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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-10152020-232917


Tipo di tesi
Tesi di specializzazione (5 anni)
Autore
DI MARCO, SERENA
URN
etd-10152020-232917
Titolo
Efficacia della rHuEPO nella prevenzione dell'anemia del pretermine: è solo questione di timing? Studio di una popolazione di neonati pretermine di grado estremo della U.O. Neonatologia di Pisa
Dipartimento
MEDICINA CLINICA E SPERIMENTALE
Corso di studi
PEDIATRIA
Relatori
relatore Prof. Peroni, Diego
correlatore Dott. Ciantelli, Massimiliano
Parole chiave
  • eritropoietina
  • Anemia
  • pretermine
Data inizio appello
03/11/2020
Consultabilità
Completa
Riassunto
L’anemia del pretermine si verifica tipicamente tra le 3 e le 12 settimane di vita postnatale nei neonati con età gestazionale inferiore alle 32 settimane. Tale quadro clinico tende a risolversi dai tre ai sei mesi di età. Da un punto di vista patogenetico l’anemia della prematurità è legata principalmente ad un’alterata produzione di eritropoietina. Le trasfusioni di emazie concentrate rimangono il primo trattamento nella gestione dell’anemia, pur non essendoci un consenso unanime sui valori limite di Hb ed Hct da raggiungere prima di ricorrere all’emotrasfusione. Il trattamento con eritropoietina umana ricombinante, come agente stimolante le colonie eritroidi, è oggetto di controversie e non vi sono linee guida nazionali o internazionali che guidino il clinico nella sua scelta terapeutica. Nel 2020 sono state pubblicate due revisioni sistematiche, una sull’utilizzo dell’eritropoietina precoce e l’altra sull’utilizzo dell’eritropoietina tardiva. Dalla prima emerge che l’Epo precoce (Early-EPO), ovvero iniziata entro 8 giorni di vita, riduce il rischio di eseguire una o più trasfusioni di GR ma non riduce il numero dei donatori. Il rischio di sviluppare ROP stadio ≥ 3 è uguale nel gruppo controllo e nel gruppo trattato con EPO. La seconda revisione mostra come la terapia con Late-EPO, ossia l’utilizzo di eritropoietina tra l’8° e il 28° giorno di vita, riduce il rischio di eseguire una o più trasfusioni di GR e riduce il numero di trasfusioni di GR. Tuttavia l’utilizzo di Late-EPO non determina differenza sul volume di sangue trasfuso. La terapia con Late-Epo non influisce sul tasso di mortalità, sepsi e NEC ma risulta associata ad un aumentato rischio di ROP. Entrambi i lavori tuttavia non raccomandano l’utilizzo routinario di eritropietina, in virtù dei limitati benefici che non giustificano il costo elevato della terapia.
La pratica clinica all’interno della nostra terapia intensiva neonatale prevede invece il routinario utilizzo tardivo di eritropoietina nel trattamento dell’anemia del pretermine. L’obiettivo del nostro studio è stato quello di revisionare in maniera retrospettiva i dati di neonati pretermine trattati con late-EPO e di confrontarli con una popolazione di neonati pretermine che non ha invece ricevuto tale trattamento, andando a valutare un possibile impatto di questa terapia sui valori emoglobinici al termine dell’età corretta, sul numero di trasfusioni e sul quantitativo di sangue trasfuso. I risultati ottenuti ci hanno poi permesso di introdurre dal mese di Giugno 2020 l’utilizzo dell’eritropoietina precoce all’interno di una popolazione selezionata e secondo un protocollo gestionale e terapeutico condiviso in associazione alla promozione di interventi volti a promuovere una politica di risparmio e corretto uso del sangue.
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