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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-10162013-095854


Tipo di tesi
Tesi di dottorato di ricerca
Autore
ANDRIOLLO, LUISA
URN
etd-10162013-095854
Titolo
Costantinopoli e le province: il ruolo dell'aristocrazia nei secoli IX-XI Constantinople et les provinces: le role de l'aristocratie aux IXe-XIe siècles
Settore scientifico disciplinare
L-FIL-LET/07
Corso di studi
STORIA
Relatori
tutor Petralia, Giuseppe
tutor Cheynet, Jean-Claude
commissario Cosentino, Salvatore
commissario Déroche, Vincent
Parole chiave
  • aristocrazia
  • medio-oriente medievale
  • storia bizantina
Data inizio appello
30/11/2013
Consultabilità
Completa
Riassunto
La presente ricerca si propone di indagare le relazioni che univano Costantinopoli alle province micrasiatiche dell’impero bizantino e le loro evoluzioni fra il IX e l’XI secolo, prendendo in considerazione tanto le forme dell’amministrazione et dello sfruttamento delle risorse locali, che la percezione e le rappresentazioni culturali del rapporto fra centro e territori provinciali. A questo proposito, il ruolo sociale e politico svolto dall’aristocrazia assume un rilievo particolare. I rappresentanti di questo ceto costituivano infatti a Bisanzio i principali interlocutori politici dell’autorità imperiale ; durante tutto il periodo preso in esame essi agiscono come mediatori fra l’amministrazione centrale e le società locali, attraverso l’esercizio delle cariche pubbliche e grazie all’azione delle reti di relazioni, talvolta molto estese e ramificate, di cui disponevano.
La prima parte della nostra tesi ne costituisce l’introduzione generale, ed é consacrata innanzitutto a ricollocare il nostro studio nel quadro del dibatto storiografico, a esplicitare il metodo di indagine applicato e gli obiettivi della ricerca, infine a presentare le diverse tipologie di fonti utilizzate. In effetti, dagli anni ’70 ad oggi, la riflessione sull’apporto delle identità regionali alla storia culturale e sociale di Bisanzio e la questione dell’affermazione dell’autorità centrale sui territori periferici dell’impero hanno ricevuto un’attenzione crescente da parte del mondo scientifico. Varie ricerche sono state consacrate a delle aree specifiche d’impero e hanno riguardato tanto le regioni orientali che l’Occidente, nel tentativo di ricostruire la vita materiale e culturale e la società delle province. Alcuni studiosi, come Guglielmo Cavallo e Ihor Ševčenko, si sono interessati al problema della circolazione culturale fra le province e la capitale ; infine, qualche pubblicazione recente ha cercato di portare l’attenzione sulle definizioni stesse di centro e di periferia, e sul rapporto fra gestione provinciale e affermazione dell’autorità imperiale .
Eppure, malgrado la sensibiltà mostrata dagli studiosi di Bisanzio per queste problematiche, una sintesi in grado di integrare storie, società e culture regionali nell’ambito della storia più generale dell’impero sembra mancare. Particolarmente evidente è la necessità di mettere in luce tutte implicazioni politiche di una tale relazione, e in special modo le dinamiche che presiedono all’ascesa sociale delle élites, alla loro azione, tanto in provincia che nella capitale, e al loro atteggiamento verso l’autorità imperiale. Gli studi di Evelyne Patlagean et di Jean-Claude Cheynet hanno infatti dimostrato la forza e il ruolo politico svolto a Bisanzio dai legami personali, dalle forme di autorità non ufficiale e dalle relazioni di influenza, dipendenza e alleanza di diversa natura. La convivenza di tali reti di potere non ufficiale e di una struttura statale di tradizione romana sono alla base della specificité del medioevo orientale et dell’aristocrazia bizantina : un’indagine approfondita sullo statuto sociale, l’ideologia e il ruolo politico di questo ceto è utile tanto alla comprensione della mentalità e dell’ideologia politica bizantina, quanto a una sua integrazione storiografica nell’ambito del medioevo europeo e mediterraneo.
