente significativa per età (p=0.005), autonomia funzionale (p<0.05 in ADL e IADL), livello di fragilità (p=0.0001 nelle tre categorie) e demenza (p= 0.003 sia per demenza lieve, moderata e grave).
Il terzile del rapporto FT3/FT4 superiore si associava ad un’età media maggiore (87.4±10.1 anni; p=0.005) mostrando, per quanto riguarda i parametri della VMD geriatrica, una miglior performance fisica (ADL-IADL) e minor fragilità (40.5% robust; p=0.0001). L’analisi di follow-up ha mostrato una media di sopravvivenza complessiva a 12 mesi di 9.1 (± 0.2) e a 36 mesi di 20.1 (± 0.6). Il numero totale di decessi rilevato in questo periodo di follow-up è stato di 322 (57.2%): 123 per il primo terzile. I pazienti del primo terzile presentavano un maggior rischio di mortalità a 36 mesi con HR 1.86 (IC95% 1.42-2.44, p<0.0001). L'analisi di sopravvivenza ha mostrato quindi un outcome migliore per i pazienti nel terzile superiore del rapporto FT3/FT4 (p=0.018).
Discussione e conclusioni
Questo studio retrospettivo ha valutato il rapporto tra il grado di conversione periferica della tiroxina e grado di disabilità nelle attività di base, stato cognitivo e in particolare grado di fragilità in pazienti anziani estrapolati da tre diversi setting (ospedalizzati in acuto, istituzionalizzati, ultracentenari in comunità). I risultati di questa valutazione suggeriscono che ridotti livelli di conversione periferica di T4 sono associati ad un peggior outcome clinico per quanto riguarda performance fisica e autonomia funzionale (espressa in termini di ADL-IADL), stato cognitivo e il grado di fragilità. I pazienti anziani ospedalizzati, ed in particolar modo la coorte degli istituzionalizzati, sono risultati maggiormente disabili in termini di autonomie, maggiormente fragili e affetti da decadimento cognitivo più grave rispetto agli ultracentenari residenti in comunità. Il dato più interessante è risultato l’andamento del rapporto FT3/FT4 nei tre setting come marker di fragilità. Infine, il deficit di conversione periferica di FT4 sembra giocare un ruolo importante in termini prognostici essendo correlato ad una minor sopravvivenza a lungo termine.Nell’insieme questi dati suggeriscono che il rapporto delle concentrazioni plasmatiche di FT3/FT4 sia espressione di complesse interazioni tra sistema ormonale tiroideo e stato funzionale globale del paziente, in termini di fragilità e complessità. Si può quindi ritenere che il tasso di conversione periferica di T4 sia correlato a condizioni preesistenti (come malnutrizione, sarcopenia, disabilità, comorbidità, decadimento cognitivo), contribuendo alla patogenesi della sindrome di fragilità
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