Tesi etd-10162014-134721 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
TRAVERSI, GIULIA
URN
etd-10162014-134721
Titolo
Nel teatro di Motus, Antigone: trasformare l'indignazione in azione
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
STORIA E FORME DELLE ARTI VISIVE, DELLO SPETTACOLO E DEI NUOVI MEDIA
Relatori
relatore Prof.ssa Barsotti, Anna
Parole chiave
- Antigone
- Motus
Data inizio appello
03/11/2014
Consultabilità
Completa
Riassunto
Antigone in greco è un nome composto dalla parola anti, ovvero contro e dal verbo gignomai nascere che letteralmente significa nata contro: nomen omen dicevano i latini dando al nome il valore di presagire la vita di chi lo porta. Antigone è contro ogni aspetto della vita di una donna, lo è per definizione, volontà e destino: non è figlia perché generata dall’incesto di Edipo e Giocasta, non è madre né sposa difatti morirà vergine, non è cittadina perché contrappone le leggi dello Stato alle leggi del cuore.
Quest’antica figura femminile, che nella scrittura sofoclea prende corpo per la prima volta nel teatro ateniese di Dioniso presumibilmente nel 442 a.C. è stata oggetto di molte rielaborazioni contemporanee sia sull’aspetto drammaturgico che performativo.
Da Vittorio Alfieri a Bertold Brecht, da Anouilh al Living Theatre, Antigone è stata rielaborata riletta in modi diversissimi eppure in tutte le versioni essa rappresenta ribellione, rivolta, rivoluzione contro qualcuno, qualcosa.
Il mio lavoro si concentra sull’analisi di una variante contemporanea del mito: il progetto della compagnia Motus Syrma Antigones, la traccia di Antigone. Il titolo si riferisce al nome della località vicino Tebe dove probabilmente morì Polinice e dove Antigone non avendo la forza di sollevarne il corpo lo trascinò lasciando dei segni sul terreno.
Motus è una compagnia fondata a Rimini nel 1991 da Enrico Casagrande e Daniela Nicolò, sperimentatori del linguaggio audiovisivo a teatro hanno sempre dato ai loro lavori un’impronta polimorfica e sempre aperta a più possibilità espressive; attualmente sono tra i gruppi più importanti del teatro di ricerca italiano.
L’idea di avvicinarsi ad un testo tragico mai affrontato prima nasce da un invito che la compagnia riceve nell’Agosto del 2008 all’anfiteatro dei Ruderi di Cirella, in Calabria, nell’ambito del Magna Grecia Teatro Festival.
Nasce così il primo esperimento ovvero una lettura-spettacolo Di quelle vaghe ombre_Prime indagini sulla ribellione di Antigone in cui i protagonisti sono Silvia Calderoni (Antigone), Vladimir Aleksic (Creonte) e Nicoletta Fabbri.
In seguito è il laboratorio tenutosi nel 2008 all’Arboreto-Teatro dimora di Mondaino, Noi non siamo una famiglia, a far proseguire le ricerca. In questa sede tra l’attrice ormai diventata icona del gruppo Silvia Calderoni e Benno Steinegger (attore partecipante al workshop) si istaura un rapporto fortissimo che ha permesso poi lo sviluppo di alcune idee principali che emergono in tutti gli spettacoli che costituiscono il progetto. La prima è sicuramente la meta-teatralità: gli attori escono e rientrano nei personaggi mai interpretandoli nel senso tradizionale del termine ma filtrandoli attraverso la propria esperienza personale; la seconda è l’idea di definire contest ogni spettacolo, termine mutuato dal linguaggio hip hop che sta ad indicare scontro, incontro, dialogo tra due persone in questo caso tra due attori/personaggi.
Successivamente Motus parte per la Grecia per proseguire l’indagine su Antigone.
Tramite l’osservazione di luoghi e persone del posto sorge la domanda da cui prende il via l’intero lavoro: chi è Antigone oggi e chi la rappresenta? Chi, oggi, sfida il sovrano, la città intera, lo Stato e le sue leggi per affermare un diritto umano?