D’altra parte il dibattito sulla natura, la composizione, e il comportamento politico dell’aristocrazia è stato, da Ostrogorky in poi, al centro del dibattito storiografico su Bisanzio : nel corso degli ultimi trent’anni le ricerche fondamentali di Alexander Kazhdan e di Jean-Claude Cheynet hanno contribuito a alimentare la discussione sull’identità dell’aristocrazia, le sue differenziazioni interne, il suo eventuale dinamismo, le relazioni di alleanza o rivalità esistenti fra i grandi lignaggi aristocratici e il loro legame con i territori d’origine. In particolare, merita di essere proseguito lo studio, già intrapreso da Cheynet, del radicamento geografico dell’aristocrazia e del peso delle identità regionali nella formazione delle reti di alleanze, nell’orientamento delle carriere e nella formazione dell’ideologia aristocratica.
La contestualizzazione storiografica e metodologica è completata, nella seconda parte dell’introduzione generale, dalla rievocazione del contesto culturale, storico e amministrativo dell’impero bizantino fra IX e XI secolo, all’interno del quale si situano le analisi geografiche e prosopografiche specifiche che costituiscono il corpo della tesi. Un capitolo é dunque dedicato alla rappresentazione tradizionale delle province nella letteratura bizantina e all’analisi delle testimonianze su cui si é tradizionalmente fondato il dibattito sul rapporto fra centro e periferie a Bisanzio. A tale analisi preliminare fa seguito una breve ricostruzione dell’organizzazione militare, fiscale e amministrativa preposta alla gestione provinciale e delle sue evoluzioni fra il IXe e l’XIe secolo.
La seconda parte della tesi, che ne costituisce lo sviluppo principale, è occupata da tre “studi regionali”: essi si concentrano sull’Asia Minore, un’area geografica che, anche a causa della povertà della documentazione, non è stata oggetto di uno studio complessivo. Eppure essa riveste un’importanza fondamentale nella storia politica e militare dell’impero: qui si giocò a più riprese il destino di Bisanzio, e furono proprio le regioni anatoliche a fornire, nel corso del periodo considerato, la parte più consistente degli ufficiali e dell’aristocrazia dell’impero. La nostra attenzione si è concentrata quindi su tre macro-regioni: l’Asia Minore occidentale e l’hinterland di Costantinopoli (temi degli Ottimati, dell’Opsikion, del Mar Egeo, dei Tracesi), l’Asia Minore centrale e la frontiera sud-orientale (temi degli Anatolici, di Cappadocia, Charsianon e Lykandos) e infine l’area pontica e la frontiera nord-orientale (temi degli Armeniaci, di Caldea, Sebastea, Colonea, Mesopotamia e armenikà themata).
Per ognuna di queste aree è stata fornita una presentazione geografica e storica, con l’intenzione di evidenziarne il potenziale economico, oltre che il valore strategico e politico agli occhi delle autorità centrali. In seguito ci siamo sforzati di riunire tutte le informazioni relative allo sfruttamento e alla valorizzazione delle risorse locali da parte dell’amministrazione e del fisco imperiale: a tal fine abbiamo riunito tutte le attestazioni relative all’attività e alla presenza dei funzionari fiscali, tanto quelli dipendenti dall’amministrazione tematica ordinaria (protonotari, cartulari, anagrapheis, epoptai etc.), che quelli investiti di funzioni fiscali particolari (come hôrreiarioi, kommerkiarioi, basilikoi, chrysotelai) o incaricati dell’amministrazione delle proprietà imperiali in gestione diretta (episkeptitai e curatori). Nell’ambito ecclesiastico, una ricerca di questo tipo è resa difficile dalla scarsità delle attestazioni facenti riferimento ai beni ecclesiastici e alla gestione economica delle Chiese locali. Ciò nonostante, servendoci delle allusioni contenute in testi di natura diversa, abbiamo cercato di raccogliere tutte le informazioni possibili sulla vita religiosa e l’organizzazione ecclesiastica delle regioni in questione, sulle relazioni fra chiese locali, patriarcato e monasteri provinciali e sui rapporti di tali istituzioni con i funzionari dell’amministrazione laica e con l’aristocrazia locale. Infine, ogni area studiata è stata oggetto di uno studio prosopografico, con l’obiettivo di individuare i legami dell’aristocrazia con i territori provinciali e, al tempo stesso la partecipazione delle élites locali al governo locale e al potere politico centrale, attraverso lo studio dell’identità degli alti funzionari civili e militari dei temi (strateghi, duchi e catepani, giudici tematici).
