Tesi etd-10162010-152625 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea vecchio ordinamento
Autore
CARRONI, SERGIO
URN
etd-10162010-152625
Titolo
Alessandro Ardenti tra Lucca e Torino
Dipartimento
LETTERE E FILOSOFIA
Corso di studi
CONSERVAZIONE DEI BENI CULTURALI
Relatori
relatore Prof. Ambrosini, Alberto
Parole chiave
- Alessandro Ardenti
- Ardente
- Faenza
- Lucca
- Torino
Data inizio appello
08/11/2010
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
08/11/2050
Riassunto
In questo lavoro mi sono occupato della figura di Alessandro Ardente, artista originario di Faenza, attivo nella seconda metà del Cinquecento tra Lucca (1559-1572) e Torino (1572-1595). Il pittore, di cui non si conosce la data di nascita, non ha lasciato quasi nessuna traccia nella sua patria se si esclude una sola opera risalente a quel periodo. La mancanza di un quadro esaustivo relativo all’ambiente degli artisti a Faenza in quegli anni ha reso difficoltoso ricostruire i primi passi di Ardente. Ho comunque effettuato un’analisi comparativa dello stile, per ovviare alla carenza dei documenti.
Il periodo che il pittore trascorse a Lucca presenta i medesimi problemi. Anzi, in questo caso gli studi compiuti dagli eruditi locali durante il Settecento, primo per importanza Giacomo Sardini, per una malintesa lettura delle firme apposte dall’artista sulle sue opere, condusse all’identificazione erronea di due, se non tre, personalità, attive nel periodo con lo stesso nome. Ho provveduto ad analizzare sistematicamente le fonti così da dirimere la questione.
Le opere che l’Ardente ha lasciato durante gli anni di permanenza in Toscana, mostrano un pittore che, pur faticosamente, acquisisce una sua maturità. Essendo presenti lacune temporali nella sua produzione è possibile che il pittore si spostasse fuori Lucca, venendo a contatto con la cultura figurativa elaborata in altri centri.
Nel periodo successivo il pittore fu al servizio della casa Savoia. In questo caso disponiamo di un numero considerevole di informazioni documentarie e di un gruppo nutrito di opere. Le fonti presenti a Torino sono coeve all’Ardente e ci informano di una carriera fortunata come artista, supervisore e organizzatore di eventi interni alla corte. La difficoltà in questo caso sta nel fatto che le opere costituiscono appunto il frutto della collaborazione tra più artisti ed è quindi, più che semplicemente difficoltoso, scorretto cercare di identificare le singole mani all’interno di grandi cantieri decorativi.
Ho proceduto confrontando le informazioni torinesi con quelle lucchesi, visto che, per un verso, la storiografia si è divisa quasi in “compartimenti stagni”, quasi ignorando gli studiosi attivi nell’una città i risultati raggiunti da quelli dell’altra. Per l’altro verso l’Ardente mostra, a Torino, una versatilità e una capacità che, sulla base delle prove lucchesi, difficilmente gli sarebbero state attribuite.
In particolar modo ho cercato di mostrare le doti “mimetiche” dell’artista capace di recuperare soluzioni e motivi dai colleghi più importanti e affermati, così da condurre ai risultati brillanti che lo fecero apprezzare dalla corte.
Il periodo che il pittore trascorse a Lucca presenta i medesimi problemi. Anzi, in questo caso gli studi compiuti dagli eruditi locali durante il Settecento, primo per importanza Giacomo Sardini, per una malintesa lettura delle firme apposte dall’artista sulle sue opere, condusse all’identificazione erronea di due, se non tre, personalità, attive nel periodo con lo stesso nome. Ho provveduto ad analizzare sistematicamente le fonti così da dirimere la questione.
Le opere che l’Ardente ha lasciato durante gli anni di permanenza in Toscana, mostrano un pittore che, pur faticosamente, acquisisce una sua maturità. Essendo presenti lacune temporali nella sua produzione è possibile che il pittore si spostasse fuori Lucca, venendo a contatto con la cultura figurativa elaborata in altri centri.
Nel periodo successivo il pittore fu al servizio della casa Savoia. In questo caso disponiamo di un numero considerevole di informazioni documentarie e di un gruppo nutrito di opere. Le fonti presenti a Torino sono coeve all’Ardente e ci informano di una carriera fortunata come artista, supervisore e organizzatore di eventi interni alla corte. La difficoltà in questo caso sta nel fatto che le opere costituiscono appunto il frutto della collaborazione tra più artisti ed è quindi, più che semplicemente difficoltoso, scorretto cercare di identificare le singole mani all’interno di grandi cantieri decorativi.
Ho proceduto confrontando le informazioni torinesi con quelle lucchesi, visto che, per un verso, la storiografia si è divisa quasi in “compartimenti stagni”, quasi ignorando gli studiosi attivi nell’una città i risultati raggiunti da quelli dell’altra. Per l’altro verso l’Ardente mostra, a Torino, una versatilità e una capacità che, sulla base delle prove lucchesi, difficilmente gli sarebbero state attribuite.
In particolar modo ho cercato di mostrare le doti “mimetiche” dell’artista capace di recuperare soluzioni e motivi dai colleghi più importanti e affermati, così da condurre ai risultati brillanti che lo fecero apprezzare dalla corte.
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