Nella trilogia Motus (che si conclude con un quarto lavoro più documentaristico e didascalico) Silvia Calderoni è Antigone che si confronta e dialoga con il resto dei personaggi della tragedia, i fratelli nel caso di Benno Steinegger in In Let the sunshine in (antigone) contest#1 , Creonte con Vladimir Aleksis in TooLate! (antigone) contest #2, Tiresia con Gabriella Rusticali in IOVADOVIA (antigone) contest#3.
Alexis. Una tragedia greca chiude il progetto. Il titolo è un gioco di parole il nome e il nome Alexis è un riferimento ad Alexis Grigoropoulos, ragazzo di quindici anni ucciso in Grecia, ad Atene, nell’agosto 2008 a causa di una pallottola vagante della polizia mentre il termine tragedia si riferisce all’antica tradizione del teatro greco. Alexis, per Motus, è il nuovo Polinice. Il lavoro è costruito su un collage di interviste (fatte ad Atene dalla stessa compagnia che nell’agosto 2010 si reca ad Exarchia quartiere dove i giovani ed i centri sociali si radunano) fotografie, video e traduzioni di scritte sui muri di adolescenti che urlano il loro no, simile al no di Antigone. In scena sono Silvia Calderoni, Vladimir Aleksic, Benno Steinegger e Alexandra Sarantopoulou, una ragazza incontrata durante la scoperta di movimenti anarchici studenteschi.
Dal giovane Alexis al terrorismo anni 70, dai fumogeni del G8 di Genova alla maschera che sembra il volto di un primo ministro, tante sono le risposte alla domanda iniziale “chi è Antigone oggi? Cosa significa lottare contro il potere? A quale prezzo forme di esistenza diventano resistenza?”
Come ha dichiarato più volte la compagnia l’intento è di rappresentare una living Antigone, esplicita è la citazione dello storico gruppo Living Theatre, ma living vuol dire anche vivente perché oggi è nei germi della ribellione anarchica, del sovvertimento delle regole, delle lotte sociali dei precari del lavoro che riusciamo a rivedere il suo volto.
Trasformare l’indignazione in azione è l’operazione che Motus compie per reagire ad una società, quella contemporanea, che non riconosce più il diritto morale che Antigone ha difeso con la propria vita. Importantissimo è il ruolo del pubblico che è chiamato ad agire fisicamente e con il proprio pensiero durante tutte le performance: gli vengono poste domande, è invitato a salire sulla scena per compiere piccoli gesti significativi. La rottura della quarta parete teatrale e la posizione quasi mai tradizionale conferisce al pubblico un ruolo attivo e vigile che da una parte strizza l’occhio allo straniamento brechtiano e dall’altro, nei momenti di maggiore tensione emotiva, spinge ad una immedesimazione e catarsi personale e politica attraverso la bravura degli attori e la destrezza di Motus di raccontare criticamente il presente.
Quest’antica figura femminile, che nella scrittura sofoclea prende corpo per la prima volta nel teatro ateniese di Dioniso presumibilmente nel 442 a.C. è stata oggetto di molte rielaborazioni contemporanee sia sull’aspetto drammaturgico che performativo.
Da Vittorio Alfieri a Bertold Brecht, da Anouilh al Living Theatre, Antigone è stata rielaborata riletta in modi diversissimi eppure in tutte le versioni essa rappresenta ribellione, rivolta, rivoluzione contro qualcuno, qualcosa.
Il mio lavoro si concentra sull’analisi di una variante contemporanea del mito: il progetto della compagnia Motus Syrma Antigones, la traccia di Antigone. Il titolo si riferisce al nome della località vicino Tebe dove probabilmente morì Polinice e dove Antigone non avendo la forza di sollevarne il corpo lo trascinò lasciando dei segni sul terreno.
Motus è una compagnia fondata a Rimini nel 1991 da Enrico Casagrande e Daniela Nicolò, sperimentatori del linguaggio audiovisivo a teatro hanno sempre dato ai loro lavori un’impronta polimorfica e sempre aperta a più possibilità espressive; attualmente sono tra i gruppi più importanti del teatro di ricerca italiano.
L’idea di avvicinarsi ad un testo tragico mai affrontato prima nasce da un invito che la compagnia riceve nell’Agosto del 2008 all’anfiteatro dei Ruderi di Cirella, in Calabria, nell’ambito del Magna Grecia Teatro Festival.