Questo tipo di studio è tato completato ed ampliato nella terza e ultima parte della nostra tesi : essa è consacrata allo studio delle evoluzioni dell’aristocrazia mesobizantina, in ciò che concerne la sua fisionomia sociale, la sua ideologia e il suo atteggiamento nei confronti dell’ideale imperiale. Siamo convinti infatti che tali variazioni riflettano a loro volta i cambiamenti intervenuti nei rapporti fra potere centrale e regioni periferiche, e possano contribuire a gettarvi nuova luce. Un primo studio diacronico concerne l’origine, le carriere, le strategie d’ascesa sociale dell’aristocrazia e le sue aspirazioni politiche. Esso fornisce un modello interpretativo dell’evoluzione storica del ceto aristocratico, della sua funzione politica e della sua participazione al governo dell’impero. Per mettere alla prova la tenuta di tale struttura teorica e per allargarne la portata abbiamo poi cercato di coglierne delle tracce e dei riflessi in due ambiti importanti per la definizione dell’identità e dell’ideologia aristocratica : l’onomastica, la definizione dell’appartenenza familiare e le relazioni di parentela, alleanza e dipendenza da un lato ; la produzione culturale e la rappresentazione letteraria che questo ceto diede di sé dall’altro. Infine, lo studio della dialettica fra ideale imperiale e potenza aristocratica ci ha riporati alla questione di partenza e a formulare una valutazione complessiva della strategia di controllo e gestione delle province da parte del governo centrale, capace di tener conto del suo adattamento alle necessità politiche e militari, variabili secondo il tempo e i luoghi, e alle realtà sociali regionali, così come del ruolo svolto dall’aristocrazia micrasiatica nella definizione della politica interna e esterna dell’impero.
Da questa analisi emerge in primo luogo l’attenzione reale rivolta dagli imperatori bizantini alla situazione delle province, da cui dipendevano spesso la stabilità e la forza del loro governo, oltre che il finanziamento dell’esercito e dell’apparato amministrativo statale. Ne consegue la ricerca costante di un equilibrio fra esigenze generali della politica imperiale e esigenze strategiche regionali, e il coinvolgimento dell’aristocrazia dell’impero nel raggiungimento di tale obiettivo. L’effetto più evidente di tale atteggiamento è la gradazione, ben visibile nelle diverse regioni d’Asia Minore, della presenza e dell’azione delle istituazioni centrali, che possono variare sensibilmente da una zona all’altra e nel corso del tempo.
Per esempio, la presenza dei rapparesentanti del fisco imperiale e delle proprietà dello stato nell’hinterland asiatico di Costantinopoli e in Asia Minore occidentale si segnala per la sua continuità, indizio di uno sfruttamento economico intenso di queste regioni e di una prossimità amministrativa, oltre che geografica, notevole. Una tale situazione faceva sì che queste regioni prospere, da tempo pacificate e relativamente ben collegate alla capitale fossero frequentate da numerosi membri della corte, alti prelati, dignitari e ufficiali, che vi detenevano proprietà e donazioni e intrattenevano con la società locale delle relazioni importanti.
Ben diversa è la situazione via via che si avanza verso l’est. Sull’altopiano anatolico e nell’area pontica la presenza del fisco e dell’amministrazione statale si fa relativamente debole, e si limita al controllo di qualche nodo strategico per le forniture militari o per l’approvvigionamento della capitale – è il caso degli allevamenti imperiali di Frigia o dei porti del Mar Nero, fra cui si segnala soprattutto l’importante centro commerciale di Trebisonda. In tale contesto trova spazio la presenza di numerosi e importanti oikoi aristocratici : la localizzazione delle basi patrimoniali dei grandi lignaggi aristocratici in queste regioni è il prodotto di specifiche circostanze politiche e militari che, fra l’VIII secolo e l’inizio del X, avevano reso necessario il radicamento locale dei soldati e degli ufficiali a cui incombeva la difesa delle frontiere dell’impero, esposte alla minaccia araba. La concentrazione della proprietà aristocratica in quest’area è quindi il riflesso di una gestione provinciale decentralizzata, che comportava una delegazione ampia di poteri ai comandanti provinciali e alle élites radicate localmente ; si tratta però di una strategia politica e militare che presenta dei limiti geografici e cronologici precisi.
