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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-10162014-124254


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
SABATO, FLAVIO
URN
etd-10162014-124254
Titolo
Troppo basso per cosa? Prezzo predatorio e norme antitrust
Dipartimento
SCIENZE POLITICHE
Corso di studi
SCIENZE DELLE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI
Relatori
relatore Prof. Giocoli, Nicola
controrelatore Bani, Elisabetta
Parole chiave
  • Antitrust
  • Concorrenza
  • Prezzi predatori
  • U.E.
  • U.S.A
Data inizio appello
01/12/2014
Consultabilità
Completa
Riassunto
I prezzi predatori, nella loro forma più tradizionale, possono essere riassunti come un comportamento strategico posto in essere attraverso l’applicazione di prezzi di vendita così bassi da poter trovare giustificazione economica solamente nell’obiettivo di eliminare i concorrenti dal mercato e poter quindi vendere in un secondo momento, dopo l’uscita dei rivali dal mercato, a prezzi di monopolio. Per tale motivo vi è un generico consenso nel considerare tale pratica illecita.
Tuttavia, il prezzo predatorio rappresenta un dilemma che ha tradizionalmente sollecitato l’attenzione della comunità antitrust: da un lato la storia e la teoria economica insegna che il predatory pricing può essere una forma di abuso di posizione dominante, dall’altro le riduzioni di prezzo sono un segno distintivo della concorrenza ed il beneficio tangibile che i consumatori più desiderano da un sistema economico ben funzionante.
Dopo aver preliminarmente spiegato quando un’impresa si trova in posizione dominante e abusa di tale situazione, senza esimersi dal definire alcuni concetti giuridici ed economici la cui conoscenza risulta necessaria, la trattazione illustrerà i principali dibattiti che hanno portato all’individuazione della fattispecie dei prezzi predatori, partendo dal pensiero della Scuola di Chicago e giungendo alla più moderna teoria dei giochi bayesiani, nonché alcuni fra i più importanti elementi che permettono l’identificazione di un prezzo come predatorio.
D’accordo con l’enorme difficoltà di tracciare una distinzione netta tra ciò che possa considerarsi lecito e ciò che invece è illecito, l’analisi proposta nella presente trattazione volgerà poi lo sguardo all’indagine nel campo normativo, analizzando in modo parallelo, al fine di evidenziarne somiglianze e differenze, la normativa antitrust statunitense, dell’Unione Europea e, solo marginalmente, italiana.
Per ultimo, frutto dell’obbligata convergenza delle differenti discipline speculative proposte nelle due precedenti sezioni, una economica, l’altra giuridica, verrà presentata con l’opportuna criticità una serie di casi empirici con le relative decisioni giudiziarie, dimostrando come sia difficile incontrare criteri soddisfacenti che guidino le decisioni dei tribunali antitrust ed evidenziando la preferenza dei giudici nello scegliere regole di facile applicazione.