Nasce così il primo esperimento ovvero una lettura-spettacolo Di quelle vaghe ombre_Prime indagini sulla ribellione di Antigone in cui i protagonisti sono Silvia Calderoni (Antigone), Vladimir Aleksic (Creonte) e Nicoletta Fabbri.
In seguito è il laboratorio tenutosi nel 2008 all’Arboreto-Teatro dimora di Mondaino, Noi non siamo una famiglia, a far proseguire le ricerca. In questa sede tra l’attrice ormai diventata icona del gruppo Silvia Calderoni e Benno Steinegger (attore partecipante al workshop) si istaura un rapporto fortissimo che ha permesso poi lo sviluppo di alcune idee principali che emergono in tutti gli spettacoli che costituiscono il progetto. La prima è sicuramente la meta-teatralità: gli attori escono e rientrano nei personaggi mai interpretandoli nel senso tradizionale del termine ma filtrandoli attraverso la propria esperienza personale; la seconda è l’idea di definire contest ogni spettacolo, termine mutuato dal linguaggio hip hop che sta ad indicare scontro, incontro, dialogo tra due persone in questo caso tra due attori/personaggi.
Successivamente Motus parte per la Grecia per proseguire l’indagine su Antigone.
Tramite l’osservazione di luoghi e persone del posto sorge la domanda da cui prende il via l’intero lavoro: chi è Antigone oggi e chi la rappresenta? Chi, oggi, sfida il sovrano, la città intera, lo Stato e le sue leggi per affermare un diritto umano?
Nella trilogia Motus (che si conclude con un quarto lavoro più documentaristico e didascalico) Silvia Calderoni è Antigone che si confronta e dialoga con il resto dei personaggi della tragedia, i fratelli nel caso di Benno Steinegger in In Let the sunshine in (antigone) contest#1 , Creonte con Vladimir Aleksis in TooLate! (antigone) contest #2, Tiresia con Gabriella Rusticali in IOVADOVIA (antigone) contest#3.
Alexis. Una tragedia greca chiude il progetto. Il titolo è un gioco di parole il nome e il nome Alexis è un riferimento ad Alexis Grigoropoulos, ragazzo di quindici anni ucciso in Grecia, ad Atene, nell’agosto 2008 a causa di una pallottola vagante della polizia mentre il termine tragedia si riferisce all’antica tradizione del teatro greco. Alexis, per Motus, è il nuovo Polinice. Il lavoro è costruito su un collage di interviste (fatte ad Atene dalla stessa compagnia che nell’agosto 2010 si reca ad Exarchia quartiere dove i giovani ed i centri sociali si radunano) fotografie, video e traduzioni di scritte sui muri di adolescenti che urlano il loro no, simile al no di Antigone. In scena sono Silvia Calderoni, Vladimir Aleksic, Benno Steinegger e Alexandra Sarantopoulou, una ragazza incontrata durante la scoperta di movimenti anarchici studenteschi.
Dal giovane Alexis al terrorismo anni 70, dai fumogeni del G8 di Genova alla maschera che sembra il volto di un primo ministro, tante sono le risposte alla domanda iniziale “chi è Antigone oggi? Cosa significa lottare contro il potere? A quale prezzo forme di esistenza diventano resistenza?”
Come ha dichiarato più volte la compagnia l’intento è di rappresentare una living Antigone, esplicita è la citazione dello storico gruppo Living Theatre, ma living vuol dire anche vivente perché oggi è nei germi della ribellione anarchica, del sovvertimento delle regole, delle lotte sociali dei precari del lavoro che riusciamo a rivedere il suo volto.
Trasformare l’indignazione in azione è l’operazione che Motus compie per reagire ad una società, quella contemporanea, che non riconosce più il diritto morale che Antigone ha difeso con la propria vita. Importantissimo è il ruolo del pubblico che è chiamato ad agire fisicamente e con il proprio pensiero durante tutte le performance: gli vengono poste domande, è invitato a salire sulla scena per compiere piccoli gesti significativi. La rottura della quarta parete teatrale e la posizione quasi mai tradizionale conferisce al pubblico un ruolo attivo e vigile che da una parte strizza l’occhio allo straniamento brechtiano e dall’altro, nei momenti di maggiore tensione emotiva, spinge ad una immedesimazione e catarsi personale e politica attraverso la bravura degli attori e la destrezza di Motus di raccontare criticamente il presente.
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