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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-10162017-044353


Tipo di tesi
Tesi di dottorato di ricerca
Autore
DOGLIOTTI, CHIARA
URN
etd-10162017-044353
Titolo
Le colonne e le citta. Le cellule brigatiste e il loro rapporto con il territorio, 1969-1982. I casi di Genova, di Napoli e del Veneto.
Settore scientifico disciplinare
M-STO/04
Corso di studi
STORIA E ORIENTALISTICA
Relatori
tutor Prof. Baldissara, Luca
commissario Prof. Cooke, Philip
commissario Prof.ssa Tolomelli, Marica
commissario Prof.ssa Galfre', Monica
Parole chiave
  • Genova
  • Napoli
  • Veneto
  • Anni Settanta
  • terrorismo
  • Brigate rosse
Data inizio appello
07/11/2017
Consultabilità
Completa
Riassunto
La ricerca si prefigge lo scopo di studiare il fenomeno delle Brigate Rosse attraverso le articolazioni locali denominate colonne, nella convinzione che le strutture locali delle BR presentino una fisionomia specifica, determinata anche dal contesto in cui operano.
Senza voler negare il carattere di centralismo e unità dell’organizzazione brigatista, si ritiene infatti che il limite di questa prospettiva sia quello di enfatizzare le caratteristiche di estraneità al mondo e di astrazione ideologica che, seppur centrali nel profilo delle BR, possono portare ad atteggiamenti rinunciatari rispetto alla comprensione del fenomeno.
Fino a pochi anni fa il fenomeno brigatista non era stato molto frequentato dalla storiografia e lo stesso si può dire del tema più generale della violenza politica negli anni Settanta del Novecento in Italia; a fronte di una vasta produzione memorialistica e di ricostruzioni giornalistiche più o meno accurate, sono stati assai più rari gli storici che si siano confrontati con queste vicende.
La ragione fondamentale è probabilmente la natura dell’oggetto di studio con le sue implicazioni politiche, ideologiche, morali, luttuose, criminali: tutti ambiti “ad alta tensione emotiva” che scatenano passioni e rivendicazioni, provocano irrigidimenti, reticenze e silenzi, turbano gli animi e le coscienze; si tratta di una temperie nella quale diventa assai arduo innestare una equanime e ponderata riflessione storica.
Negli ultimi anni il panorama storiografico si è notevolmente arricchito grazie non solo a numerosi studi sul terrorismo e la lotta armata che affrontano il tema da ottiche diverse, anche in comparazione con fenomeni simili presenti in altri paesi, ma più in generale a ricerche sul decennio dei Settanta e sulle sue caratteristiche economiche, sociali e politiche.
Tra le tante suggestioni e nuove prospettive offerte da questi recenti lavori, non si riscontra tuttavia una ricostruzione del fenomeno brigatista che ponga al centro la sua articolazione territoriale, non più e non solo quindi come fenomeno unitario, ma partendo dalle sue strutture locali, ricostruendone la storia e la fisionomia in relazione al contesto geografico, sociale, politico ed economico in cui operavano.
Se si considerano infatti le diverse colonne brigatiste, si vede immediatamente anche con uno sguardo superficiale che ognuna di essa presenta non solo tratti specifici, ma che questi tratti sono strettamente collegati all’ambiente in cui operano.
Napoli, Genova e il Veneto rappresentano tre contesti economici, politici e sociali assai differenti tra loro e sul loro territorio nascono e operano tre organizzazioni brigatiste che, sebbene siano strettamente legate ai vertici nazionali che ne stabiliscono la strategia politica e militare e che controllano piuttosto strettamente l’esistenza, presentano tuttavia tre fisionomie peculiari riconducibili alle rispettive realtà territoriali.
Così è a Napoli che viene elaborata la teoria secondo cui sarebbero i marginali e i malavitosi i cosiddetti nuovi soggetti rivoluzionari, di qui la centralità assegnata all’universo carcerario e le inevitabili relazioni pericolose con la camorra; mentre a Genova prende vita un’organizzazione fortemente operaista, avara di documenti di elaborazione ideologica, ma molto attiva sul piano militare, interessata soprattutto dalla prospettiva di entrare nelle fabbriche e conquistare gli operai alla causa rivoluzionaria, scontrandosi così con l’opposizione di una classe operaia in gran parte legata al Pci e al sindacato e quindi refrattaria al messaggio delle BR.
Infine il Veneto è una realtà complessa e ricca di contraddizioni: vaste zone agricole convivono con una massiccia industrializzazione; in seno ad una tradizione di voto democristiano e diffuso cattolicesimo compaiono organizzazioni dell’autonomia operaia e della destra radicale; qui le BR saranno sempre deboli e contaminate da altri soggetti più radicati sul territorio.
Appare quindi fecondo partire da queste articolazioni periferiche, ricostruirne la storia e la fisionomia accompagnandola con un’analisi attenta del contesto economico, politico e sociale in cui sono immerse, per poi procedere ad una comparazione, alla ricerca degli elementi di unità e di differenziazione, nel tentativo di contribuire alla ricostruzione del fenomeno terroristico degli anni Settanta, della sua genesi, delle sue dinamiche e dei suoi esiti, connettendo la realtà dei singoli territori alla crisi europea di quegli anni.
Per quanto riguarda la ricostruzione della fisionomia e della storia delle colonne si sono utilizzate soprattutto le fonti giudiziarie, ovvero i fascicoli degli imputati, le memorie difensive, i verbali di interrogatorio e le sentenze dei vari gradi di giudizio relative a processi a carico dei brigatisti.
Lo spoglio dei documenti prodotti dalle stesse Brigate Rosse e la stampa locale ha fornito elementi necessari alla ricostruzione del quadro.
Infine, per ricostruire il quadro economico, politico e sociale in cui le Brigate Rosse genovesi, napoletane e venete si muovevano sono state utilizzate fonti eterogenee (documenti, pubblicazioni, verbali, promemoria, riviste, opuscoli, articoli, volantini, fotografie, atti di convegni, libelli e pamphlet, comunicazioni, corrispondenza e così via) prodotti da organizzazioni politiche di sinistra e di destra, da partiti politici, associazioni sociali e culturali, movimenti e organizzazioni cattoliche, sindacati, attori del mondo del lavoro.

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