In effetti, nel corso del X secolo, la difesa efficace e il consolidamento dei confini dell’impero, poi il loro ampliamento grazie ai successi di questa stessa aristocrazia orientale, contribuirono paradossalmente a rafforzare il potere centrale : nella seconda metà del X secolo questi finisce per riprendere progressivamente l’iniziativa nell’azione politica e militare. Tale processo storico conduce alla progressiva riorganizzazione della gestione civile e militare, sottomessa a un più forte controllo centrale, che si riflette nella centralizzazione delle carriere e delle stesse relazioni sociali. Ciò minava alle basi il modello d’ascesa sociale su cui si era fondato il successo dell’aristocrazia orientale a vocazione militare, che si era appoggiata tradizionalmente su delle reti estese e solide di influenza e di alleanze regionali. La polarizzazione costantinopolitana delle carriere, delle relazioni e delle alleanze si accompagna dunque a una riorganizzazione interna dell’aristocrazia, che risente anche dell’espansione dell’impero e dell’apparato burocratico : ne risulta una relativa apertura del gruppo aristocratico, che dalla fine del X secolo accoglie i rappresentati delle élites straniere integrate nell’impero e l’élite emergente dei funzionari civili. Tali fenomeni politici e sociali si riflettono nella gestione e nel popolamento del territorio : la presenza importante di funzionari fiscali e di amministratori dei beni pubblici nelle regioni recentemente annesse all’impero, lungo la frontiera armena o siriana, ne è un sintomo. Dalla metà del X secolo gli imperatori evitano infatti di redistribuire tali terre ai rappresentanti dell’aristocrazia greca, preferendo mantenerne la gestione diretta o installandovi delle popolazioni e delle élites straniere.
Ciò non significa però che l’antica aristocrazia si sia estinta o che la proprietà aristocratica abbia cessato di esistere : durante tutto l’XI secolo l’Anatolia continua a ospitare gli oikoi di numerosi magnati, che continuano a fare sfoggio della loro forza e del loro prestigio, anche a prezzo di violenze e abusi. Non solo, ma le alleanze che sostennero l’azione politica di imperatori comme Isacco Comnèno, Romano Diogene e Niceforo Botaniate mostrano che la prossimità geografica, unita alla comunanza di interessi e all’affinità di carriere e profilo sociale, poteva ancora favorire delle relazioni privilegiate e la formazione di fazioni politiche. Nondimeno, ammessa la continuità della presenza provinciale dell’aristocrazia - che pure non fu mai esclusivamente provinciale o costantinopolitana, e che sfugge anche a una categorizzazione definitiva in senso militare o civile - nell’XI secolo l’importanza di coltivare delle relazioni nella capitale e soprattutto alla corte s’impone, decretando l’indebolimento e la perdita d’efficacia delle alleanze e dell’influenza regionale in vista dell’acquisizione di potere e prestigio. Ormai la familiarità con l’imperatore e con il suo entourage diventano il mezzo più efficace per assicurarsi un rango sociale invidiabile e una posizione di potere effettivo.
Un’evoluzione sociale di questo tipo influenza l’atteggiamento stesso dell’aristocrazia e della società costantinopolitana verso le province, rendendo più acuta la percezione di uno scarto culturale fra la capitale e le periferie dell’impero. Ancora una volta, non si tratta di una novità assoluta : ben prima di questa data, numerose testimonianze mostrano che la provincia era percepita come un luogo di emarginazione politica, di rusticità e di arretratezza culturale. Eppure, nel X secolo, quando le frontiere dell’impero sono al centro dei programmi politici e militari imperiali e i loro interessi sono attivamente rappresentati a corte da un’aristocrazia locale potente, tale iato sembra meno evidente. Il successo sociale e politico dell’aristocrazia micrasiatica conduce allora all’assimilazione di alcuni aspetti della cultura provinciale da parte della cultura “alta” della capitale e, più in generale, a una coesione sociale e politica fra centro e periferie di cui questa stessa aristocrazia orientale fu l’artefice principale.
Al contrario, l’apparizione più frequente delle province e dei provinciali nelle testimonianze letterarie dell’XI secolo, che ne sottolineano più fortemente l’estraneità rispetto a Costantinopoli, sembra riflettere la marginalizzazione politica e sociale di questi stessi territori e delle società locali.
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